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roxxie's review against another edition
4.0
detailed review coming soon
So viele sanfte Worte, so eindringlich und doch so zurückhaltend. Canetti weiß, wie er eseine Leser in den Bann zieht. Liest man "Die Stimmen von Marrakesch" glaubt man diese Stimmen zu hören, die Gerüche der Stadt zu riechen und zu schmecken.
Ein traumhaft schönes Buch einer Reise ins Unbekannte.
So viele sanfte Worte, so eindringlich und doch so zurückhaltend. Canetti weiß, wie er eseine Leser in den Bann zieht. Liest man "Die Stimmen von Marrakesch" glaubt man diese Stimmen zu hören, die Gerüche der Stadt zu riechen und zu schmecken.
Ein traumhaft schönes Buch einer Reise ins Unbekannte.
estark16's review against another edition
4.0
A gorgeously written account of a tourist in and on the Moroccan city, Marrakesh. Canetti is Jewish and he spends a great amount of time describing the Mellah and the Jews of Morocco. I return to this book often when I want to remember the spirit of the city.
Still very relevant to the Marrakesh of today.
Still very relevant to the Marrakesh of today.
deeva's review against another edition
4.0
So viele sanfte Worte, so eindringlich und doch so zurückhaltend. Canetti weiß, wie er eseine Leser in den Bann zieht. Liest man "Die Stimmen von Marrakesch" glaubt man diese Stimmen zu hören, die Gerüche der Stadt zu riechen und zu schmecken.
Ein traumhaft schönes Buch einer Reise ins Unbekannte.
Ein traumhaft schönes Buch einer Reise ins Unbekannte.
mrcasals's review against another edition
adventurous
informative
inspiring
lighthearted
relaxing
fast-paced
4.5
Esbiaixat perquè Marràqueix és una de les meves ciutats preferides. Canetti la visita el 1954 i en fa un retrat molt bonic, parlant de Jemaa el-Fnaa i la seva màgia, dels rondallaires, dels carrerons de la medinadel barri jueu... Una ciutat màgica retratada en breus pinzellades. Bonic llibre si t'agrada la ciutat, si no hi has estat potser no té el mateix efecte?
furin72's review against another edition
4.0
“Le voci di Marrakech” di Elias Canetti.
“Trovavo nella piazza l’ostentazione della densità, del calore della vita che sento in me stesso. Mentre mi trovavo lì, io ero quella piazza. Credo di essere sempre quella piazza”
Elias Canetti non è certo uno scrittore di viaggi e chissà, forse proprio per questo riesce a condurti per mano, con la sua scrittura densa ed evocativa, attraverso la magia dei labirinti di un mondo lontano, regalandoci un diario policromo e pieno di suggestione.
Marrakech ha risuonato forte, tra le corde della mia memoria.
Sono racconti di un Marrocco degli anni '50, descrizioni di atmosfere e colori, suoni e odori. Ci sono cammelli macilenti, ciechi cantilenanti, donne velate dietro grate misteriose, mendicanti e santoni, il mondo dei suk che esplode potente.
C’è tutta l’anima di quel Marocco denso e profondo che mi è entrato sotto pelle.
“Quando si viaggia si prende tutto come viene, lo sdegno rimane a casa. Si osserva, si ascolta, ci si entusiasma per le cose più atroci solo perché sono nuove. I buoni viaggiatori sono gente senza cuore”
“Trovavo nella piazza l’ostentazione della densità, del calore della vita che sento in me stesso. Mentre mi trovavo lì, io ero quella piazza. Credo di essere sempre quella piazza”
Elias Canetti non è certo uno scrittore di viaggi e chissà, forse proprio per questo riesce a condurti per mano, con la sua scrittura densa ed evocativa, attraverso la magia dei labirinti di un mondo lontano, regalandoci un diario policromo e pieno di suggestione.
Marrakech ha risuonato forte, tra le corde della mia memoria.
