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3.85 AVERAGE
3.85 AVERAGE
dark
emotional
hopeful
mysterious
reflective
sad
tense
fast-paced
Plot or Character Driven:
Plot
Strong character development:
Yes
Loveable characters:
Yes
Diverse cast of characters:
Yes
Flaws of characters a main focus:
Yes
Content Warnings
Graphic: Child death, Confinement, Death, Gun violence, Violence, Forced institutionalization, Police brutality, Medical content, Kidnapping, Grief, Murder, War
adventurous
emotional
Diverse cast of characters:
No
I think I liked this one more than the first. Obviously, there was a bit more action, instead of waiting around to Lena to wake up from her 'normal' life. Also, near the end I was anxiously awaiting return, so that kept me turning the pages quickly. I knew it was going to end with the reveal, but I was so hoping for a bit more interaction. Should've held out until the third book came out so I didn't have to wait a whole year to finish it up.
I liked Julian, for the most part. I'm not really looking forward to the inevitable So that kind of hampered my involvement with his character. He didn't put up much resistance to learning her secret and accepting it, which on the surface should be OK, he's always been a bit of a dissenter but, I dunno. It felt like just watching a role reversal from the first book, which Oliver often alludes to. That's nice and all, but it just didn't sit completely fine with me.
Aside from that, I was glad to see. I liked reading the 'then' sections, though I would've liked to have learned what happened to the entire group after they reached that last way point and the Scavengers showed up. Was no one injured at all?
Looking forward to seeing how it all ends. I'm assuming we'll get a regime collapse ala The Hunger Games and The Uglies, but I'm curious to see how Oliver gets there and if it feels plausible.
Spoiler
Alex'sI liked Julian, for the most part. I'm not really looking forward to the inevitable
Spoiler
three-way, who-will-she-choose moment. Le sigh.Aside from that, I was glad to see
Spoiler
Raven come to rescue Lena and Julian. I honestly thought that was the end of us seeing her. Now I'm hoping Hana will get out somehow (I haven't read 1.5 yet) and we can just have one big Portland reunionLooking forward to seeing how it all ends. I'm assuming we'll get a regime collapse ala The Hunger Games and The Uglies, but I'm curious to see how Oliver gets there and if it feels plausible.
Great sequal to Delirium! The ending is a huge cliffhanger and makes me itch for the next book!!
adventurous
dark
emotional
hopeful
tense
fast-paced
Plot or Character Driven:
A mix
Strong character development:
Yes
Loveable characters:
Yes
Diverse cast of characters:
Complicated
Flaws of characters a main focus:
Complicated
Content Warnings
Graphic: Cancer, Child abuse, Child death, Confinement, Death, Emotional abuse, Gun violence, Physical abuse, Violence, Blood, Police brutality, Kidnapping, Grief, Injury/Injury detail
Moderate: Torture, Medical content, Religious bigotry
Minor: Ableism, Animal death, Cursing, Forced institutionalization, Xenophobia
Dire che sono scombussolata in questo momento è poco. Continuo a scrivere, cancellare, pensare, riscrivere per poi ricancellare. Il fatto è che Pandemonium mi ha sconvolta. Io sapevo che non dovevo infliggermi una tale sofferenza, che dopo aver atteso per mesi prima di comprare Pandemonium avrei dovuto aspettare che Requiem fosse già uscito, ma non ce l'ho fatta e ho deciso di torturami ancora una volta. Così ora mi ritrovo disperata e devastata dalle emozioni che mi sono state inflitte dalla Oliver, talmente diverse tra di loro da non capacitarmi di come sia possibile che un solo libro possa fare tanto.
Delirium era stato uno dei miei romanzi preferiti, ci aveva introdotto ad un mondo distopico ben strutturato, dove l'amore era considerato una malattia e le emozioni venivano bandite dalla vita degli umani attraverso una cura. E in questo mondo, avevamo imparato a conoscere Lena, una ragazza timida, convinta che la cura fosse tutto quello di cui aveva bisogno, senza un solo pensiero sconveniente sulla società in cui viveva; e Alex, un ragazzo non curato, un Invalido, parte di quelle persone che ancora credevano nell'amore e nel valore dei sentimenti. La Oliver aveva creato un libro spettacolare, un'opera d'arte con un giovane amore tra i due protagonisti capace di scavarsi un posto nel mio cuore e insediarsi lì a forza. Con uno stile poetico, una narrazione incalzante e un'abilità unica, era riuscita a farmi adorare Delirium alla follia, fino al finale straziante dove aveva letteralmente frantumato il mio piccolo cuore di lettrice.
