Take a photo of a barcode or cover
È un po' frustrante doverlo ammettere, ma tant'è. Non sono sicura di aver capito di che cosa parli sto libro. Non ho delineato una trama, non ho compreso il punto e non sono certa di aver afferrato un qualsivoglia messaggio.
Piuttosto ho seguito con crescente nervoso le peregrinazioni di un protagonista fastidioso, verso il convergere ineluttabile agli eventi che avrebbero dovuto portare alla resa dei conti finale con il suo arcinemico: Q (peraltro, Q era l'unico che mi stava un minimo simpatico, ma questo può anche essere indice del fatto che mi debba curare). Non solo al nervoso è presto subentrata la noia, ma è pure finito tutto a ramengo.
Poi: non solo ho dovuto assistere al "cambio stile, cambio vita, cambio casa" continuo di uno che aveva semplicemente voglia di fare polemica, per ben cinque volte, ma l'epilogo ci ha aggiunto del suo, ed inoltre mi sono sciroppata pipponi su pipponi sulla questione religiosa che ne avrò per tutta la vita.
A parte gli scherzi, a me la questione della fede luterana VS Papa & Vescovi Uniti interessa poco, per questo avrei avuto bisogno di qualcosa di deciso e dinamico. Purtroppo, a parte i grandissimi ed assolutamente indiscussi meriti dei maestri Wu Ming (per chi non lo sapesse, sono loro sotto altro nome), in questo romanzo c'è poco altro. I suddetti meriti sono anche gli unici due grandi pregi che attribuisco di tutto cuore a questo libro:
1) i Wu Ming scrivono, e con questo intendo che è difficile riuscire ad eguagliarli;
2) la ricostruzione storica degli eventi è mostruosa.
Purtroppo questi ingredienti non sono sufficienti per l'apprezzamento di un romanzo, se mi vengono a mancare i personaggi e la storia, ma questo è un parere mio.
Comunque, per ricordarmi che da questa lettura qualcosa di buono è venuto, e per sottolineare che il punto 1) è vero, riporto l'incipit: l'unica parte del romanzo a cui darei di tutto cuore cinque stelle.
Piuttosto ho seguito con crescente nervoso le peregrinazioni di un protagonista fastidioso, verso il convergere ineluttabile agli eventi che avrebbero dovuto portare alla resa dei conti finale con il suo arcinemico: Q (peraltro, Q era l'unico che mi stava un minimo simpatico, ma questo può anche essere indice del fatto che mi debba curare). Non solo al nervoso è presto subentrata la noia, ma è pure finito tutto a ramengo.
Poi: non solo ho dovuto assistere al "cambio stile, cambio vita, cambio casa" continuo di uno che aveva semplicemente voglia di fare polemica, per ben cinque volte, ma l'epilogo ci ha aggiunto del suo, ed inoltre mi sono sciroppata pipponi su pipponi sulla questione religiosa che ne avrò per tutta la vita.
A parte gli scherzi, a me la questione della fede luterana VS Papa & Vescovi Uniti interessa poco, per questo avrei avuto bisogno di qualcosa di deciso e dinamico. Purtroppo, a parte i grandissimi ed assolutamente indiscussi meriti dei maestri Wu Ming (per chi non lo sapesse, sono loro sotto altro nome), in questo romanzo c'è poco altro. I suddetti meriti sono anche gli unici due grandi pregi che attribuisco di tutto cuore a questo libro:
1) i Wu Ming scrivono, e con questo intendo che è difficile riuscire ad eguagliarli;
2) la ricostruzione storica degli eventi è mostruosa.
Purtroppo questi ingredienti non sono sufficienti per l'apprezzamento di un romanzo, se mi vengono a mancare i personaggi e la storia, ma questo è un parere mio.
Comunque, per ricordarmi che da questa lettura qualcosa di buono è venuto, e per sottolineare che il punto 1) è vero, riporto l'incipit: l'unica parte del romanzo a cui darei di tutto cuore cinque stelle.
Sulla prima pagina è scritto: Nell'affresco sono una delle figure di sfondo.
La grafia meticolosa, senza sbavature, minuta. Nomi, luoghi, date, riflessioni. Il taccuino degli ultimi giorni convulsi.
Le lettere ingiallite e decrepite, polvere di decenni trascorsi.
La moneta del regno dei folli dondola sul petto a ricordarmi l'eterna oscillazione delle fortune umane.
