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NEI PRIMI DUE PARAGRAFI SPOILER MINORI (le premesse del romanzo e mini-recensione)
Romanzo di fantascienza del 1953 il cui titolo originale è Childhood’s End.
Arthur C. Clarke ipotizza l’arrivo dell’astronave dei Superni, alieni che assumono il controllo della Terra. È ignota la loro provenienza, così come il loro aspetto. I Superni governano la Terra in modo pacifico, favorendo il benessere della razza umana. Ma l’utopia è impossibile da godere fino in fondo, perché i Superni hanno imposto all’uomo il divieto di tentare il viaggio spaziale.
Clarke usa queste premesse per creare una suspense che si mantiene dall’inizio alla fine del libro. Concetto fondamentale è la curiosità dell’uomo, pronto a ingegnarsi nei modo più elaborati per soddisfare la propria sete di conoscenza (chi sono i Superni? Perché sono qui? Da dove vengono? Dove vanno?). Ad essa fa da contrappunto la curiosità del lettore, solleticata da Clarke con la rete di misteri che spingono la storia lungo il corso delle decadi narrative. Le risposte arrivano, lasciando spazio a nuove domande che ci conducono al termine del racconto. La struttura è a episodi, con personaggi ed eventi che si susseguono per un secolo. Le guide del tramonto è un romanzo che, come i suoi tempi narrativi, si spinge oltre l’umano, e lo fa esprimendo una tristezza crepuscolare e infinita come l’universo che abitiamo.
SPOILER MAGGIORI ALERT
Una delle particolarità del romanzo è proprio la durata temporale dell'intreccio, che oltrepassa quella dell’esistenza dei singoli personaggi umani – mentre i Superni sono esseri millenari, unica costante vera e propria del libro (e forse non a caso).
La vicenda inizia durante la decade degli anni Cinquanta, che però non è la nostra; i riferimenti all’ordine mondiale sono vaghi, ma quando diventano più precisi rivelano i segni di un presente alternativo: l’apartheid in Sudafrica è perpetrato dai neri ai danni dei coloni bianchi – non senza un certo cattivo gusto da parte di Clarke, che forse trovava l’idea ironica, e che non si risparmia commenti inquietanti sulle buone intenzioni del colonialismo inglese in India.
La società descritta da Clarke in Le guide del tramonto è un’ipotetica variazione di quella in cui lo scrittore viveva, e ne mantiene alcune caratteristiche anche lungo lo sviluppo cronologico della trama. Pur descrivendo un futuro fantastico e il contatto con razze aliene incredibilmente evolute, Clarke non immagina una società umana dove il ruolo della donna sia diverso da quello dei suoi anni Cinquanta; si ha così che Jean, “la persona più importante dell’umanità” secondo i Superni, rimanga dall’inizio alla fine una casalinga, moglie e madre, e che la sua importanza derivi unicamente dal destino della sua prole. Nonostante le anticipazioni, Jean non farà nulla eccetto sposarsi e riprodursi.
Diversamente da Jean, i personaggi realmente importanti nel romanzo sono due uomini, Stormgren nella prima metà e Jan nella seconda, che incarnano la quintessenza della natura umana, ovvero la curiosità. Vengono entrambi aiutati da altri uomini, scienziati dalle competenze abbastanza specifiche da poter offrire un supporto tecnico ai piani ingegnosi dei protagonisti. Nel caso di Jan, l’aiuto arriverà da una sorta di Capitano Nemo che sarà complice nell’attuazione di un espediente biblico per mandare Jan nello spazio verso il pianeta dei Superni.
Nonostante la grande creatività dimostrata, gli umani in questione non si liberano mai dalla sensazione di essere stati se non manipolati, quanto meno anticipati dai Superni, e che le proprie azioni facciano parte di un disegno più grande. Il finale ha il pregio di rispondere a molte delle domande poste dal romanzo, dimostrando che in effetti i Superni sono sempre stati dieci passi avanti, ma che nemmeno loro sono onniscienti.
MEGA SPOILER
Il viaggio di Jan sul pianeta dei Superni è un momento di profonda inquietudine fantascientifica, che restituisce alla perfezione il senso di spaesamento e orrore che un essere umano proverebbe raggiungendo un ambiente alieno. Ma il suo ritorno sulla Terra ha caratteristiche altrettanto inquietanti; e con la scoperta che Jan è l’ultimo Homo Sapiens dell’Universo, gli stessi Superni acquisiscono improvvisamente un’aria molto più umana, perché sono in effetti la forma di vita più simile all’uomo rimasta in circolazione. Tutto è relativo.
Non è un caso che i Superni abbiano l’aspetto di grandi diavoli alati, perché nel cosmo descritto da Clarke hanno davvero il ruolo di angeli caduti. Sono luciferi portatori di un’evoluzione che è il principio e la fine, rinascita e distruzione, in una vera e propria ascesa dell’uomo oltre la volta celeste; ascesa che ai Superni è evolutivamente negata, così come all’angelo prediletto, quello che siede più vicino a Dio, è negato il Cielo dopo la caduta. Ma è in loro che ci riconosciamo alla fine del romanzo, e non nell'umanità sostituita. I diavoli siamo noi.
È dei Superni la tristezza cosmica del non poter mai raggiungere la Supermente che li comanda; del lettore la malinconia nell’assistere a un’ascesa che segna grandiosamente la fine del nostro pianeta.
