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challenging
dark
emotional
hopeful
sad
tense
medium-paced
Plot or Character Driven:
Character
Strong character development:
Yes
Loveable characters:
Yes
Diverse cast of characters:
Yes
Flaws of characters a main focus:
Yes
Sembra un mercoledì pomeriggio come tanti, ma non per Aaron Boroff e Tillie Stanley; i due ragazzi, dopo tutto quello che gli è capitato, hanno deciso di recarsi al ponte George Washington con lo stesso obiettivo in mente: porre fine alle proprie vite. Al momento del salto, quattro cose potrebbero succedere: Tillie salta, mentre Arron ci ripensa, o è lei a cambiare idea e lui a saltare, magari entrambi decidono di saltare oppure sia Aaron che Tillie capiscono che vale la pena di continuare a vivere. Ma cosa succederebbe se si verificassero tutte e quattro le cose?
The Bridge era uno dei libri che attendevo di più del 2020 per due motivi, sostanzialmente. Innanzitutto, The Bridge affronta il tema del suicidio, un argomento molto complicato e delicato, difficile da trattare bene ed infatti in pochi ci riescono. Dalle recensioni che avevo letto, sembrava che Bill Konigsberg avesse fatto un buon lavoro e già solo per questo non vedevo l'ora di leggerlo. Oltre a ciò, The Bridge presenta un'impostazione particolare: come si evince dalla trama, l'autore racconta nei dettagli cosa succederebbe se si verificassero tutte e quattro le opzioni. Le mie aspettative erano quindi abbastanza alte. Devo ammettere che, all'inizio, il romanzo non mi stava facendo particolarmente impazzire, mi stava piacendo certo ma io ero convinta che l'avrei amato dall'inizio alla fine, fortunatamente però si è ripreso alla grande, soprattutto con la quarta ed ultima parte, che ho adorato.
The Bridge aveva tutte le carte in regole per diventare uno dei miei libri preferiti ed infatti l'ho apprezzato sotto parecchi punto di vista. Innanzitutto, come già ho sottolineato, la premessa è interessantissima: il romanzo è appunto diviso in quattro parti, ognuna dedicata a ciò che potrebbe verificarsi al momento del salto e tutto ciò che ne consegue. Una premessa che, almeno secondo me, l'autore ha sviluppato molto bene: prima di tutto, è riuscito ad evitare di essere troppo ripetitivo in quanto la prima parte, per esempio, è ambientata in alcune settimane, la seconda invece principalmente in un giorno mentre la terza ci mostra addirittura i personaggi cinque, dieci, venti anni dopo il salto. Inoltre, l'aggiunta di altri punti di vista oltre a quelli di Aaron e Tillie (in tutte e quattro le parti e non solo in quella dove entrambi i ragazzi decidono di saltare), gli ha permesso di creare una storia molto più complessa e completa, cosa che non sarebbe stata possibile se ci fosse stata mostrata solo la prospettiva dei due protagonisti. Poi, quando ci sono di mezzo più "linee temporali" o comunque l'effetto farfalla, è sempre interessante vedere come un semplice gesto possa cambiare - in meglio o in peggio - la giornata di una persona oppure come, in seguito alle diverse azioni e decisioni dei personaggi, alcune cose cambino drasticamente mentre altre restino uguali.
