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danacanterino's review against another edition
2.0
2/5
Me gustó mucho el estilo de la escritura, algo raro porque siempre es con lo que no conecto con autores japoneses. Pero la historia fue aburrida, y me dio un poco de desagrado leer a un tipo de veintitantos estar tan prendado de una chica de 17. Es joven, sí. PEero tiene 17 y encima, actua super infantil.
Me gustó mucho el estilo de la escritura, algo raro porque siempre es con lo que no conecto con autores japoneses. Pero la historia fue aburrida, y me dio un poco de desagrado leer a un tipo de veintitantos estar tan prendado de una chica de 17. Es joven, sí. PEero tiene 17 y encima, actua super infantil.
implicushions's review against another edition
3.0
The Counterfeiter was good, but i don't really know what to make of the rest. very quiet writing.
misty_h's review against another edition
4.0
" [...] per me la bellezza di una sola stella vista per la prima volta è insuperabile. Penso che lo stesso discorso valga per la letteratura e per la vita."
Non so se il libro mi sia piaciuto di più per il racconto o per il saggio di Kawabata. Quando lo vidi in libreria, così piccolo, nascosto dietro un altissimo porta CD, ho deciso che avrei dovuto leggerlo. Una storiella breve, così breve da lasciarti riflettere su quale sia il suo significato e quali siano le ragioni del suo successo. La tematica del viaggio, inteso come mezzo di formazione del protagonista, non è poi particolarmente originale. Eppure c'è qualcosa di estremamente attraente in questo racconto. Forse è proprio il fascino della danzatrice, descritta quasi come un angelo che scende dal cielo. La continua attesa che accada effettivamente qualcosa tortura il lettore durante l'intera lettura; ma alla fine Kawabata ci lascia con un pugno pieno di sassi, senza che la danzatrice e il viaggiatore abbiano avuto la possibilità di conoscersi, con un abbandono che risulta essere comunque estremamente doloroso.
Un ragazzo che scopre, durante questo viaggio fra un Giappone ancora non dilaniato dalla guerra, la bellezza - la luce del sole delle Hawaii nei bicchieri di vetro - senza che esso possa raggiungerla e riunirvisi. Una bellezza rappresentata dalla purezza e dalla timidezza della fanciulla, che, in mezzo ad altre ragazze (o ad altre stelle, dovremmo dire?), risulta essere quell'unica che stella che, osservata per la prima volta, è insuperabile.
Il saggio di Kawabata, che si trova appunto alla fine del libro, è un'ottima immersione nella letteratura giapponese, di cui cita romanzi, haiku, scrittori e monogatari.
La lettura di un autore dell'Estremo Oriente si rivela, ancora una volta, una esperienza mistica, esattamente come era stato per Un pallido orizzonte di colline.
Non so se il libro mi sia piaciuto di più per il racconto o per il saggio di Kawabata. Quando lo vidi in libreria, così piccolo, nascosto dietro un altissimo porta CD, ho deciso che avrei dovuto leggerlo. Una storiella breve, così breve da lasciarti riflettere su quale sia il suo significato e quali siano le ragioni del suo successo. La tematica del viaggio, inteso come mezzo di formazione del protagonista, non è poi particolarmente originale. Eppure c'è qualcosa di estremamente attraente in questo racconto. Forse è proprio il fascino della danzatrice, descritta quasi come un angelo che scende dal cielo. La continua attesa che accada effettivamente qualcosa tortura il lettore durante l'intera lettura; ma alla fine Kawabata ci lascia con un pugno pieno di sassi, senza che la danzatrice e il viaggiatore abbiano avuto la possibilità di conoscersi, con un abbandono che risulta essere comunque estremamente doloroso.
Un ragazzo che scopre, durante questo viaggio fra un Giappone ancora non dilaniato dalla guerra, la bellezza - la luce del sole delle Hawaii nei bicchieri di vetro - senza che esso possa raggiungerla e riunirvisi. Una bellezza rappresentata dalla purezza e dalla timidezza della fanciulla, che, in mezzo ad altre ragazze (o ad altre stelle, dovremmo dire?), risulta essere quell'unica che stella che, osservata per la prima volta, è insuperabile.
Il saggio di Kawabata, che si trova appunto alla fine del libro, è un'ottima immersione nella letteratura giapponese, di cui cita romanzi, haiku, scrittori e monogatari.
La lettura di un autore dell'Estremo Oriente si rivela, ancora una volta, una esperienza mistica, esattamente come era stato per Un pallido orizzonte di colline.
urbino's review against another edition
reflective
relaxing
slow-paced
- Plot- or character-driven? Character
- Strong character development? No
- Loveable characters? It's complicated
- Diverse cast of characters? No
- Flaws of characters a main focus? N/A
5.0
ro_cio12's review against another edition
emotional
reflective
sad
medium-paced
- Plot- or character-driven? A mix
- Strong character development? It's complicated
- Loveable characters? Yes
- Diverse cast of characters? No
4.0
justjaqueline's review against another edition
3.0
Ho fatto un po' fatica a metà del libro, il saggio finale è invece molto interessante.