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Les Chants de Maldoror by Comte de Lautréamont

misty_h's review

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4.0

Se qualcuno mi chiedesse di citare uno dei libri più rappresentativi del Romanticismo non esiterei un secondo a tirar fuori i Canti di Maldoror. Trovato quasi per caso mentre girovagavo per la rete, il Conte di Lautréamont è emerso dalle profondità del web come i bronzi di Riace.
La mia premessa suona molto come una supercazzola. Il punto è che non avevo mai sentito parlare dei Canti di Maldoror prima, eppure era apprezzatissimo da Baudelaire e dagli altri colleghi maledetti, ed ha avuto un impatto fondamentale sullo sviluppo del Surrealismo. La domanda sul perché Lautréamont  venga praticamente ignorato in tutti i programmi a questo punto sorge spontanea.
Sicuramente una delle motivazioni è legata al fatto che sia un testo che si penetra con difficoltà. La narrazione è strana e ricca di passaggi di testimone, pur raccontando un solo punto di vista (essendoci praticamente un unico personaggio principale); l'impatto con la scrittura crudele a tratti è devastante e le contorsioni mentali del protagonista - che spaziano fra il gore, la pornografia, il dramma e la filosofia - non sono semplicissime da seguire. Di fatti, la mia versione proviene dalla biblioteca, e chi mi ha preceduto nella lettura ha simpaticamente mosso qualche tentativo di sottolineatura durante le prime battute,  ma ha mollato dopo le prime dieci pagine. 

Il protagonista, Maldoror, è un giovane tormentano e irrequieto, misantropo e criminale, oltre ad essere un omosessuale represso, brutto, e a non riuscire ad adattarsi alla società che lo circonda. All'interno del poema si fanno vaghi riferimenti alla sua infanzia, nella quale viene tratteggiata una figura paterna talvolta abusiva e in cui si percepisce la presenza ingombrante della malattia. Visitando il cimitero, si imbatte in una tomba e, guidato dalla luce di una lucciola, ne legge l'epigrafe: "Qui giace un adolescente che morì di tisi: voi sapete perché. Non pregate per lui".  Poco dopo, una prostituta si avvicina, e la lucciola gli suggerisce di ucciderla con un sasso, ma Maldoror, invece, decide di uccidere la lucciola.  L'immagine della luce che si spegne mi ha trascinato immediatamente alla luce dell'Illuminismo, che ha innalzato gli uomini in funzione della razionalità, allontanandolo dalle proprie origini di istinti e di emotività. "Sono figlio dell'uomo e della donna, stando a quello che mi hanno detto. Me ne stupisco... credevo di essere di più!"  Una citazione estremamente esplicativa dei sentimenti di Maldoror dinanzi all'oceano (scena successiva), inesplorato, profondo e temibile. La razionalità illuminista non è altro che un'illusione, che si infrange contro gli scogli durante le tempeste. 

Questa luce che si spegne, però, ci riporta anche al rapporto conflittuale che il protagonista ha con dio. La tematica è centrale all'interno del poema, al punto da delinearne anche la trama. I toni sono spesso dissacranti e blasfemi, il simbolismo religioso viene completamente ribaltato e dio è rappresentato come un mostro, che ha creato gli uomini solo per sottometterli: la scena della morte di cristo viene riscritta in chiave lugubre, con la tomba descritta come "piena di sterco ed oro", e un dio tirannico che divora qualsiasi cosa perché "io vi ho fatto e faccio di voi quello che voglio". Si susseguono diverse scene in cui Maldoror lo incontra, e nel quale il Creatore viene completamente desacralizzato umanizzandone la figura. 
Una volta Maldoror lo incontra steso sull'erba, ubriaco e con i denti sporchi. 
Un'altra volta Maldoror lo trova in un bordello (descritto richiamando il  Per me si va nella città dolente, per me si fa nell'etterno dolore, per me si va tra la perduta gente), dopo aver abbandonato nel letto un suo sottoposto (Satana) per una prostituta, per poi illudere un uomo con false promesse lasciando infine che venga scorticato (Gesù). Un dio in crisi mistica totale, che tradisce la fiducia degli esseri che ha creato (sia umani che animali), e delude costantemente le aspettative che lui stesso ha posto, commettendo gli stessi crimini che ha vietato agli umani. 