Non posso dire che Pandemonium mi abbia deluso, mentirei. Tuttavia non era come mi aspettavo: era addirittura meglio. Ha saputo infondermi una tale marea di emozioni da sconvolgermi, facendomi provare un enorme numero di sentimenti contrastanti (decisamente contrastanti).
In Pandemonium la storia riprende esattamente dove era finita in Delirium: Alex che si è sacrificato per Lena rimanendo dall'altra parte della recensione e la ragazza che si addentra sempre di più nelle Terre Selvagge, alla ricerca degli Invalidi, per diventare una di loro. I capitoli si alternano suddivisi in Then, dove vediamo la vita di Lena immediatamente dopo Delirium e in Now, dove seguiamo le sue vicende come membro della Resistenza infiltrata a New York.
Questa scelta stilistica della Oliver mi è piaciuta ma non mi è piaciuta. Da una parte infatti è una decisione che ho apprezzato particolarmente per l'originalità e il fatto che in questo modo è stato impossibile annoiarsi, ma dall'altra mi sono spesso ritrovata più interessata al Now che al Then, avendo così la tentazione di saltare i capitoli riguardo il passato (non l'ho mai fatto, ma la tentazione c'era).
Sulla trama non voglio dire molto, credo infatti che apprezzerete come me scoprire Pandemonium pagina dopo pagina, senza nessuna idea di quello che vi aspetta.
Una cosa di cui voglio parlare è uno dei maggiori motivi per cui ho apprezzato tanto questo romanzo, ovvero i personaggi. Anzi, il personaggio: Lena.
In Delirium abbiamo conosciuto una ragazza docile, abituata a seguire le regole, a non disobbedire, a fare quello che le veniva chiesto. Ma in Pandemonium le è stato portato via tutto. Lena ha perso la sua famiglia, ha perso la sua migliore amica, ha perso Alex. E ora non le rimane che la rabbia verso le persone che credeva fidate fino a poco tempo prima, persone che invece le hanno sempre e solo mentito e nascosto la verità. La Lena di questo libro è coraggiosa, forte e intraprendente. Credo che sia questo il vero motivo per cui la Oliver ha deciso di strutturare il romanzo con la particolarità del Then e del Now. Perché nel Then vediamo Lena che impara a vivere come un Invalida ed inizia a covare odio. Nel Now vediamo il risultato finale della nuova Lena.
Un nuovo personaggio che ci viene introdotto è Raven. Raven è una giovane donna Invalida, colei che guida il gruppo nel quale finisce Lena e le fa da madre, sorella, amica, mentore. Colei che le ripete fino alla nausea di seppellire la sua vecchia vita. Che le dice che non c'è nessun "prima", che c'è solo il presente e il futuro. Nonostante alla fine alcune sue azioni mi abbiano fatto leggermente irritare, è uno dei personaggi migliori del libro, che mi ha colpito in più di un senso.
Poi, per quanto sia ancora indecisa su cosa dire a proposito, mi sento in dovere di parlare di lui. Il terzo incomodo. Julian. Non so se sia spoiler dire che ci sarà un triangolo amoroso in Pandemonium, spero di no. In ogni caso, c'è. Ed è così irritante ma allo stesso tempo così bello da essere uno degli innumerevoli punti su cui mi sono sentita in contrasto. Julian è un personaggio che mi è piaciuto. A parte il fatto che Alex è Alex e che nessuno potrà mai sostituirlo; a parte il fatto che la mia speranza verso una ricomparsa di Alex era presente fino all'ultimo; insomma, a parte ALEX; Julian è un bel personaggio. Non dico altro, solo che la Oliver non ha a mio parere creato un triangolo amoroso tanto-perché-è-di-moda, come fanno molti autori, ma l'ha fatto per una ragione e l'ha fatto anche bene.