Romanzo di fantascienza del 1953 il cui titolo originale è Childhood’s End.
Arthur C. Clarke ipotizza l’arrivo dell’astronave dei Superni, alieni che assumono il controllo della Terra. È ignota la loro provenienza, così come il loro aspetto. I Superni governano la Terra in modo pacifico, favorendo il benessere della razza umana. Ma l’utopia è impossibile da godere fino in fondo, perché i Superni hanno imposto all’uomo il divieto di tentare il viaggio spaziale.
Clarke usa queste premesse per creare una suspense che si mantiene dall’inizio alla fine del libro. Concetto fondamentale è la curiosità dell’uomo, pronto a ingegnarsi nei modo più elaborati per soddisfare la propria sete di conoscenza (chi sono i Superni? Perché sono qui? Da dove vengono? Dove vanno?). Ad essa fa da contrappunto la curiosità del lettore, solleticata da Clarke con la rete di misteri che spingono la storia lungo il corso delle decadi narrative. Le risposte arrivano, lasciando spazio a nuove domande che ci conducono al termine del racconto. La struttura è a episodi, con personaggi ed eventi che si susseguono per un secolo. Le guide del tramonto è un romanzo che, come i suoi tempi narrativi, si spinge oltre l’umano, e lo fa esprimendo una tristezza crepuscolare e infinita come l’universo che abitiamo.
SPOILER MAGGIORI ALERT
Una delle particolarità del romanzo è proprio la durata temporale dell'intreccio, che oltrepassa quella dell’esistenza dei singoli personaggi umani – mentre i Superni sono esseri millenari, unica costante vera e propria del libro (e forse non a caso).
La vicenda inizia durante la decade degli anni Cinquanta, che però non è la nostra; i riferimenti all’ordine mondiale sono vaghi, ma quando diventano più precisi rivelano i segni di un presente alternativo: l’apartheid in Sudafrica è perpetrato dai neri ai danni dei coloni bianchi – non senza un certo cattivo gusto da parte di Clarke, che forse trovava l’idea ironica, e che non si risparmia commenti inquietanti sulle buone intenzioni del colonialismo inglese in India.
La società descritta da Clarke in Le guide del tramonto è un’ipotetica variazione di quella in cui lo scrittore viveva, e ne mantiene alcune caratteristiche anche lungo lo sviluppo cronologico della trama. Pur descrivendo un futuro fantastico e il contatto con razze aliene incredibilmente evolute, Clarke non immagina una società umana dove il ruolo della donna sia diverso da quello dei suoi anni Cinquanta; si ha così che Jean, “la persona più importante dell’umanità” secondo i Superni, rimanga dall’inizio alla fine una casalinga, moglie e madre, e che la sua importanza derivi unicamente dal destino della sua prole. Nonostante le anticipazioni, Jean non farà nulla eccetto sposarsi e riprodursi.
Diversamente da Jean, i personaggi realmente importanti nel romanzo sono due uomini, Stormgren nella prima metà e Jan nella seconda, che incarnano la quintessenza della natura umana, ovvero la curiosità. Vengono entrambi aiutati da altri uomini, scienziati dalle competenze abbastanza specifiche da poter offrire un supporto tecnico ai piani ingegnosi dei protagonisti. Nel caso di Jan, l’aiuto arriverà da una sorta di Capitano Nemo che sarà complice nell’attuazione di un espediente biblico per mandare Jan nello spazio verso il pianeta dei Superni.
Nonostante la grande creatività dimostrata, gli umani in questione non si liberano mai dalla sensazione di essere stati se non manipolati, quanto meno anticipati dai Superni, e che le proprie azioni facciano parte di un disegno più grande. Il finale ha il pregio di rispondere a molte delle domande poste dal romanzo, dimostrando che in effetti i Superni sono sempre stati dieci passi avanti, ma che nemmeno loro sono onniscienti.
MEGA SPOILER
Il viaggio di Jan sul pianeta dei Superni è un momento di profonda inquietudine fantascientifica, che restituisce alla perfezione il senso di spaesamento e orrore che un essere umano proverebbe raggiungendo un ambiente alieno. Ma il suo ritorno sulla Terra ha caratteristiche altrettanto inquietanti; e con la scoperta che Jan è l’ultimo Homo Sapiens dell’Universo, gli stessi Superni acquisiscono improvvisamente un’aria molto più umana, perché sono in effetti la forma di vita più simile all’uomo rimasta in circolazione. Tutto è relativo.
Non è un caso che i Superni abbiano l’aspetto di grandi diavoli alati, perché nel cosmo descritto da Clarke hanno davvero il ruolo di angeli caduti. Sono luciferi portatori di un’evoluzione che è il principio e la fine, rinascita e distruzione, in una vera e propria ascesa dell’uomo oltre la volta celeste; ascesa che ai Superni è evolutivamente negata, così come all’angelo prediletto, quello che siede più vicino a Dio, è negato il Cielo dopo la caduta. Ma è in loro che ci riconosciamo alla fine del romanzo, e non nell'umanità sostituita. I diavoli siamo noi.
È dei Superni la tristezza cosmica del non poter mai raggiungere la Supermente che li comanda; del lettore la malinconia nell’assistere a un’ascesa che segna grandiosamente la fine del nostro pianeta.