Oltre a tutto ciò, a partire dal suicidio Bill Konigsberg affronta tanti altri temi, tutti importanti e di cui bisognerebbe parlare più spesso: in The Bridge infatti si parla di depressione, di bipolarismo, di solitudine, della convinzione di non essere abbastanza, di non essere meritevoli d'amore, di bullismo (online e non) e delle sue conseguenze; anche in questo caso, credo l'autore li abbia trattati tutti abbastanza bene. Inoltre è praticamente impossibile non apprezzare una storia che: in primo luogo, cerca di normalizzare cose come fare terapia, assumere farmaci quando è necessario (ovviamente si tratta di farmaci per trattare i disturbi psichici) oppure chiedere aiuto in strutture il cui scopo è proprio quello, visto che fino a pochi anni fa di queste cose non se ne parlava o, quando se ne parlava, era quasi sempre in maniera negativa. Poi, The Bridge è uno di quei romanzi che, pur volendo trasmettere un messaggio positivo e di speranza, non rinuncia ad offrire una rappresentazione il più realistica possibile: alla fine del libro, Aaron e Tillie non sono "guariti", la depressione e i brutti pensieri non sono scomparsi, non hanno risolto tutti i loro problemi e sebbene ci saranno sicuramente giorni più difficili di altri, ci saranno anche tanti momenti e giornate felici e solo per questo vale la pena di continuare a vivere. Infine, Bill Konigsberg in The Bridge esplora diverse dinamiche familiari: abbiamo genitori che hanno un ottimo rapporto con i propri figli, genitori che provano ad essere dei buoni genitori ma che alla fine non ci riescono, genitori che invece non si sforzano nemmeno e costringono i figli ad impegnarsi, a cercare di capire cosa gli passa per la testa, genitori che - giustamente - accettano completamente i propri figli (in particolare il loro orientamento sessuale) e genitori che non lo fanno, creandogli anche in questo caso non pochi problemi.
Ci sono però alcune cose di The Bridge che non mi hanno particolarmente entusiasmato, ovvero i motivi per cui non è riuscito a guadagnarsi un posto tra i miei libri preferiti di sempre. La pecca più grande di The Bridge, per me, è stato lo stile dell'autore; non fraintendetemi: oggettivamente lo stile Bill Konigsberg non ha nulla di sbagliato, non è uno stile particolare né non convenzionale non è nemmeno eccessivamente contorto, semplicemente non è riuscito a prendermi come mi aspettavo, non è riuscito a suscitare in me quelle emozioni che ero convinta avrei provato leggendo un libro come The Bridge. Poi, non posso negare di aver trovato il romanzo un po' noioso in alcuni punti, ma credo che ciò dipendesse sempre dallo stile visto che io ero comunque molto interessata alle storie di Aaron e Tillie. Inoltre, ho trovato vari punti di vista veramente inutili: io personalmente - a parte quelli di Tillie ed Aaron - ho apprezzato i punti di vista dei genitori dei due protagonisti e di Amir, un personaggio collegato a Tillie, i restanti invece non penso fossero strettamente necessari e anche se Bill Konigsberg non li avesse inclusi, credo che la storia sarebbe rimasta esattamente la stessa. In particolare, nella terza parte (quella dove sia Aaron che Tillie saltano), ci sono tanti capitoli dal punto di vista di. Infine, ci sono un paio di commenti poco carini, quasi offensivi, buttati lì così, senza nessun motivo valido, e nonostante sia chiaro che si tratta del pensiero dei personaggi e non dell'autore, sembra che proprio i personaggi non si rendano conto del proprio errore.
Per quanto riguarda i protagonisti di The Bridge, da un lato abbiamo appunto un Aaron un ragazzo che - dopo il divorzio dei genitori - è andato a vivere col padre, con cui ha un ottimo rapporto; Aaron ama scrivere canzoni e sogna, più di qualsiasi altra cosa, di diventare un famosissimo cantautore. Peccato che, almeno per il momento, nessuno sembra intenzionato ad ascoltare le sue canzoni, cosa che fa stare Aaron molto male dato che è convinto che solo diventando famoso riuscirà ad essere rispettato ed amato da tutti. Dall'altro lato abbiamo invece Tillie, un ragazza che incontriamo in un momento abbastanza difficile della sua vita: a scuola è stato recentemente diffuso un video dove una sua ex-amica si diverte a prendere in giro lei ed una sua poesia, video che poi ha spinto altre studentesse della scuola privata che frequenta a deriderla, anche di persona. Nemmeno a casa le cose vanno bene: sebbene infatti Tillie abbia un buon rapporto sia con la madre che con la sorellina, il rapporto con il padre non è più lo stesso da tanti anni - in pratica, da quando i suoi genitori sono finalmente riusciti ad avere una figlia biologica - ma negli ultimi tempi sembra essere addirittura peggiorato e Tillie non sa proprio spiegarsi il motivo. In aggiunta a tutto ciò, il primo ragazzo con cui Tillie è riuscita ad aprirsi completamente, ha deciso di punto in bianco di ignorarla e di non rispondere più ai suoi messaggi. Personalmente, a me i protagonisti di The Bridge sono piaciuti tantissimo - ma devo ammettere di aver preferito leggermente di più Tillie - in quanto si tratta di due personaggi caratterizzati molto bene e in cui è veramente facile identificarsi, anche se non si condividono le stesse esperienze. Inoltre, tra le cose che ho apprezzato di più di The Bridge c'è sicuramente. A proposito degli altri personaggi invece, credo che Bill Konigsberg avrebbe potuto impegnarsi un po' di più per quanto riguarda la loro caratterizzazione e le loro storyline, a me però sono piaciuti Amir, il padre di Aaron, la mamma e la sorella di Tillie. Parlando proprio di quest'ultima e della sua storyline, c'è una cosa in particolare che proprio non mi è piaciuta: sinceramente, alla fine, . Tra l'altro, per me era d'obbligo inserire una .