Una cosa che forse può essere definita negativa è la prevedibilità che talvolta ho ritrovato nello svolgersi delle vicende. A volte era facilmente intuibile cosa sarebbe successo in seguito, ma non per questo posso dire che il libro sia stato noioso o meno d'impatto. Anzi, dato che in questa recensione non riesco proprio ad essere oggettiva, il fatto che, seppur prevedibile, Pandemonium sia riuscito a stupirmi più di una volta e a farmi provare decine di emozioni differenti, è decisamente notevole.
Detto questo, due parole sul finale. Quando ho letto l'ultima riga, anzi, l'ultima parola (!), ho girato pagina alla ricerca del seguito e vedere il vuoto mi ha scandalizzata. Sono tornata indietro, ho riletto, ho rigirato pagina, ma avevo capito bene: quella era la fine. In quel momento un centinaio di emozioni si sono riversate su di me tutte insieme e mi hanno fatto venire una grande voglia di piangere, ridere, gridare, ballare, saltare, lanciare il libro fuori dalla finestra e ultimo ma non meno importante, andare da Lauren Oliver e obbligarla a scrivermi il seguito all'istante. Alla fine sono rimasta immobile in stato di shock, incapace di credere che un essere umano possa di proposito infliggere una tale sofferenza a qualcun altro (e sto parlando della crudeltà di Lauren Oliver).
Se possibile questo finale è persino peggio di quello di Delirium. Là c'era tristezza, sconforto e lacrime per il sacrificio di Alex: in Pandemonium c'era semplicemente stupore al limite del sopportabile e una ferma negazione che quella potesse essere la fine. Eppure è così. Lauren Oliver ha deciso di ricostruire il nostro fragile cuore da lei calpestato, solo per poterlo devastare di nuovo con maggiore forza. E tutto quello che mi rimane da fare è aspettare fino a marzo (insomma, MARZO!) per poter leggere Requiem che, sono certa, sarà la degna conclusione di una delle migliori saghe che abbia mai letto.
Nel caso le mie emozioni confuse vi abbiano indotto in inganno non facendovi capire se Pandemonium mi sia piaciuto o meno, lo specifico: l'ho amato. In modo diverso da Delirium, perché è un libro completamente diverso, ma l'ho amato. Perché Lauren Oliver per quanto crudele è un genio, perché ha uno stile capace di incantarti, perché soltanto un libro spettacolare come questo può farti provare una tale quantità di emozioni da sconvolgerti.
http://clary-booktime.blogspot.it/2012/08/recensione-pandemonium.html
Delirium era stato uno dei miei romanzi preferiti, ci aveva introdotto ad un mondo distopico ben strutturato, dove l'amore era considerato una malattia e le emozioni venivano bandite dalla vita degli umani attraverso una cura. E in questo mondo, avevamo imparato a conoscere Lena, una ragazza timida, convinta che la cura fosse tutto quello di cui aveva bisogno, senza un solo pensiero sconveniente sulla società in cui viveva; e Alex, un ragazzo non curato, un Invalido, parte di quelle persone che ancora credevano nell'amore e nel valore dei sentimenti. La Oliver aveva creato un libro spettacolare, un'opera d'arte con un giovane amore tra i due protagonisti capace di scavarsi un posto nel mio cuore e insediarsi lì a forza. Con uno stile poetico, una narrazione incalzante e un'abilità unica, era riuscita a farmi adorare Delirium alla follia, fino al finale straziante dove aveva letteralmente frantumato il mio piccolo cuore di lettrice.
Non posso dire che Pandemonium mi abbia deluso, mentirei. Tuttavia non era come mi aspettavo: era addirittura meglio. Ha saputo infondermi una tale marea di emozioni da sconvolgermi, facendomi provare un enorme numero di sentimenti contrastanti (decisamente contrastanti).
In Pandemonium la storia riprende esattamente dove era finita in Delirium: Alex che si è sacrificato per Lena rimanendo dall'altra parte della recensione e la ragazza che si addentra sempre di più nelle Terre Selvagge, alla ricerca degli Invalidi, per diventare una di loro. I capitoli si alternano suddivisi in Then, dove vediamo la vita di Lena immediatamente dopo Delirium e in Now, dove seguiamo le sue vicende come membro della Resistenza infiltrata a New York.
