Take a photo of a barcode or cover
Alexandra Bergson is a wonderful character. I would like for her and Clara of Lonesome Dove to be friends on the Nebraska prairie.
The vibe of this book reminds me of A Room With A View. The settings and characters are obviously completely different, but the love story, the denials, the sacrifices, have a similar emotional tenor. I liked it but did not love it, I didn't feel moved by this as I expected to be. However I also enjoyed it quite a bit!
The vibe of this book reminds me of A Room With A View. The settings and characters are obviously completely different, but the love story, the denials, the sacrifices, have a similar emotional tenor. I liked it but did not love it, I didn't feel moved by this as I expected to be. However I also enjoyed it quite a bit!
emotional
reflective
sad
medium-paced
Plot or Character Driven:
Character
Strong character development:
Yes
Loveable characters:
Yes
Diverse cast of characters:
No
Flaws of characters a main focus:
Complicated
challenging
informative
inspiring
reflective
medium-paced
Plot or Character Driven:
Plot
Strong character development:
No
Loveable characters:
No
Diverse cast of characters:
No
Flaws of characters a main focus:
Yes
Alexandra e quello strano rapporto tra girlbossing e victim blaming.
"Era nella terra che quella donna trovava la migliore espressione di se stessa."
Storia bucolica su di una donna e la sua terra, ma sfortunatamente non mi ha appassionato. Ero sempre alla ricerca di qualcosa che facesse ingranare la storia, qualche evento che connettesse i personaggi, e prima che me ne accorgessi ero già arrivato al finale.
La scelta di fare continui salti temporali nei primi capitoli mi ha sicuramente allontanato dai personaggi e dalle loro relazioni: Carl e Alexandra vengono mostrato interagire due volte prima che lui parta e, quando torna lustri dopo, sono già pronti a sposarsi. Che romanticismo, adoro non vedere come le relazioni si sviluppino e il loro amore evolva nel tempo.
Quando poi viene introdotta la plot line di una donna sposata innamorata di un altro giovane, lì il finale è così chiaro che non ha più senso neanche speculare. La cosa incredibile avviene quando Alexandra scopre l'omicidio della donna e dell'amante (suo fratello, non dimentichiamo) e decide di incolpare lei. Il marito assassino si era giusto sbagliato. Colpa di lei che non poteva divorziare, classica manipolazione di una donna tramite i suoi sentimenti!
"“Frank Shabata, non avrò pace fino a quando non riuscirò a farti assolvere. Non darò tregua al Governatore. Sono sicura che riuscirò a farti uscire da questo posto.”"
D'altronde cos'è un pluriomicida se non una vittima degli avvenimenti?
"Con amarezza incolpò Marie. Come aveva fatto quello spirito gioioso e pieno di passione a causare tanto dolore a tutti quelli che l’avevano amata, anche al povero Joe Tovesky, lo zio che era così fiero di portarsela dietro quando era una bambina? Questa era la cosa più strana di tutte. C’era, dunque, qualcosa di sbagliato nell’essere cordiali e impulsivi? Alexandra odiava pensarla così. Ma poi pensava a Emil, a casa, nel cimitero norvegese e a Frank Shabata quaggiù. Si alzò e afferrò la mano dell’uomo."
Il victim blaming è già brutto di suo, ma considerare che Dante nel 1300 ha raccontato la stessa storia in maniera migliore e in paio di terzine è davvero imbarazzante.
"“Non è curioso? Gli uomini in fondo hanno solo due o tre storie. E queste si ripetono con una ferocia tale che è come se non fossero mai successe prima. Come le allodole, che su questa terra cantano le stesse cinque note da ormai migliaia di anni.”"
Carina l'idea, ma sfortunatamente non riesce a superare il confronto con la storia di Paolo e Francesca o con le Bucoliche di Virgilio neanche nell'ottica di un retelling femminile: quanto può essere migliore un libro prevedibile, ricco di victim blaming, con la protagonista indipendente che a fine libro decide di sposarsi con un uomo blando quanto un foglio di carta?
L'unico personaggio piacevole era il mio man Ivar, in poc ino pazzo, ma IL vero fan della natura.
"Hanno costruito i manicomi per metterci quelli che sono differenti dagli altri e non ci permettono di vivere nemmeno nelle buche, in compagnia dei tassi."
Lo consiglierei? Non in maniera troppo entusiasta. La scrittura era scorrevole e il libro era abbastanza interessante, ma non sono riuscita ad appassionarmi alle vicende o ai personaggi, piatti e senza un arco narrativo. Ho adesso molta voglia di approcciarmi a Virgilio, il che non può che essere positivo.
