Reviews

Se questo è un uomo by Primo Levi

ellies_92's review against another edition

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5.0

Un libro da leggere almeno una volta nella vita. Levi fornisce un ritratto della vita nel campo di Monowitz-Auschwitz come nessun libro di storia potrà mai fare.
Ho molto apprezzato l’appendice del 1976.
Straziante, difficile da digerire eppure l’ho letto con avidità in soli due giorni, descrive l’orrore che i campi di annientamento sono riusciti a compiere: spezzare l’animo umano.

biesterba's review against another edition

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dark emotional informative sad fast-paced

5.0

katty2088's review against another edition

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adventurous challenging dark emotional informative reflective sad fast-paced

5.0

ben11m's review against another edition

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4.0

C'est sûr que c'est un monument et probablement une lecture nécessaire dans sa vie. Cependant, j'ai eu bin de la misère pour la première moitié du livre. Le dernier 100 pages est flamboyant et percutant, mais j'ai trouvé ça lourd et très lent pour un bout. Évidemment ça va avec l'atmosphère du camp, la longue torture qui nous fait oublier le temps et le monde extérieur, mais j'pense que ça aurait pu être mieux fait si c'était l'objectif. Là on dirait que c'était long parce qu'on tournait en rond et non pour impacter le lecteur.

mnatale100's review against another edition

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challenging dark informative reflective sad tense slow-paced

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nicollinha's review against another edition

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emotional informative reflective sad medium-paced

5.0

claudiacali's review

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5.0

Nulla di quello che potrei dire gli renderebbe abbastanza giustizia. È uno di quei pochi libri che, una volta finito, mi ha davvero lasciato qualcosa di prezioso. Penso che tutti dovrebbero leggerlo.

«Un nuovo fascismo, col suo strascico di intolleranza, di sopraffazione e di servitù, può nascere fuori del nostro paese ed esservi importato, magari in punta di piedi e facendosi chiamare con altri nomi; oppure può scatenarsi dall'interno con una violenza tale da sbaragliare tutti i ripari. Allora i consigli di saggezza non servono più, e bisogna trovare la forza di resistere: anche in questo, la memoria di quanto è avvenuto nel cuore dell'Europa, e non molto tempo addietro, può essere di sostegno e di ammonimento.»

erine05_'s review against another edition

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fast-paced

4.0

sonharaoluar's review against another edition

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informative slow-paced

3.0

between_the_clouds's review

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emotional reflective sad medium-paced

3.0

Un grande uomo che grazie al suo amore per la chimica è riuscito a sopravvivere ai campi di “demolizione umana” dei nazisti. 

La vita 
Primo Levi nacque a Torino il 31 luglio 1919 da famiglia ebrea. Frequentò prima il liceo classico poi studiò chimica alla facoltà di scienze all’Università di Torino. Dopo la laurea, lavorò in una cava di amianto, poi si trasferì a Milano dove, fu incaricato di studiare nuovi farmaci contro il diabete, in un’azienda svizzera di medicinali. Levi dopo la caduta del governo fascista, con le forze armate tedesche che occupavano il Nord e il Centro Italia, decise di unirsi a un gruppo partigiano operante in Valle d’Aosta. Durante un rastrellamento lo scrittore fu catturato. Interrogato più volte, alla fine ammise di essere ebreo e, fu rinchiuso nel campo di concentramento allestito dai tedeschi a Fossoli (Modena). Nel febbraio 1944 fu inviato ad Auschwitz, dove lo aspettava la durissima vita del lager in cui rimase fino al gennaio 1945, quando l’offensiva dell’Armata rossa costrinse i tedeschi all’evacuazione del campo. Levi, ammalatosi di scarlattina, riuscì a sopravvivere e fu accolto in un campo sovietico di transito in Polonia, dove lavorò come infermiere. Nel giugno 1945 ebbe inizio il viaggio di rimpatrio, che si concluse solo il 19 ottobre. Rientrato in Italia, lo scrittore si dedicò subito alla stesura di Se questo è un uomo, avvertendo l’esigenza di lasciare una testimonianza delle atrocità del lager. Nel 1947 trovò lavoro nei pressi di Torino in una fabbrica di vernici, diventandone, nel corso degli anni, direttore. In questo periodo l’autore si dedicò con impegno all’attività professionale di chimico.  Dopo il successo di un altro libro di memorie, La tregua (1963), si dedicò con più impegno alla scrittura e alla sua attività letteraria (racconti, poesie e saggi) dopo aver lasciato il lavoro. Primo Levi morì drammaticamente a Torino nel 1987, forse suicida. 