Questa scelta stilistica della Oliver mi è piaciuta ma non mi è piaciuta. Da una parte infatti è una decisione che ho apprezzato particolarmente per l'originalità e il fatto che in questo modo è stato impossibile annoiarsi, ma dall'altra mi sono spesso ritrovata più interessata al Now che al Then, avendo così la tentazione di saltare i capitoli riguardo il passato (non l'ho mai fatto, ma la tentazione c'era).
Sulla trama non voglio dire molto, credo infatti che apprezzerete come me scoprire Pandemonium pagina dopo pagina, senza nessuna idea di quello che vi aspetta.
Una cosa di cui voglio parlare è uno dei maggiori motivi per cui ho apprezzato tanto questo romanzo, ovvero i personaggi. Anzi, il personaggio: Lena.
In Delirium abbiamo conosciuto una ragazza docile, abituata a seguire le regole, a non disobbedire, a fare quello che le veniva chiesto. Ma in Pandemonium le è stato portato via tutto. Lena ha perso la sua famiglia, ha perso la sua migliore amica, ha perso Alex. E ora non le rimane che la rabbia verso le persone che credeva fidate fino a poco tempo prima, persone che invece le hanno sempre e solo mentito e nascosto la verità. La Lena di questo libro è coraggiosa, forte e intraprendente. Credo che sia questo il vero motivo per cui la Oliver ha deciso di strutturare il romanzo con la particolarità del Then e del Now. Perché nel Then vediamo Lena che impara a vivere come un Invalida ed inizia a covare odio. Nel Now vediamo il risultato finale della nuova Lena.
Un nuovo personaggio che ci viene introdotto è Raven. Raven è una giovane donna Invalida, colei che guida il gruppo nel quale finisce Lena e le fa da madre, sorella, amica, mentore. Colei che le ripete fino alla nausea di seppellire la sua vecchia vita. Che le dice che non c'è nessun "prima", che c'è solo il presente e il futuro. Nonostante alla fine alcune sue azioni mi abbiano fatto leggermente irritare, è uno dei personaggi migliori del libro, che mi ha colpito in più di un senso.
Poi, per quanto sia ancora indecisa su cosa dire a proposito, mi sento in dovere di parlare di lui. Il terzo incomodo. Julian. Non so se sia spoiler dire che ci sarà un triangolo amoroso in Pandemonium, spero di no. In ogni caso, c'è. Ed è così irritante ma allo stesso tempo così bello da essere uno degli innumerevoli punti su cui mi sono sentita in contrasto. Julian è un personaggio che mi è piaciuto. A parte il fatto che Alex è Alex e che nessuno potrà mai sostituirlo; a parte il fatto che la mia speranza verso una ricomparsa di Alex era presente fino all'ultimo; insomma, a parte ALEX; Julian è un bel personaggio. Non dico altro, solo che la Oliver non ha a mio parere creato un triangolo amoroso tanto-perché-è-di-moda, come fanno molti autori, ma l'ha fatto per una ragione e l'ha fatto anche bene.
Una cosa che forse può essere definita negativa è la prevedibilità che talvolta ho ritrovato nello svolgersi delle vicende. A volte era facilmente intuibile cosa sarebbe successo in seguito, ma non per questo posso dire che il libro sia stato noioso o meno d'impatto. Anzi, dato che in questa recensione non riesco proprio ad essere oggettiva, il fatto che, seppur prevedibile, Pandemonium sia riuscito a stupirmi più di una volta e a farmi provare decine di emozioni differenti, è decisamente notevole.
Detto questo, due parole sul finale. Quando ho letto l'ultima riga, anzi, l'ultima parola (!), ho girato pagina alla ricerca del seguito e vedere il vuoto mi ha scandalizzata. Sono tornata indietro, ho riletto, ho rigirato pagina, ma avevo capito bene: quella era la fine. In quel momento un centinaio di emozioni si sono riversate su di me tutte insieme e mi hanno fatto venire una grande voglia di piangere, ridere, gridare, ballare, saltare, lanciare il libro fuori dalla finestra e ultimo ma non meno importante, andare da Lauren Oliver e obbligarla a scrivermi il seguito all'istante. Alla fine sono rimasta immobile in stato di shock, incapace di credere che un essere umano possa di proposito infliggere una tale sofferenza a qualcun altro (e sto parlando della crudeltà di Lauren Oliver).
