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starfish_endymion's review against another edition
challenging
emotional
funny
reflective
fast-paced
- Plot- or character-driven? Character
- Strong character development? No
- Loveable characters? Yes
- Diverse cast of characters? N/A
- Flaws of characters a main focus? Yes
4.5
A series of cutting reflections from a writer exploring familial bonds, identity and her relationship to creativity and lying. The book is divided into a series of non-linear anecdotes linked by a common theme and delivered with a sardonic wit that makes for a really fun read. Though it started to drag a bit in the final quarter, the penultimate chapter did a great job of tying remaining thematic threads together for a satisfying conclusion. Despite the ambiguity around the narrator's character, I feel like I really understood Vero as a person by the end. Definitely the sort of book that merits a second readthrough. If you like Sayaka Murata's work, you'll for sure like this!
Minor: Pedophilia, Sexual violence, and Sexual harassment
ivacosic's review against another edition
2.0
Ova knjiga je lost on me (hehe)
Kako bih rekla, nabrajanje bespoentno, ništa ne verujem, ništa nisam osetila. Ne govorim italijanski ali mislim da je prevod sjajan.
Da nije ovako tanjušna, ne bih je završila.
Kako bih rekla, nabrajanje bespoentno, ništa ne verujem, ništa nisam osetila. Ne govorim italijanski ali mislim da je prevod sjajan.
Da nije ovako tanjušna, ne bih je završila.
nicolef's review against another edition
challenging
funny
reflective
medium-paced
- Plot- or character-driven? Character
- Strong character development? No
- Loveable characters? It's complicated
- Diverse cast of characters? It's complicated
- Flaws of characters a main focus? Yes
4.0
peachpapaya94's review against another edition
adventurous
emotional
funny
reflective
medium-paced
- Plot- or character-driven? Plot
- Strong character development? It's complicated
- Loveable characters? No
- Diverse cast of characters? No
- Flaws of characters a main focus? Yes
3.25
madeleinece's review against another edition
Boring story, unlikeable main character. Auto-fiction is not my genre, the writers tend to be self-important people who find their own lives way more interesting than they actually are. The book would have been so much more interesting if it was about the mother.
skipstop's review against another edition
funny
sad
medium-paced
2.5
This is not a story of personal growth, it is a sometimes amusing (and often sad) assemblage of observations. I found the narrator to be unknowable. I want her to go to therapy, set boundaries with her mom.
ellies_92's review against another edition
fast-paced
- Strong character development? No
- Loveable characters? No
- Diverse cast of characters? No
1.5
1,5/5 stelle
Veronica Raimo esplicita negli ultimi capitoli il proprio rapporto con la finzione, non solo scredita uno degli episodi chiave per la propria famiglia in quanto fittizio (le lettere di Rosa) ma ci mostra anche il bisogno che aveva da bambina di rifugiarsi nella finzione (il personaggio letterario che la aspetta fuori da scuola); insomma è evidente che per la Raimo la finzione sia non solo uno stile di vita, ma un bisogno quasi patologico di scappare dalla realtà.
Il che potenzialmente porrebbe le basi per un capolavoro, persinocon un plot-twist finale in cui tutto si rivela falso. Peccato che l'esecuzione non sia minimamente riuscita.
Il fallimento secondo me è determinato da diversi fattori:
- in primis la mancanza di introspezione, che nel campo della memoiristica e autofiction dovrebbe essere la base proprio. Ci teneva a farci sapere che è una bugiarda cronica, al punto da mentire nella propria autofiction, ma a che pro? Cosa c'è dietro questo muro di invenzioni e immaginazione? Io come lettore non posso fare questo lavoro di "inferenza" riempiendo i buchi della narrazione, dal momento in cui mi hai informato che probabilmente è tutto falso (o quasi); non conoscendo i limiti delle fandonie non posso ricostruire un profilo interiore di chi narra, perciò in un caso simile questo lavoro dovrebbe farlo il narratore.
A causa di ciò il libro mi sembra riuscire a toccare solo la superficie, senza però scalfirla. Il libro finisce proprio dove doveva iniziare il lavoro più importante e risulta perciò incompleto.