Se questo è un uomo (1947)
Trama 
L’autore racconta la sua cattura, ad opera dei fascisti il 13 dicembre 1943, e la successiva deportazione prima nel campo di concentramento di Fossoli (Modena) e poi nel campo di Buna-Monowitz, presso Auschwitz, dove rimase fino al gennaio del 1945. I ricordi, precisi e nitidi, si fissano in una successione di immagini drammatiche che documentano la “non-vita” dei “non-uomini” che tentano in tutti i modi di sopravvivere alla fame, al freddo, al duro lavoro, alle selezioni periodiche per la camera a gas. Nell’inferno del campo, accanto a Levi, vivono, agiscono e spesso muoiono molti internati come lui. Ma l’esperienza dell’autore è meno tragica di quella di altri perché, grazie alla sua conoscenza del tedesco e alle sue competenze di chimico, riesce a diventare operario specializzato ottenendo così una possibilità di salvezza, che arriva dopo i bombardamenti russi dell’inverno 1944, quando, malato di scarlattina, si trova in infermeria. 

Struttura
L’opera è divisa in diciassette capitoli, ciascuno dedicato ai diversi momenti della vicenda vissuta dall’autore, a partire dal suo arresto e dal viaggio ad Auschwitz (Il viaggio) fino alla liberazione (Storia di dieci giorni). Alla fine del lavoro, Levi scrisse la Prefazione e aggiunse “ad epigrafe una poesia” che gli “danzava per il capo già in Auschwitz” e che aveva composto “pochi giorni dopo il ritorno”. Nella Prefazione afferma che i “capitoli sono stati scritti non in successione logica, ma per ordine di urgenza”, e che il “lavoro di raccordo e di fusione” è stato svolto successivamente. 

I personaggi
Il protagonista è lo scrittore stesso, che rievoca la propria drammatica esperienza in prima persona. Gli altri personaggi sono i prigionieri del lager, un’umanità disperata e talora identificabile con il nome proprio. Accanto ai prigionieri compaiono anche i loro carcerieri, le SS, alle quali era affidata l’organizzazione e la sorveglianza dei lager, e i Kapos, i capi delle squadre di lavoro, che venivano scelti tra i detenuti. 

Il genere 
Se questo è un uomo, scritto da Levi al rientro in patria sotto l’”impulso immediato e violento” di testimoniare e di raccontare l’esperienza vissuta “sul fondo”, può essere considerato: 
·     un libro di memorie, rievoca la barbierie del campo di sterminio; 
·     un libro-documento, scritto non “allo scopo di formulare nuovi capi di accusa” ma piuttosto per “fornire documenti per uno studio pacato di alcuni aspetti dell’animo umano”; 
·     un libro scientifico delle leggi che regolano l’assurda società del lager nel quale la “demolizione di un uomo” ne mette a nudo le debolezze, le paure, ma anche la generosità e l’altruismo. 

Lo stile “scientifico” 
Se questo è un uomo è riconosciuto come un capolavoro della letteratura concentrazionaria. Il lessico chiaro e preciso esigenza di una scrittura facilmente comprensibile. Grande capacità analitica che dà luogo a una scrittura argomentativa, volta a dimostrare al lettore la veridicità delle sue affermazioni. L’autore definisce la sua parola “commisurata, breve e forte”, capace di disciplinare l’urgenza del ricordo e dei sentimenti per una testimonianza più rigorosa. Ha una narrazione puntuale e quasi schematica delle storie e delle abitudini dei prigionieri nei diversi capitoli, dove sembra succedersi la dimostrazione puntuale dell’enunciato dell’autore: attraverso la negazione della ragione, l’uomo giunge all’annientamento della sua dignità e, privato delle sue facoltà razionali, diventa una “larva”, un sopravvissuto. 

I due piani narrativi dell’opera 
Nel libro si possono individuare due piani narrativi, che si manifestano con l’uso di un diverso tempo del racconto. Il primo è caratterizzato dalla testimonianza impulsiva dei fatti e da uno stile “immediato e violento”, in cui prevale l’uso del passato. Il secondo, predominante nel romanzo, è quello in cui l’autore utilizza il presente; questo corrisponde al momento della scrittura mediata, libera dall’emozione del ricordo, e finalizzata a inserire i fatti narrati in una più ampia prospettiva di giudizio. 

I temi 
Nell’opera si individuano i temi legati al momento storico quali: 
·     la deportazione e la Shoah degli ebrei nei campi di sterminio; 
·     la solitudine e l’inferno della vita nei lager; 
·     la competizione per sopravvivere all’interno del campo; 
·     l’obiettivo dei nazisti di privare i loro prigionieri dell’anima per ridurli a bestie. 
Ma il tema principale, per il suo valore universale, è l’obbligo morale di ricordare e di tramandare la memoria storica per evitare il ripetersi degli stessi errori.