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Shake Me to Wake Me by Stan Nicholls

sil_che_legge's review

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3.0

Non avrei mai saputo dell'esistenza di Nicholls o del suo Shake Me to Wake Me se il racconto di apertura, Softies, non fosse già apparso in Italia tra il 1996 e il 1997 col titolo Cuori di pezza, nell'antologia Le impronte del diavolo pubblicata nelle collane "Superjunior" e "Junior Horror" della Mondadori. In realtà, alla luce di una notevole e accurate ricerca, altrimenti nota come una sbirciatina su Wikipedia, ho scoperto che Stan Nicholls è noto tra gli amanti del fantasy per via della sua premiata saga fantasy sugli orchi, tradotta anche in italiano. E di cui io non avevo mai sentito parlare. Ok. Accetto la mia ignoranza e tiro avanti.

Contrariamente a Le impronte del diavolo (in originale: 13 More Tales of Horror), che era un'antologia horror per ragazzi e a più mani, Shake Me to Wake Me è personale, ha un target più generico e (a dispetto della copertina orrorifica) raccoglie racconti di vari sottogeneri del fantastico, tra cui horror, fantascienza e fantacommedia.

Nicholls è il tipo di autore che riesce a tener vivo l'interesse del lettore in ogni momento: pur non facendo gridare al miracolo, i racconti di Shake Me to Wake Me sono genuinamente divertenti da leggere e risulta difficile mettere giù il libro.
Anche io cercato questa antologia per ritrovare Softies/Cuori di pezza, non si tratta del racconto migliore della raccolta, anche se ha un'ambientazione molto interessante — o forse proprio per questo? Ho trovato l'ambientazione superiore al racconto stesso.
I racconti migliori secondo me sono quelli comici (Good Brown, Charlie Grief e Polly Put the Mockers Onsono folli e scemissimi, ma in senso buono), ma ho apprezzato anche gli altri, in particolare Juice. L'unico racconto che davvero non mi è piaciuto è We Are For the Dark, di cui ho rimosso ogni particolare dalla memoria nel momento esatto in cui l'ho terminato...
L'unica vera nota negativa nell'antologia è la sensazione che si sarebbe potuto ottenere di più, in particolare con i racconti Softies, le prime due parti di Three Wimsies e Throwing A Wobbly. Non sono brutti racconti, ma sul finale perdono il loro mordente, si sgonfiano.

In sostanza, Shake Me to Wake Me è un libro vario e che che intrattiene. Non è perfetto, ma è quel tipo di libro che ti tiene incollata alle pagine come se lo fosse — e su questo, tanto di cappello a Nicholls.
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