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Todella vaikea arvotella näin henkilökohtaista kirjaa. Kirja tuli minulle monen mutkan kautta, olin viemässä sitä jo pois, kun päätin kuitenkin lukea tämän. Kirja kertoo nimensä mukaisesti vankeudesta, mutta myös ajasta ennen ja jälkeen tapahtumaa. Koskettavaa oli lukea myös vapautumisen jälkeen läheisten kanssa kohtaamisesta.
I’m so surprised that other reviews for this book can be so negative. This is so well written and amazing of Natascha to share her personal experiences with such torment. People are mad that she didn’t share details of her sexual relationship with her kidnapper but it’s her story, she gets to decide what she wants the world to know about. She has such an insightful mind when describing her experiences and in her empathy as well. I am amazed and in awe of her perseverance, bravery, and strength throughout and after the entire imprisonment. For many of us, we would not be able to live through what she has had to and for that I applaud and wish her everything she wants in this world.
dark
inspiring
sad
medium-paced
vēl šausminošāk par viņas piedzīvoto, dzīvojot gūstā, ir apraksts par viņas bērnību pirms nolaupīšanas
dark
emotional
informative
sad
tense
medium-paced
challenging
dark
emotional
informative
sad
tense
medium-paced
Non posso dire di ricordare con esattezza la notizia del rapimento di Natascha Kampusch: i volti e i nomi delle bambine rapite negli anni '90 in Europa si confondono nella memoria, e solo alcuni ne emergono con chiarezza; ma ricordo la notizia della sua liberazione -o meglio, auto-liberazione-, avvenuta dopo ben otto anni e mezzo, il clamore, le interviste, le ipotesi.
Ebbene, dopo aver letto questo libro, in cui comunque l'autrice molto tace, è lecito dire che l'orrore di cui è capace un essere umano, e le sofferenze che può arrecare ad un suo simile -in questo caso una bambina di soli 10 anni-, superano qualsiasi immaginazione. E infatti ho corso molto per terminare 3096 giorni, perché volevo che lei riuscisse a scappare via, e a liberarsi dal suo incubo.
Non starò qui a riassumere fatti, maltrattamenti ed umiliazioni, non credo che lo scopo del libro fosse questo.
La storia che ci racconta Natascha Kampusch, infatti, ci dà modo di riflettere su molte questioni: sul fatto che nessuno sia del tutto buono o cattivo; sulla responsabilità che hanno la società e la famiglia nella creazione dei cosiddetti "mostri"; sul coraggio e la forza che possono avere i bambini; sulla reazione che ha il mondo nei confronti delle "vittime".
E' questo un argomento che lascia molto amaro in bocca: l'autrice, infatti, pone l'attenzione sul fatto che una persona che ha subito abusi riceve solidarietà ed affetto da chi non ha vissuto la sua esperienza, solo finché resta "vittima", se è ormai spezzata e può considerare distrutta la sua vita.
Ma se questa persona, invece, si mostra forte, desiderosa di andare avanti, di parlare di ciò che le è accaduto e cercare di comprenderlo, di trovare del buono in chi le ha fatto tanto male, allora viene abbandonata, disprezzata, a volte addirittura odiata, tacciata di essere preda della sindrome di Stoccolma.
Cosa può offrire allora la società a queste persone che hanno sofferto tanto, quale conforto, quale comprensione, se non accetta che gli stereotipi, e rifiuta qualsiasi accenno alla forza d'animo e alla speranza?
http://iltesorodicarta.blogspot.it/
Ebbene, dopo aver letto questo libro, in cui comunque l'autrice molto tace, è lecito dire che l'orrore di cui è capace un essere umano, e le sofferenze che può arrecare ad un suo simile -in questo caso una bambina di soli 10 anni-, superano qualsiasi immaginazione. E infatti ho corso molto per terminare 3096 giorni, perché volevo che lei riuscisse a scappare via, e a liberarsi dal suo incubo.
Non starò qui a riassumere fatti, maltrattamenti ed umiliazioni, non credo che lo scopo del libro fosse questo.
La storia che ci racconta Natascha Kampusch, infatti, ci dà modo di riflettere su molte questioni: sul fatto che nessuno sia del tutto buono o cattivo; sulla responsabilità che hanno la società e la famiglia nella creazione dei cosiddetti "mostri"; sul coraggio e la forza che possono avere i bambini; sulla reazione che ha il mondo nei confronti delle "vittime".
E' questo un argomento che lascia molto amaro in bocca: l'autrice, infatti, pone l'attenzione sul fatto che una persona che ha subito abusi riceve solidarietà ed affetto da chi non ha vissuto la sua esperienza, solo finché resta "vittima", se è ormai spezzata e può considerare distrutta la sua vita.
Ma se questa persona, invece, si mostra forte, desiderosa di andare avanti, di parlare di ciò che le è accaduto e cercare di comprenderlo, di trovare del buono in chi le ha fatto tanto male, allora viene abbandonata, disprezzata, a volte addirittura odiata, tacciata di essere preda della sindrome di Stoccolma.
Cosa può offrire allora la società a queste persone che hanno sofferto tanto, quale conforto, quale comprensione, se non accetta che gli stereotipi, e rifiuta qualsiasi accenno alla forza d'animo e alla speranza?
http://iltesorodicarta.blogspot.it/
challenging
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emotional
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medium-paced
dark
emotional
sad
tense
fast-paced
Chilling!! She's very determined and strong minded, she made her point about the Stockholm Syndrom and leaves us thinking about those grey areas between black and white, between good and evil.