Se possibile questo finale è persino peggio di quello di Delirium. Là c'era tristezza, sconforto e lacrime per il sacrificio di Alex: in Pandemonium c'era semplicemente stupore al limite del sopportabile e una ferma negazione che quella potesse essere la fine. Eppure è così. Lauren Oliver ha deciso di ricostruire il nostro fragile cuore da lei calpestato, solo per poterlo devastare di nuovo con maggiore forza. E tutto quello che mi rimane da fare è aspettare fino a marzo (insomma, MARZO!) per poter leggere Requiem che, sono certa, sarà la degna conclusione di una delle migliori saghe che abbia mai letto.
Nel caso le mie emozioni confuse vi abbiano indotto in inganno non facendovi capire se Pandemonium mi sia piaciuto o meno, lo specifico: l'ho amato. In modo diverso da Delirium, perché è un libro completamente diverso, ma l'ho amato. Perché Lauren Oliver per quanto crudele è un genio, perché ha uno stile capace di incantarti, perché soltanto un libro spettacolare come questo può farti provare una tale quantità di emozioni da sconvolgerti.
http://clary-booktime.blogspot.it/2012/08/recensione-pandemonium.html
“But you can build a future out of anything. A scrap, a flicker. The desire to go forward, slowly, one foot at a time. You can build an airy city out of ruins.”
Well, this is one of the few occasions in YA where the sequel doesn't disappoint.
In Delirium we watched the old Lena struggle with her fear and being all helpless, but I'm glad to say that Lena totally grew a backbone here. It's like Lena evolved into a finer and stronger character, not hesitating and not whining. She became independent somewhat and I love how Lauren Oliver morphed her into this new Lena, much better than the first one.
"I am not born all at once, the new Lena.
Step by step -- and then, inch by inch.
Crawling, insides curled into dust, mouth full of the taste of smoke.
Fingernail by fingernail, like a worm.
That is how she comes into the world, the new Lena."
The addition of the new characters seemed to brighten the story more. I became concern with a few of them and although the environment is not uncommon to me (for I read a few dystopias before) still, I became curious on how these people survived in the Wilds. The alternating POVs from "Then" and "Now" is unique and efficient in telling and smoothing the story -- like a hint of the past and the present -- but can be sometimes dragging, too.
Now, as for the new love interest, Julian Fineman...I should say that I liked him like I did for Alex. I just don't know who's I'm vying for. I actually forgot what's Alex like in the first book but still remember that he's pretty adorable. But if it comes to chemistry, I think I'll have to choose Julian and Lena for that. Their relationship developed slowly and nicely through the course of the book unlike in Delirium where Alex and Lena's relationship is kinda rushed.
“I wonder if this is how people always get close: They heal each other's wounds; they repair the broken skin.”
One problem of this book is that it is slow. I remember having to put down this book several times before I became suck into it. For a dystopian, this sure is a light one. The pacing drags and the plot is...plain. Although I am curious to find out what's next, I find the book lacking in action, any signs of rebellion or any complicated twists that can make my heart race.
Another thing is although the plot twist
Spoiler
that everything is just a test for Lena and an act of revenge for the ZombiesSpoiler
Alex.Alive.Breathing!Well, let's just see where this is going at Requiem.
If you are disappointed at Delirium, don't let it hinder you from reading this book! It is a much better sequel, with a great character development and big revelations.
Now, off to the last book!
Lena dared to love another and now only ashes remain. She allowed the perilous amora deliria novosa to infect her mind; to trample over her sanity and inspire her with unthinkable insurgence. Except, the disease does not exist. It is a lie. Pandemonium reveals the emotional mania in the aftermath of loss: plummeting grief for Alex and for her lost life, her foster family and her best friend. From the fragile shell of her former self, Lena is reborn into nascent refuge and finally into a hardened spy and rebel. Anger, towards the authorities that impose the cure, spurs her resistance in a piece that is teeming with grit, inadequacy and a craving for change. It is a novel of survival in the destitute wilderness beyond the fences of society and the duplicity that sustains the government’s most extensive lie. Defiance is Lena’s catalyst - and the memory of how they shot Alex before her very eyes - as she discovers the tools to provoke a revolution. Lauren Oliver crafts an eloquent sequel; a chaotic adventure that awakens the reality of a tyrannic rule, pushing her characters towards the agonising pinnacle of human pain.