Insomma, secondo me The Bridge è un libro che va letto perché la storia è molto interessante e perché l'autore affronta molto bene argomenti abbastanza complicati. Io personalmente di Bill Konigsberg volevo recuperare anche un altro romanzo, ovvero The Music of What Happens; ovviamente, ho ancora intenzione di leggerlo ma visto che ciò che mi ha convinto di meno di The Bridge è stato lo stile, sicuramente ridimensionerò le mie aspettative.
The Bridge era uno dei libri che attendevo di più del 2020 per due motivi, sostanzialmente. Innanzitutto, The Bridge affronta il tema del suicidio, un argomento molto complicato e delicato, difficile da trattare bene ed infatti in pochi ci riescono. Dalle recensioni che avevo letto, sembrava che Bill Konigsberg avesse fatto un buon lavoro e già solo per questo non vedevo l'ora di leggerlo. Oltre a ciò, The Bridge presenta un'impostazione particolare: come si evince dalla trama, l'autore racconta nei dettagli cosa succederebbe se si verificassero tutte e quattro le opzioni. Le mie aspettative erano quindi abbastanza alte. Devo ammettere che, all'inizio, il romanzo non mi stava facendo particolarmente impazzire, mi stava piacendo certo ma io ero convinta che l'avrei amato dall'inizio alla fine, fortunatamente però si è ripreso alla grande, soprattutto con la quarta ed ultima parte, che ho adorato.
The Bridge aveva tutte le carte in regole per diventare uno dei miei libri preferiti ed infatti l'ho apprezzato sotto parecchi punto di vista. Innanzitutto, come già ho sottolineato, la premessa è interessantissima: il romanzo è appunto diviso in quattro parti, ognuna dedicata a ciò che potrebbe verificarsi al momento del salto e tutto ciò che ne consegue. Una premessa che, almeno secondo me, l'autore ha sviluppato molto bene: prima di tutto, è riuscito ad evitare di essere troppo ripetitivo in quanto la prima parte, per esempio, è ambientata in alcune settimane, la seconda invece principalmente in un giorno mentre la terza ci mostra addirittura i personaggi cinque, dieci, venti anni dopo il salto. Inoltre, l'aggiunta di altri punti di vista oltre a quelli di Aaron e Tillie (in tutte e quattro le parti e non solo in quella dove entrambi i ragazzi decidono di saltare), gli ha permesso di creare una storia molto più complessa e completa, cosa che non sarebbe stata possibile se ci fosse stata mostrata solo la prospettiva dei due protagonisti. Poi, quando ci sono di mezzo più "linee temporali" o comunque l'effetto farfalla, è sempre interessante vedere come un semplice gesto possa cambiare - in meglio o in peggio - la giornata di una persona oppure come, in seguito alle diverse azioni e decisioni dei personaggi, alcune cose cambino drasticamente mentre altre restino uguali.