Le metafore legate al mondo animale e naturale sono molteplici. Gli animali, esattamente come le figure religiose, vengono personificati e umanizzati, partecipano alla rabbia di Maldoror nei confronti del Creatore lamentandosi delle loro debolezze, oppure si alleano con lui nel tentativo di sabotare il protagonista, reo di essersi messo contro dio. 
Il riferimento all'oceano che ho citato in precedenza ci permette di cogliere un'interpretazione del rapporto uomo/natura piuttosto leopardiano, in cui la natura è sempre la vincitrice (mi riferisco in particolar modo alla scena del naufragio) e ogni singolo elemento del suo essere è potenzialmente letale per l'uomo (ad esempio la tarantola che, pur essendo a livello di dimensioni molto più piccola dell'essere umano, paralizza Maldoror dal terrore). Allo stesso tempo, l'uomo è parte di questa stessa natura, e non si trova né al di sopra né al di sotto di nessuno degli altri essere che la compongono, non a caso le trasformazioni e le metamorfosi sono moltissime (il gufo e il pellicano che litigano per una donna dopo che lei gli ha trasformati, o la figura dell'uomo-anfibio, creatosi come esigenza alla sopravvivenza nell'acqua, o ancora il consumarsi di un rapporto sessuale che vede come personaggi Maldoror e uno squalo). 

L'ultimo canto è scritto come una sorta di mini romanzo di trenta pagine, nel quale Maldoror sfida definitivamente dio e il suo arcangelo (presentatosi sottoforma di granchio), sconfiggendoli. L'atto finale decreta la definitiva discesa di Maldoror negli abissi del male, talvolta la sua figura sembra addirittura sovrapporsi a quella di Satana (anche se nei capitoli precedenti il diavolo stesso appare più volte).

Un testo sicuramente da approfondire con altri saggi, benché non ne siano stati scritti moltissimi, e che viene percepito senza mezzi termini. Alcuni lo odiano, e lo definiscono addirittura il libro più brutto mai letto, altri lo trovano geniale. Ciò che è certo, è che i Canti di Maldoror sono un viaggio da non posticipare. 

juuhae's review

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4.0

Uh, sure, sex with a shark and bloody rape murder of little children, but I had the feeling while reading that Lautréamont wrote it with an eternal, ironic half-smile on his face. I'm not sure if its just the florid 19th century language, but somehow I think all these groteske fantasies were meant to show the incoherence and dishonesty of societal rules, especially from back then. The laws of nature and mathematics on the other hand, also making frequent appereances, are universal.

Apart from that, it was really cool when the author spoke to the reader through the text; it was like meeting someone in person through all these centuries. I mean one of those meta comments from Lautréamont, not the Maldoror speech. I'm over fifteen, please leave me alone.

worm_blizzard's review

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4.0

Deep, dark and grim. A uniquely bewitching old book. It's a shame Ducasse died so young, I think he would have produced work far greater than Maldoror.
I also love how willing Ducasse was in "Poesies" to denigrate the most revered authors of his day, calling them all cowards and hacks. Delightful

aikolactaotao's review

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dark funny mysterious tense slow-paced
  • Plot- or character-driven? Character
  • Strong character development? It's complicated
  • Loveable characters? It's complicated
  • Diverse cast of characters? N/A
  • Flaws of characters a main focus? Yes

5.0

ravioliguy's review

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dark sad tense medium-paced

4.0

growskull's review

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challenging dark mysterious tense medium-paced
  • Plot- or character-driven? Character
  • Strong character development? It's complicated
  • Loveable characters? No
  • Diverse cast of characters? It's complicated
  • Flaws of characters a main focus? Yes

5.0


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cherylsarnoski's review

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2.0

It’s 300 pages of jump scares. It’s all over the place, shallow and very amateur. Desperate to shock and offend with zero structure or discipline.

arrines's review

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dark reflective medium-paced
  • Plot- or character-driven? Character
  • Strong character development? No
  • Loveable characters? No
  • Diverse cast of characters? No
  • Flaws of characters a main focus? It's complicated

4.0

cantordustbunnies's review

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5.0

A totally macabre, insane, gruesome book that is undeniably French and is perhaps a quintessential example of how the French have a tendency to make everything gloomy and sexually charged. Certain passages approach de Sade levels of sadism and revelry in evil all the while heavily incorporating intensely exuberant surrealistic imagery. Many people thought the author was mentally ill during the time in which this book was written and I still today wonder if this might not at least partly be the case. The key repeating themes are a sense of alienation from wider society as well as a fixation with anything perverse, disgusting, malicious, or blasphemous. Lautréamont was an underappreciated visionary who has inspired famous artists and writers during different periods of time and will continue to do so. I would highly recommended perusing Salvador Dalí's etchings inspired by this book. It will always have a place among the most imaginative works ever to be published and is the kind of thing that I don't think will ever stop shocking audiences. While it is true that we have become desensitized to violence and gore, the sheer uncanniness is sufficient to disrupt the mind. There is also a distinctly youthful feeling imbued within this book, an intense passion. When I realized the author died at the age of 24 it made a lot of sense to me and I wonder what he would have accomplished had he lived. The level of focus and maturity required to transform what otherwise might have been intense angst into a masterpiece is the mark of a visionary and a genius. It is unfortunately fitting that this book's author would die young as it is so thanatocentric.

coral_fixation's review

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5.0

another book with a misanthropic protagonist that i become obsessed with. it was deeply experiential to read, funny, wild, and flush with beauty and horror.