She cannot forget that night when she raced to the fence, narrowly escaping the authorities, whilst Alex sacrificed himself for her. All she could do was run into the dark and barren wasteland, away from those who would seize her too. Alex was her reason for escaping this society of lies, but if he is gone - if he is dead - what reason does Lena have to survive? The plan to flee the society that denied them of loving one another, has failed. Stricken with grief, fear and the exhaustion of this emotional upheaval, Lena ploughs frantically through the Wilds until her body crumbles. From here, the narration is divided between the ‘then’ and ‘now’: first of her time in the Wilds and later where Lena is undercover in the state of New York. Struggling with the squalor beyond the fences; the crude living conditions, the lack of privacy, without the comforts of food or fresh water, Lena realises how selfish she has been and how desperate these people must be to love. Misery prevents the main character from moving forward initially, and has left her a damaged shell, lacking drive or the will to exist. The Invalids may be gaunt, but they are thick-skinned survivors who nurture Lena back to health, training her to be ruthless and infecting her with resistance. When the author enters the ‘now’ narration, which takes place in the future, Lena’s brawn is evident. Returning to the oppressed society that she once fled, Lena is living a lie. Posing as a cured Valid, she observes the activist entity, Deliria-Free America, and specifically Julian Fineman, who is captured by a violent bunch of Scavengers.
Lena is active; propelled by resistance and inner strength, she is a mature young lady committed to the rebellion. Honed and confident in her own skin, Lena does not flinch at the prospect of being questioned by authority, relying on her fake identity to succeed in her undercover operation. With the acceptance of love, Lena has grown to know hate - for those still accepting the cure, for the people that administer it, and for the DFA who are planting lies in the minds of every man, woman and child. In Pandemonium, Lena’s characterisation redefines her outlook on love, as she finds herself motivated by its dark qualities: pain, anger and grief. During a government rally to promote the cure, a group of vicious Invalids - Scavengers - intercept and kidnap Julian Fineman. As Lena pursues them into the dark tunnels of the city, she become another victim of their brutality. Confined to a cell with no windows and without a weapon to escape, the pair are reduced to conversation of the cure, of love and of Julian’s upsetting memories. In spite of his polished exterior and his anxiety, that has festered due to the confines of society and the pressure of his father, they find harmony and Julian offers Lena relief from her lamentation. There is role reversal here; as Lena takes charge of her direction, instead of being reliant or meek, whilst Julian portrays a very similar dynamic to the ‘old’ Lena. Fragile and conforming as Lena once was, their time in the small cell allows Julian to begin considering love. If it possible for the enemy to understand the illegality of love and yet begin to dabble in proscribed passion, then surely love cannot be a disease at all. It is elevating for Lena and the audience to experience his transformation and to repeat first love once again. The author deliberately leaves holes in his character, however, to taint Julian as unworthy or perhaps insufficient for Lena. It is painful to conclude that Julian and Alex, whilst both sharing great moments with Lena, are different in their romance - and that not all love works.
Love, being the nucleus of the story, continues to be dissected in Pandemonium. Rather than persisting with the forbidden love, that the former illustrated with finesse, the author advances her study by probing whether it is possible to love an enemy. Can an enemy be converted to understand - empathise even - for those on the opposing side of the debate? Lena cannot help wounding herself as she falls in love once more: her memories of Alex, and her loyalty to this first love, makes trusting someone new arduous and utterly tendering. As she finally relaxes her hold on grief, falling in a sense of calm and closure on the past, the conclusion explodes with a startling decision that will turn her emotional state into turmoil. Oliver leaves this novel with the main character stranded and torn between all that she has endured through the course of this tale. After her first taste of love wet her appetite, Lena’s hunger for even a trickle of romance is worth the greatest risks. Rather than focusing on the bliss of new romance, or of first love, this novel deals with the aftermath. The heartbreak that follows the end of a romance and asks whether love is worth such pain.