"La gente va e viene, ma la terra è sempre qui. E le persone che la amano e la capiscono sono quelle che la posseggono... solo per un breve lasso di tempo.”"
"Era nella terra che quella donna trovava la migliore espressione di se stessa."
Storia bucolica su di una donna e la sua terra, ma sfortunatamente non mi ha appassionato. Ero sempre alla ricerca di qualcosa che facesse ingranare la storia, qualche evento che connettesse i personaggi, e prima che me ne accorgessi ero già arrivato al finale.
La scelta di fare continui salti temporali nei primi capitoli mi ha sicuramente allontanato dai personaggi e dalle loro relazioni: Carl e Alexandra vengono mostrato interagire due volte prima che lui parta e, quando torna lustri dopo, sono già pronti a sposarsi. Che romanticismo, adoro non vedere come le relazioni si sviluppino e il loro amore evolva nel tempo.
Quando poi viene introdotta la plot line di una donna sposata innamorata di un altro giovane, lì il finale è così chiaro che non ha più senso neanche speculare. La cosa incredibile avviene quando Alexandra scopre l'omicidio della donna e dell'amante (suo fratello, non dimentichiamo) e decide di incolpare lei. Il marito assassino si era giusto sbagliato. Colpa di lei che non poteva divorziare, classica manipolazione di una donna tramite i suoi sentimenti!
"“Frank Shabata, non avrò pace fino a quando non riuscirò a farti assolvere. Non darò tregua al Governatore. Sono sicura che riuscirò a farti uscire da questo posto.”"
D'altronde cos'è un pluriomicida se non una vittima degli avvenimenti?
"Con amarezza incolpò Marie. Come aveva fatto quello spirito gioioso e pieno di passione a causare tanto dolore a tutti quelli che l’avevano amata, anche al povero Joe Tovesky, lo zio che era così fiero di portarsela dietro quando era una bambina? Questa era la cosa più strana di tutte. C’era, dunque, qualcosa di sbagliato nell’essere cordiali e impulsivi? Alexandra odiava pensarla così. Ma poi pensava a Emil, a casa, nel cimitero norvegese e a Frank Shabata quaggiù. Si alzò e afferrò la mano dell’uomo."
Il victim blaming è già brutto di suo, ma considerare che Dante nel 1300 ha raccontato la stessa storia in maniera migliore e in paio di terzine è davvero imbarazzante.
"“Non è curioso? Gli uomini in fondo hanno solo due o tre storie. E queste si ripetono con una ferocia tale che è come se non fossero mai successe prima. Come le allodole, che su questa terra cantano le stesse cinque note da ormai migliaia di anni.”"
Carina l'idea, ma sfortunatamente non riesce a superare il confronto con la storia di Paolo e Francesca o con le Bucoliche di Virgilio neanche nell'ottica di un retelling femminile: quanto può essere migliore un libro prevedibile, ricco di victim blaming, con la protagonista indipendente che a fine libro decide di sposarsi con un uomo blando quanto un foglio di carta?
L'unico personaggio piacevole era il mio man Ivar, in poc ino pazzo, ma IL vero fan della natura.
"Hanno costruito i manicomi per metterci quelli che sono differenti dagli altri e non ci permettono di vivere nemmeno nelle buche, in compagnia dei tassi."
Lo consiglierei? Non in maniera troppo entusiasta. La scrittura era scorrevole e il libro era abbastanza interessante, ma non sono riuscita ad appassionarmi alle vicende o ai personaggi, piatti e senza un arco narrativo. Ho adesso molta voglia di approcciarmi a Virgilio, il che non può che essere positivo.
"La gente va e viene, ma la terra è sempre qui. E le persone che la amano e la capiscono sono quelle che la posseggono... solo per un breve lasso di tempo.”"
Fine. Okay. Some interesting plot points. Some frustrating characters. Not super relatable. Language is old timey enough to be confusing sometimes. Some pretty descriptions and cringe worthy dialogue too.
3,5/5
Mi querida, Willa: he devorado este mismo año, contando con esta, cuatro de tus novelas porque contigo he hallado algo que cuesta encontrar: paz y tranquilidad. Ya recurro a ti sabiendo que podré gozar de tramas sensibles, de una narración bella y ligera, de una historia que no contiene necesariamente una trama enrevesada… de un lugar al que llamar mi hogar literario.