Oltre a tutto ciò, a partire dal suicidio Bill Konigsberg affronta tanti altri temi, tutti importanti e di cui bisognerebbe parlare più spesso: in The Bridge infatti si parla di depressione, di bipolarismo, di solitudine, della convinzione di non essere abbastanza, di non essere meritevoli d'amore, di bullismo (online e non) e delle sue conseguenze; anche in questo caso, credo l'autore li abbia trattati tutti abbastanza bene. Inoltre è praticamente impossibile non apprezzare una storia che: in primo luogo, cerca di normalizzare cose come fare terapia, assumere farmaci quando è necessario (ovviamente si tratta di farmaci per trattare i disturbi psichici) oppure chiedere aiuto in strutture il cui scopo è proprio quello, visto che fino a pochi anni fa di queste cose non se ne parlava o, quando se ne parlava, era quasi sempre in maniera negativa. Poi, The Bridge è uno di quei romanzi che, pur volendo trasmettere un messaggio positivo e di speranza, non rinuncia ad offrire una rappresentazione il più realistica possibile: alla fine del libro, Aaron e Tillie non sono "guariti", la depressione e i brutti pensieri non sono scomparsi, non hanno risolto tutti i loro problemi e sebbene ci saranno sicuramente giorni più difficili di altri, ci saranno anche tanti momenti e giornate felici e solo per questo vale la pena di continuare a vivere. Infine, Bill Konigsberg in The Bridge esplora diverse dinamiche familiari: abbiamo genitori che hanno un ottimo rapporto con i propri figli, genitori che provano ad essere dei buoni genitori ma che alla fine non ci riescono, genitori che invece non si sforzano nemmeno e costringono i figli ad impegnarsi, a cercare di capire cosa gli passa per la testa, genitori che - giustamente - accettano completamente i propri figli (in particolare il loro orientamento sessuale) e genitori che non lo fanno, creandogli anche in questo caso non pochi problemi.
Ci sono però alcune cose di The Bridge che non mi hanno particolarmente entusiasmato, ovvero i motivi per cui non è riuscito a guadagnarsi un posto tra i miei libri preferiti di sempre. La pecca più grande di The Bridge, per me, è stato lo stile dell'autore; non fraintendetemi: oggettivamente lo stile Bill Konigsberg non ha nulla di sbagliato, non è uno stile particolare né non convenzionale non è nemmeno eccessivamente contorto, semplicemente non è riuscito a prendermi come mi aspettavo, non è riuscito a suscitare in me quelle emozioni che ero convinta avrei provato leggendo un libro come The Bridge. Poi, non posso negare di aver trovato il romanzo un po' noioso in alcuni punti, ma credo che ciò dipendesse sempre dallo stile visto che io ero comunque molto interessata alle storie di Aaron e Tillie. Inoltre, ho trovato vari punti di vista veramente inutili: io personalmente - a parte quelli di Tillie ed Aaron - ho apprezzato i punti di vista dei genitori dei due protagonisti e di Amir, un personaggio collegato a Tillie, i restanti invece non penso fossero strettamente necessari e anche se Bill Konigsberg non li avesse inclusi, credo che la storia sarebbe rimasta esattamente la stessa. In particolare, nella terza parte (quella dove sia Aaron che Tillie saltano), ci sono tanti capitoli dal punto di vista di
Spoiler
personaggi che il lettore non conosce e che non appaiono mai, né prima né dopo, e sebbene io abbia capito lo scopo dello scrittore, quindi perché abbia dedicato dello spazio a questi personaggi casuali, avrei preferito avere il punto di vista di personaggi già noti/già incontrati nel corso della storiaPer quanto riguarda i protagonisti di The Bridge, da un lato abbiamo appunto un Aaron un ragazzo che - dopo il divorzio dei genitori - è andato a vivere col padre, con cui ha un ottimo rapporto; Aaron ama scrivere canzoni e sogna, più di qualsiasi altra cosa, di diventare un famosissimo cantautore. Peccato che, almeno per il momento, nessuno sembra intenzionato ad ascoltare le sue canzoni, cosa che fa stare Aaron molto male dato che è convinto che solo diventando famoso riuscirà ad essere rispettato ed amato da tutti. Dall'altro lato abbiamo invece Tillie, un ragazza che incontriamo in un momento abbastanza difficile della sua vita: a scuola è stato recentemente diffuso un video dove una sua ex-amica si diverte a prendere in giro lei ed una sua poesia, video che poi ha spinto altre studentesse della scuola privata che frequenta a deriderla, anche di persona. Nemmeno a casa le cose vanno bene: sebbene infatti Tillie abbia un buon rapporto sia con la madre che con la sorellina, il rapporto con il padre non è più lo stesso da tanti anni - in pratica, da