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Daisy Miller by Henry James

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ceratium81's review against another edition

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lighthearted sad medium-paced

3.0

blackjessamine's review against another edition

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4.0

Questa breve storia, per me, ha assunto, durante la lettura, un significato tutto particolare.
Ero certa infatti non averla mai letta, eppure mentre continuavo a immergermi fra gli scandali suscitati da una fanciulla americana, un provavo un continuo senso di deja-vu. Come se Daisy l’avessi già conosciuta, in un tempo lontano. Non riuscivo a ricordare il quadro generale della questione, ma c’erano sprazzi delle vicende che mi tornavano alla mente, vividissime: il prendisole di pizzo, la chiacchierata nel giardino dell’Hotel a Ginevra, con il lago a dare un fondale romantico a questo incontro... e poi lo scialle della madre, la coperta sulle gambe di Mrs. Walker durante la sia disperata corsa in carrozza, il fiore all’‘occhiello di un italiano, e il crepuscolo infido visto dall’interno del Colosseo... e poi, mi si è acceso un flash. Dovevo avere circa otto o nove anni, e avevo trascorso una domenica pomeriggio in montagna, a casa di amici dei miei genitori. Una domenica noiosissima, per una bambina sola in mezzo tanti adulti. Qualcuno aveva regalato a mia madre uno di quei libriccini minuscoli, quelli grandi circa due o tre centimetri, e io me n’ero impossessata, intestardendomi a leggerlo fuori, in mezzo a un vento gelido, cavandomi gli occhi e spremendomi le meningi su un testo che sicuramente non era particolarmente adatto alla mia età. Non credo di aver capito niente di questa Daisy che in realtà sui biglietti da visita di chiama Annie, non a otto o nove anni. Però alcune immagini mi sono rimaste impresse, vividissime, e ritrovarle piano piano in questa lettura adulta e consapevole mi ha molto intenerita.
La lettura in sé mi è piuttosto piaciuta, nonostante soffra un pochino degli anni passati: ora per una donna passeggiare al tramonto in compagnia di due uomini non è affatto considerato sconveniente. Eppure, credo che il punto non sia questo: l’intera novella si incunea nel tentativo di delineare la sostanza che compone Daisy: ingenua e innocente, incapace di comprendere il pericolo verso cui si getta con i suoi modi di fare del tutto sconvenienti in un’Europa congelata nel pettegolezzo e nel buon costume, oppure scaltra civetta piena di furbizia e di sentimenti ben precisi? Ecco, il punto è che non importa. Non importa quale sia la vera natura di Daisy Miller. A me, almeno, non è affatto importato. Leggendo ho solo provato una crescente rabbia nei confronti di tutti questi giudizi impietosi, crudeli, quasi compiaciuti della sua “sventura”. E mi chiedo quante Daisy abbiano costellato la strada della nostra società, quante ragazze sfrontata, belle, decise a impiegare la propria vita seguendo le proprie inclinazioni, e non delle regole soffocanti e delle convenzioni che fanno solamente vittime.
“Non ho mai sentito niente di più rigido! Se questo è sconveniente, Mrs. Walker, allora io sono tutta sconveniente, e farebbe meglio a lasciarmi al mio destino!”.
Queste sono le parole che Daisy pronuncia con una risata, una risata che a me piace immaginare accompagnata da un lampo d’acciaio nei suoi occhi luminosi. Perché di donne sconvenienti, tutte sconvenienti, e decise a non farsi fermare da nessuno nella loro corsa verso il proprio destino, ne servirebbero molte di più.