Il libro, forse l'unica copia stampata, non è più stato aperto.
I nomi sono nomi di morti. I miei,e quelli di coloro che hanno percorso i tortuosi sentieri.
Gli anni che abbiamo vissuto hanno seppellito per sempre l'innocenza del mondo.
Vi ho promesso di non dimenticare.
Vi ho portati in salvo nella memoria.
Voglio tenere tutto stretto, fin dal principio, i dettagli, il caso, il fluire degli eventi. Prima che la distanza offuschi lo sguardo che si volge indietro, attutendo il frastuono delle voci, delle armi, degli eserciti, il riso, le grida. Eppure solo la distanza consente di risalire a un probabile inizio.
Tra il 3 e il 3 e 1/2. In generale è un bel libro, ma avevo aspettative diverse e ci sono tante cose che non mi sono piaciute.
In particolare lo stile della scrittura si è rivelato, per i miei gusti naturalmente, piuttosto banale. Molto, troppo spesso l’ho trovato, oltre che privo di originalità, quasi cinematografico, ma non in senso positivo: mi è parso di ravvisarvi tanti cliché un po’ da film d’azione.
Quando il protagonista racconta la sua storia ad Eloi mi sono immaginata una sovrapposizione tra gli scrittori del libro e gli sceneggiatori de Gli occhi del cuore in Boris: F4 basito, F4 basito, F4 basito. Sfruttare la perpetua sorpresa e incredulità (quante volte sono state ripetute queste parole?) sul volto di Eloi per sottolineare la straordinarietà delle vicissitudini del protagonista, anche quando questa straordinarietà non emerge in modo prorompente da sola, mi è parso parecchio ingenuo. E questo è solo un esempio, questa ingenuità del modo di raccontare l’ho riscontrata più volte.
Poi, io lo capisco che in un romanzo storico ambientato nel secondo quarto del Cinquecento le donne possano non avere largo spazio, ci sta, comprensibilissimo... ma possibile mai che non ci sia una sola donna minimamente caratterizzata che non sia bellissima e che non te lo faccia venire duro? Ma piuttosto non mettetele affatto, vi prego! O almeno limitatevi a due, tre! E vi giuro che io non sono per niente dedita alle polemiche femministe. Più che per questioni di oggettificazione del corpo femminile mi ha dato fastidio per l’intento poco velato di solleticare costantemente il lettore standard. Per la cronaca: mi avrebbe dato altrettanto fastidio se i personaggi maschili fossero stati tutti boni da svenimento. Bah.
Insomma, la mia personale impressione è che questo libro spesso e volentieri penda un po’ troppo verso la letteratura d’intrattenimento, invece che verso una letteratura, diciamo così, alta. E va benissimo così, eh, la mia non è una critica snob alla letteratura di consumo, che trovo necessaria; né voglio affermare che Q sia solamente e semplicemente letteratura di consumo, per carità. Purtroppo però sono rimasta un po’ delusa, perché mi aspettavo che fosse un po’ più sbilanciato dall’altra parte. E devo aggiungere che mi aspettavo anche qualcosa di più moderno di una narrazione tradizionale, addirittura qualcosa di post-moderno. In ultimo, a differenza di tanti altri lettori, non l’ho nemmeno trovato particolarmente coinvolgente. Insomma, il tipico caso di insoddisfazione dovuta alle aspettative sbagliate.
Pietro Perna nel cuore, però.
In particolare lo stile della scrittura si è rivelato, per i miei gusti naturalmente, piuttosto banale. Molto, troppo spesso l’ho trovato, oltre che privo di originalità, quasi cinematografico, ma non in senso positivo: mi è parso di ravvisarvi tanti cliché un po’ da film d’azione.
Quando il protagonista racconta la sua storia ad Eloi mi sono immaginata una sovrapposizione tra gli scrittori del libro e gli sceneggiatori de Gli occhi del cuore in Boris: F4 basito, F4 basito, F4 basito. Sfruttare la perpetua sorpresa e incredulità (quante volte sono state ripetute queste parole?) sul volto di Eloi per sottolineare la straordinarietà delle vicissitudini del protagonista, anche quando questa straordinarietà non emerge in modo prorompente da sola, mi è parso parecchio ingenuo. E questo è solo un esempio, questa ingenuità del modo di raccontare l’ho riscontrata più volte.