- Per non parlare di quanto sia frammentario, il lettore segue Veronica nel racconto arbitrario e disordinato della propria vita, con aneddotinon solo falsi ma anche senza un apparente fil rouge che li unisca (se non la menzogna) .
- Inoltre non mi è piaciuta la scrittura, al punto da non riuscire a continuare a leggerlo ma ho dovuto servirmi della versione audiolibro - magistralmente raccontata da Cristina Pellegrino - senza di essa non l'avrei mai terminato. L'elemento più disorientante nella scrittura è stato il miscuglio di vocaboli aulici con le volgarità, e non parlo solo delle parolacce ma proprio della volgarità di alcuni racconti. Ben venga un linguaggio più volgare per raccontare la propria vita, ma fatico a credere che una scrittrice che usa termini come "velleitaria" li possa inserire nello stesso libro in cui racconta l'intervento "manuale" del nonno per risolvere la propria stitichezza. Per me proprio non funziona.
- Infine trovo insultante lo screditare il proprio mestiere di scrittore ammettendo di non averne mai avuto la vocazione, quasi ci fosse inciampata suo malgrado: fatico ad empatizzare con la finalista del premio strega che sputa nello stesso piatto in cui mangia, quando per un comune mortale non "immanicato" nell'editoria tradizionale è pressocché impossibile pubblicare un libro, tantomeno vivere di scrittura. Può anche corrispondere a verità, ma almeno abbi la decenza di non dirlo pubblicamente.
Se la Raimo voleva fare un esercizio di stile "senz'anima" complimenti, ci è riuscita; ma trovo impossibile trovare una qualsiasi morale o una ragione che renda "universale" questa sorta di memoir.
Insomma, non lo consiglierei a nessuno e non lo rileggerò - per quanto mi riguarda mancano proprio le basi: non condivido le scelte autoriali della scrittrice e le ragioni per cui questo libro è celebrato sono proprio quelle che mi allontanano da esso.
Veronica Raimo esplicita negli ultimi capitoli il proprio rapporto con la finzione, non solo
Il che potenzialmente porrebbe le basi per un capolavoro, persino
Il fallimento secondo me è determinato da diversi fattori:
- in primis la mancanza di introspezione, che nel campo della memoiristica e autofiction dovrebbe essere la base proprio. Ci teneva a farci sapere che è
A causa di ciò il libro mi sembra riuscire a toccare solo la superficie, senza però scalfirla. Il libro finisce proprio dove doveva iniziare il lavoro più importante e risulta perciò incompleto.
- Per non parlare di quanto sia frammentario, il lettore segue Veronica nel racconto arbitrario e disordinato della propria vita, con aneddoti
- Inoltre non mi è piaciuta la scrittura, al punto da non riuscire a continuare a leggerlo ma ho dovuto servirmi della versione audiolibro - magistralmente raccontata da Cristina Pellegrino - senza di essa non l'avrei mai terminato. L'elemento più disorientante nella scrittura è stato il miscuglio di vocaboli aulici con le volgarità, e non parlo solo delle parolacce ma proprio della volgarità di alcuni racconti. Ben venga un linguaggio più volgare per raccontare la propria vita, ma fatico a credere che una scrittrice che usa termini come "velleitaria" li possa inserire nello stesso libro in cui racconta l'intervento "manuale" del nonno per risolvere la propria stitichezza. Per me proprio non funziona.
- Infine trovo insultante lo screditare il proprio mestiere di scrittore ammettendo di non averne mai avuto la vocazione, quasi ci fosse inciampata suo malgrado: fatico ad empatizzare con la finalista del premio strega che sputa nello stesso piatto in cui mangia, quando per un comune mortale non "immanicato" nell'editoria tradizionale è pressocché impossibile pubblicare un libro, tantomeno vivere di scrittura. Può anche corrispondere a verità, ma almeno abbi la decenza di non dirlo pubblicamente.
Se la Raimo voleva fare un esercizio di stile "senz'anima" complimenti, ci è riuscita; ma trovo impossibile trovare una qualsiasi morale o una ragione che renda "universale" questa sorta di memoir.
Insomma, non lo consiglierei a nessuno e non lo rileggerò - per quanto mi riguarda mancano proprio le basi: non condivido le scelte autoriali della scrittrice e le ragioni per cui questo libro è celebrato sono proprio quelle che mi allontanano da esso.