quando i suoi genitori sono finalmente riusciti ad avere una figlia biologica - ma negli ultimi tempi sembra essere addirittura peggiorato e Tillie non sa proprio spiegarsi il motivo. In aggiunta a tutto ciò, il primo ragazzo con cui Tillie è riuscita ad aprirsi completamente, ha deciso di punto in bianco di ignorarla e di non rispondere più ai suoi messaggi. Personalmente, a me i protagonisti di The Bridge sono piaciuti tantissimo - ma devo ammettere di aver preferito leggermente di più Tillie - in quanto si tratta di due personaggi caratterizzati molto bene e in cui è veramente facile identificarsi, anche se non si condividono le stesse esperienze. Inoltre, tra le cose che ho apprezzato di più di The Bridge c'è sicuramente
Spoiler
il legame che si crea tra Aaron e Tillie nell'ultima parte del romanzoSpoiler
sarebbe dovuto essere il padre a fare un passo verso la figlia e non il contrario, perché anche se pure da adulti è assolutamente possibile ritrovarsi in difficoltà, Tillie stava passando un pessimo periodo e lui rimane sempre e comunque il genitoreSpoiler
conversazione a cuore aperto tra Tillie ed il padre - dove magari lui le spiegava chiaramente perché già da tempo si era allontano da lei - o quantomeno, l'autore avrebbe potuto inserire qualche capitolo dal suo punto di vista, per far comprendere meglio al lettore il personaggio ed il suo comportamento dato che io, a fine romanzo, non l'ho capito; anzi, ho avuto l'impressione che ce l'avesse con Tillie solo perché è una figlia adottata e non biologica e che quindi non meritasse minimamente tutti gli sforzi e la sofferenza di TillieInsomma, secondo me The Bridge è un libro che va letto perché la storia è molto interessante e perché l'autore affronta molto bene argomenti abbastanza complicati. Io personalmente di Bill Konigsberg volevo recuperare anche un altro romanzo, ovvero The Music of What Happens; ovviamente, ho ancora intenzione di leggerlo ma visto che ciò che mi ha convinto di meno di The Bridge è stato lo stile, sicuramente ridimensionerò le mie aspettative.
dark
emotional
hopeful
inspiring
sad
slow-paced
Plot or Character Driven:
Character
Strong character development:
Yes
Loveable characters:
Yes
Diverse cast of characters:
Yes
Flaws of characters a main focus:
Yes
dark
emotional
reflective
slow-paced
Plot or Character Driven:
A mix
Strong character development:
Complicated
Loveable characters:
Complicated
Diverse cast of characters:
Yes
Flaws of characters a main focus:
Yes
I had a hard time connecting with the characters because of the way they were written. They play pretty heavily off of stereotypes and don’t entirely feel like real people, which is why the book didn’t really have the impact on me that it was supposed to.
emotional
inspiring
reflective
tense
fast-paced
Plot or Character Driven:
A mix
Strong character development:
Yes
Loveable characters:
Yes
Diverse cast of characters:
No
Flaws of characters a main focus:
Yes
This should be required reading if depression affects you or someone you love.
I met Bill a few years ago at a YA writing workshop, and he mentioned that he was working on this book at the Q&A panel. Just from hearing the premise, I was hooked. "A couple of people meet each other when they each go to a bridge to commit suicide." (Paraphrased, because I can't remember the exact description from then. This is close-ish.)
The idea of the possibilities grabbed me even then, and I knew I needed this book in my life. I needed this book in my kid's life. I was looking forward to reading it more than anything else for a couple of years, and I already trusted his writing after reading Openly Straight a while back.
When I got it, well, I was in a very bad spot. My grandma had just died a few weeks before. Reading anything was out of the question. I don't regret waiting, but I'm glad that this is the first new book I picked up afterwards.
It's a story of possibilities, and the missing pieces left by depression. It's about bullying, it's about grief, it's about coping, and it's about consequences. It's a realistic look about what happens next.
I've walked away from my own "bridge" many times, and I've dealt with watching my kiddo walk away from their bridge, too. The emotions in this book are so raw, and so real. Brutally honest, and moving.
I can't recommend this book enough. If you struggle with depression, or love someone else who does, this book is a must read. It's beautiful and compassionate and just has all the right words in all the right places. You'll cry, but it ends with hope that just might carry you on toward a healthier outlook.