Poi, io lo capisco che in un romanzo storico ambientato nel secondo quarto del Cinquecento le donne possano non avere largo spazio, ci sta, comprensibilissimo... ma possibile mai che non ci sia una sola donna minimamente caratterizzata che non sia bellissima e che non te lo faccia venire duro? Ma piuttosto non mettetele affatto, vi prego! O almeno limitatevi a due, tre! E vi giuro che io non sono per niente dedita alle polemiche femministe. Più che per questioni di oggettificazione del corpo femminile mi ha dato fastidio per l’intento poco velato di solleticare costantemente il lettore standard. Per la cronaca: mi avrebbe dato altrettanto fastidio se i personaggi maschili fossero stati tutti boni da svenimento. Bah.
Insomma, la mia personale impressione è che questo libro spesso e volentieri penda un po’ troppo verso la letteratura d’intrattenimento, invece che verso una letteratura, diciamo così, alta. E va benissimo così, eh, la mia non è una critica snob alla letteratura di consumo, che trovo necessaria; né voglio affermare che Q sia solamente e semplicemente letteratura di consumo, per carità. Purtroppo però sono rimasta un po’ delusa, perché mi aspettavo che fosse un po’ più sbilanciato dall’altra parte. E devo aggiungere che mi aspettavo anche qualcosa di più moderno di una narrazione tradizionale, addirittura qualcosa di post-moderno. In ultimo, a differenza di tanti altri lettori, non l’ho nemmeno trovato particolarmente coinvolgente. Insomma, il tipico caso di insoddisfazione dovuta alle aspettative sbagliate.
Pietro Perna nel cuore, però.
Funciona como oda a los grandes perdedores de la Historia, a aquellas personas que se mantienen de pie a pesar de vagar de derrota en derrota en la pelea por cambiar el mundo. También como alegoría de los problemas internos y eternos de la izquierda, pues lo tiene todo: su facción reformista (aka izquierda tricornio) y la rupturista (aka berdadera hizkierda), encarnada en el luteranismo y el anabaptismo. Tiene alma de bestseller, pero con numerosos pasajes que se me hicieron cuesta arriba, más por falta de interés que por pesadez.
Ho faticato nelle prime 100 pagine, ma probabilmente perché non ero nella giusta predisposizione d'animo. Dopo di che la lettura è stata fluida ed avvincente, fino al finale al cardiopalma.
I was doubtful when I read the dusk jacket description of this book as “a cross between Eco and LeCarre.” But that’s more or less what it was. A friend said she gave up on this book a third of the way through when he history stopped being interesting and people just started killing each other, and I can see how that might be something that would turn people off. But I would say if you are interested enough in the history, it can carry you along. The test for any reader will be the lengthy description of the revolution and siege of Munster, which for me was the emotional centerpiece of the book, but which I could also see as a bit of a drag.
The one thing I didn’t quite get were all the bits about the political relevance of he book to the late 1990s, though I imagine that in the aftermath of the WTO protests people could have found all sorts of things here that resonated. But to me it seemed more or less like a thought-provoking, entertaining work of historical fiction.
Oh, and the very end- by which I mean the very, VERY end- is great. ☕️
The one thing I didn’t quite get were all the bits about the political relevance of he book to the late 1990s, though I imagine that in the aftermath of the WTO protests people could have found all sorts of things here that resonated. But to me it seemed more or less like a thought-provoking, entertaining work of historical fiction.
Oh, and the very end- by which I mean the very, VERY end- is great. ☕️
I had been looking forward to reading this. It's a period in history I know too little about. I gave it such a poor rating because I found the first half of the book a real chore to get through. Perhaps it was the translation, I don't know. The second half was quite enjoyable, but it's a big book and by then I just wanted to finish it. A pity.
adventurous
informative
inspiring
mysterious
medium-paced
Plot or Character Driven:
Plot
Strong character development:
No
Loveable characters:
Yes
Diverse cast of characters:
No
Flaws of characters a main focus:
No
adventurous
dark
informative
mysterious
medium-paced
Plot or Character Driven:
A mix
Strong character development:
Yes
Loveable characters:
No
Diverse cast of characters:
No
Flaws of characters a main focus:
No
adventurous
challenging
dark
hopeful
informative
mysterious
reflective
sad
tense
medium-paced
Plot or Character Driven:
A mix
Strong character development:
Yes
Loveable characters:
Complicated
Diverse cast of characters:
Yes
Flaws of characters a main focus:
Yes