Oliver has a talent for formulating a vivid tale out of the mists of the human imagination; thickening the action and tainting Lena with pain and loss. It is a commendable sequel, one that rivals other dystopian efforts in its ability to not stagnate but to evolve. The writing is sharp yet controlled, imbued with lyrical prose and stirring notions which keep the audience engaged thematically. Delirium had a dream-like quality where Lena debates the disease profusely. Here, in the follow-up, there is little time for such introspection as she races from one moment to the next. Pandemonium is a mobile piece, immediate, chilling and one that leans on adventure and excitement. There are no attachments to family, friends, a home or a love interest, for a large segment of this novel, which enables the main character time to explore herself and to reach further into the structure of this society. For example, the Invalids, Scavengers and the DFA act as new sources of world-building, that collectively signify the depth of America’s duplicity. The Scavengers are neither Invalid nor Valid, but a volatile middle-ground, they will wreck havoc in their path, burning, stealing and turning the world aflame to gain what they desire. Aside from the core concerns of totalitarianism and the concept of love as a disease, thematically this sequel ventures into scientific manipulation of emotion and spiritual well-being. After all, the government of this futuristic society claims that a loveless life is a painless one. This warped perspective is confident that there is nothing to fear in a world without love. Happiness is supposedly ensured. But these fundamentals are immoral and unreasonable, disallowing citizens the freedom to make their own decisions, and hence, mistakes.
As the cracks enlarge the facade flakes away, the true America is revealed: a tangled mess, rife with corruption, tension and uncertainty. Pandemonium contrasts the vapid governance of the American society with the ghostly wilderness that exists outside, where the burnout world remains as a haunting warning. Lena rises to improbable heights in this cold, loveless America, repelling a government who burns innocent people and wishes to eradicate defiance, squashing them under its might as if they are no more than irritating insects. Profound in her appreciation of life, Oliver plunges into conspiracies and subverts, violence and fear and yet does not allow the discretion of the authorities impede Lena. But with freedom there comes a cost; “The flip side of freedom is this: when you’re completely free, you’re also completely on your own.” Rebellion is responsibility; it is dependance, fear, selflessness. It is the duty to a nation that is oblivious to a lie that they abide by every day.
She cannot forget that night when she raced to the fence, narrowly escaping the authorities, whilst Alex sacrificed himself for her. All she could do was run into the dark and barren wasteland, away from those who would seize her too. Alex was her reason for escaping this society of lies, but if he is gone - if he is dead - what reason does Lena have to survive? The plan to flee the society that denied them of loving one another, has failed. Stricken with grief, fear and the exhaustion of this emotional upheaval, Lena ploughs frantically through the Wilds until her body crumbles. From here, the narration is divided between the ‘then’ and ‘now’: first of her time in the Wilds and later where Lena is undercover in the state of New York. Struggling with the squalor beyond the fences; the crude living conditions, the lack of privacy, without the comforts of food or fresh water, Lena realises how selfish she has been and how desperate these people must be to love. Misery prevents the main character from moving forward initially, and has left her a damaged shell, lacking drive or the will to exist. The Invalids may be gaunt, but they are thick-skinned survivors who nurture Lena back to health, training her to be ruthless and infecting her with resistance. When the author enters the ‘now’ narration, which takes place in the future, Lena’s brawn is evident. Returning to the oppressed society that she once fled, Lena is living a lie. Posing as a cured Valid, she observes the activist entity, Deliria-Free America, and specifically Julian Fineman, who is captured by a violent bunch of Scavengers.