If this book had been around when I was a teen, it would have been my 100% favorite that I turned to at my worst. I know it would have been, and I'm sure that it's already that for someone else out there.
I met Bill a few years ago at a YA writing workshop, and he mentioned that he was working on this book at the Q&A panel. Just from hearing the premise, I was hooked. "A couple of people meet each other when they each go to a bridge to commit suicide." (Paraphrased, because I can't remember the exact description from then. This is close-ish.)
The idea of the possibilities grabbed me even then, and I knew I needed this book in my life. I needed this book in my kid's life. I was looking forward to reading it more than anything else for a couple of years, and I already trusted his writing after reading Openly Straight a while back.
When I got it, well, I was in a very bad spot. My grandma had just died a few weeks before. Reading anything was out of the question. I don't regret waiting, but I'm glad that this is the first new book I picked up afterwards.
It's a story of possibilities, and the missing pieces left by depression. It's about bullying, it's about grief, it's about coping, and it's about consequences. It's a realistic look about what happens next.
I've walked away from my own "bridge" many times, and I've dealt with watching my kiddo walk away from their bridge, too. The emotions in this book are so raw, and so real. Brutally honest, and moving.
I can't recommend this book enough. If you struggle with depression, or love someone else who does, this book is a must read. It's beautiful and compassionate and just has all the right words in all the right places. You'll cry, but it ends with hope that just might carry you on toward a healthier outlook.
If this book had been around when I was a teen, it would have been my 100% favorite that I turned to at my worst. I know it would have been, and I'm sure that it's already that for someone else out there.
emotional
reflective
sad
Strong character development:
Yes
Diverse cast of characters:
Yes
slow-paced
Plot or Character Driven:
A mix
Strong character development:
No
Loveable characters:
No
Diverse cast of characters:
No
Flaws of characters a main focus:
Complicated
TW: suicide
This book was good. It was hard to decide whether to give it 4 or 5 stars because I think the story and the message was great but it didn’t grip me. There weren’t points where I felt that I couldn’t put it down and that is a big factor in rating a book 5 stars for me.
It is written in a very different structure to anything I’ve read before and the novelty of that was great. I think the author accurately represented the effects of suicide on family members and really anyone in the deceased’s life. This representation of the lasting effect it has is not something I’ve seen explored in anything I’ve read before. It’s common for people who feel suicidal to think that people will be sad for a while but will move on. However, having lost a parent to mental ill health I can tell you no one moves on (no matter how much you succeed or try to be happy, their absence will always be felt deeply) especially by those close to them, and I think this book illustrates that well. It also includes the constant barriers to becoming and staying well after a period of depression, a lot of fiction will show the happy ending leaving the reader thinking that everyone will be happy forevermore. This book has a much more realistic ending whilst still presenting the idea of hope.
This is a heavy heavy book so please only consider reading it if you’re in a safe headspace and physical space yourself. And talk to the people around you if the topics covered cause you harm or distress.
This book was good. It was hard to decide whether to give it 4 or 5 stars because I think the story and the message was great but it didn’t grip me. There weren’t points where I felt that I couldn’t put it down and that is a big factor in rating a book 5 stars for me.
It is written in a very different structure to anything I’ve read before and the novelty of that was great. I think the author accurately represented the effects of suicide on family members and really anyone in the deceased’s life. This representation of the lasting effect it has is not something I’ve seen explored in anything I’ve read before. It’s common for people who feel suicidal to think that people will be sad for a while but will move on. However, having lost a parent to mental ill health I can tell you no one moves on (no matter how much you succeed or try to be happy, their absence will always be felt deeply) especially by those close to them, and I think this book illustrates that well. It also includes the constant barriers to becoming and staying well after a period of depression, a lot of fiction will show the happy ending leaving the reader thinking that everyone will be happy forevermore. This book has a much more realistic ending whilst still presenting the idea of hope.
This is a heavy heavy book so please only consider reading it if you’re in a safe headspace and physical space yourself. And talk to the people around you if the topics covered cause you harm or distress.
adventurous
emotional
reflective
slow-paced
Graphic: Suicidal thoughts, Suicide, Suicide attempt
Moderate: Bullying