Sono racconti di un Marrocco degli anni '50, descrizioni di atmosfere e colori, suoni e odori. Ci sono cammelli macilenti, ciechi cantilenanti, donne velate dietro grate misteriose, mendicanti e santoni, il mondo dei suk che esplode potente.
C’è tutta l’anima di quel Marocco denso e profondo che mi è entrato sotto pelle.
“Quando si viaggia si prende tutto come viene, lo sdegno rimane a casa. Si osserva, si ascolta, ci si entusiasma per le cose più atroci solo perché sono nuove. I buoni viaggiatori sono gente senza cuore”
luci_di_libri's review against another edition
3.0
3.5
Tre sono le cose che più mi hanno colpito di questo memoir ambientato a Marrakech nel 1954:
- la multietnicità del luogo. Arabi, berberi, ebrei ed europei convivono, non senza qualche difficoltà, in una delle metropoli più importanti del Marocco.
- la conseguente impossibilità, spesso, di usare una lingua per comunicare. È il linguaggio, verbale e gestuale, a prevalere sulla lingua; sono i suoni, le voci, più che le parole ad essere oggetto di attenzione: versi che incantano, litanie che hanno il potere di condurre i passi o inchiodare i piedi in un punto fisso, per ore.
- lo sguardo come veicolo principale di comunicazione, uno sguardo rivolto più alle persone che ai luoghi. Canetti si fa portavoce di una geografia antropologica, la sua penna dipinge ritratti più che paesaggi e si sofferma in particolare sugli ultimi: i mendicanti, gli storpi, i malati, gli emarginati, i bambini. Il suo sguardo restituisce loro dignità, forse anche perché non riesce a penetrare fino in fondo nel mistero di queste persone, un mistero che viene così ammantato di sacralità.
È per tutti questi motivi che vi consiglio la lettura di questo libriccino. Per me è stato un viaggio meraviglioso, in compagnia di una guida che ha posato gli occhi esattamente dove avrei fissato i miei.
Tre sono le cose che più mi hanno colpito di questo memoir ambientato a Marrakech nel 1954:
- la multietnicità del luogo. Arabi, berberi, ebrei ed europei convivono, non senza qualche difficoltà, in una delle metropoli più importanti del Marocco.
- la conseguente impossibilità, spesso, di usare una lingua per comunicare. È il linguaggio, verbale e gestuale, a prevalere sulla lingua; sono i suoni, le voci, più che le parole ad essere oggetto di attenzione: versi che incantano, litanie che hanno il potere di condurre i passi o inchiodare i piedi in un punto fisso, per ore.
- lo sguardo come veicolo principale di comunicazione, uno sguardo rivolto più alle persone che ai luoghi. Canetti si fa portavoce di una geografia antropologica, la sua penna dipinge ritratti più che paesaggi e si sofferma in particolare sugli ultimi: i mendicanti, gli storpi, i malati, gli emarginati, i bambini. Il suo sguardo restituisce loro dignità, forse anche perché non riesce a penetrare fino in fondo nel mistero di queste persone, un mistero che viene così ammantato di sacralità.
È per tutti questi motivi che vi consiglio la lettura di questo libriccino. Per me è stato un viaggio meraviglioso, in compagnia di una guida che ha posato gli occhi esattamente dove avrei fissato i miei.
rita_pereira's review against another edition
3.0
Although knowing Marrakech through the eyes of a writer is always interesting, Canetti managed to irritate me considerably with his obsession over women (and their beauty or lack of it) and his superiority complex masked under his patronizing remarks about the religion, economy, poverty, and family cultural aspects of this city.
I am not sure, therefore, if I would recommend this reading to anyone, and whether I'd classify it lower. And I certainly won't be reading anything else from Canetti.
I am not sure, therefore, if I would recommend this reading to anyone, and whether I'd classify it lower. And I certainly won't be reading anything else from Canetti.