“Pioneros” es la primera parte de la trilogía “Great Plains Trilogy”, en la que Cather nos acerca a la vida rural situada en las Grandes Llanuras de Estados Unidos. En ella conoceremos a Alexandra, una joven que tras la muerte de su padre se hace cargo de la familia y de sus tierras desafiando las rígidas convenciones sociales que limitaban severamente el papel de la mujer en la época.
El foco de atención en el que recae la obra busca representar y darle su merecida importancia a la emigración procedente principalmente de Europa. A la gente que llegó a Estados Unidos y tuvo que ganarse su lugar a base de trabajo, de luchar contra las adversidades que brinda la tierra salvaje y que aprendió a levantarse a pesar de continuos fracasos.
Willa nos ofrece un punto de vista global representado por una serie de personajes que parte desde los más conservadores hasta los más libertinos y valientes, pasando por aquellos que ansían echar raíces, otros que nunca están satisfechos con lo que tienen o los que por lo contrario saben dónde hallar su verdadero hogar y dónde debe estar su corazón aunque éticamente no sea lo correcto. Un abanico de personalidades que se abren al lector.
En definitiva, estamos ante una nueva enseñanza de vida que brilla por sus escenas bellas, duras y poéticas. Una trama cálida, suave, ligera y cargada de sentimientos y emociones que desborda en un final insospechadamente lírico. Convicciones acertadas, pensamientos incorrectos, el sentido de la justicia… Gracias Willa, por darme justo lo que necesito en cada ocasión.
Mi querida, Willa: he devorado este mismo año, contando con esta, cuatro de tus novelas porque contigo he hallado algo que cuesta encontrar: paz y tranquilidad. Ya recurro a ti sabiendo que podré gozar de tramas sensibles, de una narración bella y ligera, de una historia que no contiene necesariamente una trama enrevesada… de un lugar al que llamar mi hogar literario.
“Pioneros” es la primera parte de la trilogía “Great Plains Trilogy”, en la que Cather nos acerca a la vida rural situada en las Grandes Llanuras de Estados Unidos. En ella conoceremos a Alexandra, una joven que tras la muerte de su padre se hace cargo de la familia y de sus tierras desafiando las rígidas convenciones sociales que limitaban severamente el papel de la mujer en la época.
El foco de atención en el que recae la obra busca representar y darle su merecida importancia a la emigración procedente principalmente de Europa. A la gente que llegó a Estados Unidos y tuvo que ganarse su lugar a base de trabajo, de luchar contra las adversidades que brinda la tierra salvaje y que aprendió a levantarse a pesar de continuos fracasos.
Willa nos ofrece un punto de vista global representado por una serie de personajes que parte desde los más conservadores hasta los más libertinos y valientes, pasando por aquellos que ansían echar raíces, otros que nunca están satisfechos con lo que tienen o los que por lo contrario saben dónde hallar su verdadero hogar y dónde debe estar su corazón aunque éticamente no sea lo correcto. Un abanico de personalidades que se abren al lector.
En definitiva, estamos ante una nueva enseñanza de vida que brilla por sus escenas bellas, duras y poéticas. Una trama cálida, suave, ligera y cargada de sentimientos y emociones que desborda en un final insospechadamente lírico. Convicciones acertadas, pensamientos incorrectos, el sentido de la justicia… Gracias Willa, por darme justo lo que necesito en cada ocasión.
Really well written. Compelling characters. Not sure I knew where we were going or my thoughts on the end. Might be the era or I just didn’t get it. :) But overall, very well done.
adventurous
emotional
hopeful
inspiring
reflective
sad
medium-paced
Plot or Character Driven:
Character
Strong character development:
Yes
Loveable characters:
Yes
Diverse cast of characters:
Yes
Flaws of characters a main focus:
No
emotional
reflective
fast-paced
Plot or Character Driven:
Character
Strong character development:
Yes
Loveable characters:
Yes
Diverse cast of characters:
Yes
Flaws of characters a main focus:
Yes
emotional
hopeful
reflective
sad
medium-paced
Plot or Character Driven:
Character
Strong character development:
Complicated
Loveable characters:
Yes
Diverse cast of characters:
No
Flaws of characters a main focus:
Yes
Graphic: Gun violence, Death of parent, Murder
emotional
reflective
fast-paced
Plot or Character Driven:
A mix
Strong character development:
Yes
Loveable characters:
Complicated
Diverse cast of characters:
Yes
Flaws of characters a main focus:
Yes
Moderate: Gun violence
Minor: Infidelity