Lena is active; propelled by resistance and inner strength, she is a mature young lady committed to the rebellion. Honed and confident in her own skin, Lena does not flinch at the prospect of being questioned by authority, relying on her fake identity to succeed in her undercover operation. With the acceptance of love, Lena has grown to know hate - for those still accepting the cure, for the people that administer it, and for the DFA who are planting lies in the minds of every man, woman and child. In Pandemonium, Lena’s characterisation redefines her outlook on love, as she finds herself motivated by its dark qualities: pain, anger and grief. During a government rally to promote the cure, a group of vicious Invalids - Scavengers - intercept and kidnap Julian Fineman. As Lena pursues them into the dark tunnels of the city, she become another victim of their brutality. Confined to a cell with no windows and without a weapon to escape, the pair are reduced to conversation of the cure, of love and of Julian’s upsetting memories. In spite of his polished exterior and his anxiety, that has festered due to the confines of society and the pressure of his father, they find harmony and Julian offers Lena relief from her lamentation. There is role reversal here; as Lena takes charge of her direction, instead of being reliant or meek, whilst Julian portrays a very similar dynamic to the ‘old’ Lena. Fragile and conforming as Lena once was, their time in the small cell allows Julian to begin considering love. If it possible for the enemy to understand the illegality of love and yet begin to dabble in proscribed passion, then surely love cannot be a disease at all. It is elevating for Lena and the audience to experience his transformation and to repeat first love once again. The author deliberately leaves holes in his character, however, to taint Julian as unworthy or perhaps insufficient for Lena. It is painful to conclude that Julian and Alex, whilst both sharing great moments with Lena, are different in their romance - and that not all love works.
Love, being the nucleus of the story, continues to be dissected in Pandemonium. Rather than persisting with the forbidden love, that the former illustrated with finesse, the author advances her study by probing whether it is possible to love an enemy. Can an enemy be converted to understand - empathise even - for those on the opposing side of the debate? Lena cannot help wounding herself as she falls in love once more: her memories of Alex, and her loyalty to this first love, makes trusting someone new arduous and utterly tendering. As she finally relaxes her hold on grief, falling in a sense of calm and closure on the past, the conclusion explodes with a startling decision that will turn her emotional state into turmoil. Oliver leaves this novel with the main character stranded and torn between all that she has endured through the course of this tale. After her first taste of love wet her appetite, Lena’s hunger for even a trickle of romance is worth the greatest risks. Rather than focusing on the bliss of new romance, or of first love, this novel deals with the aftermath. The heartbreak that follows the end of a romance and asks whether love is worth such pain.
Oliver has a talent for formulating a vivid tale out of the mists of the human imagination; thickening the action and tainting Lena with pain and loss. It is a commendable sequel, one that rivals other dystopian efforts in its ability to not stagnate but to evolve. The writing is sharp yet controlled, imbued with lyrical prose and stirring notions which keep the audience engaged thematically. Delirium had a dream-like quality where Lena debates the disease profusely. Here, in the follow-up, there is little time for such introspection as she races from one moment to the next. Pandemonium is a mobile piece, immediate, chilling and one that leans on adventure and excitement. There are no attachments to family, friends, a home or a love interest, for a large segment of this novel, which enables the main character time to explore herself and to reach further into the structure of this society. For example, the Invalids, Scavengers and the DFA act as new sources of world-building, that collectively signify the depth of America’s duplicity. The Scavengers are neither Invalid nor Valid, but a volatile middle-ground, they will wreck havoc in their path, burning, stealing and turning the world aflame to gain what they desire. Aside from the core concerns of totalitarianism and the concept of love as a disease, thematically this sequel ventures into scientific manipulation of emotion and spiritual well-being. After all, the government of this futuristic society claims that a loveless life is a painless one. This warped perspective is confident that there is nothing to fear in a world without love. Happiness is supposedly ensured. But these fundamentals are immoral and unreasonable, disallowing citizens the freedom to make their own decisions, and hence, mistakes.
As the cracks enlarge the facade flakes away, the true America is revealed: a tangled mess, rife with corruption, tension and uncertainty. Pandemonium contrasts the vapid governance of the American society with the ghostly wilderness that exists outside, where the burnout world remains as a haunting warning. Lena rises to improbable heights in this cold, loveless America, repelling a government who burns innocent people and wishes to eradicate defiance, squashing them under its might as if they are no more than irritating insects. Profound in her appreciation of life, Oliver plunges into conspiracies and subverts, violence and fear and yet does not allow the discretion of the authorities impede Lena. But with freedom there comes a cost; “The flip side of freedom is this: when you’re completely free, you’re also completely on your own.” Rebellion is responsibility; it is dependance, fear, selflessness. It is the duty to a nation that is oblivious to a lie that they abide by every day.
