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4.13 AVERAGE
4.13 AVERAGE
What is that quote, that one that says that you cannot read some books, you can only reread them. Here is one. Rampant poetry that you ride, crest in and crest out of the waves of words that flow in such a way that one sentence is one of many, a social construct like the bees and the birds flocking in the sky. Fluidity does little justice to this book. One word does not exist without all the rest, and it is better to float through the sentences rather than tear them down and open into some semblance of meaning. Reread to your pleasure until the meanings flow through without excessive force on your part, otherwise they'll drip through your fingers as fast as thought. Oh Bernard, you and your phrases, ones that at the end did not show your friends to the world in the way that they have melded together and to you. They cannot convey Neville's love, Susan's hate, Louis' past lives, Jinny's aesthetics, Rhoda's water, your story. Virginia herself may not have accomplished it, for who can say they have compared and contrasted between these pages and her mind. We do get a small insight though. And that is worth everything.
It feels unfair of me to rate this book...
As far as ‘abstract mystical eyeless playpoems’ without tone or characters go, this was a smashing success!
However, as a novel, it's a slog...but it's NOT a novel, so that’s hardly a valid statement...
The last part, which adopts a more traditional structure and brings clarity to the thesis and story, is excellent...but she admits in this section that she is pretending, probably for our sake, that life is a plain and logical story...
The good news is that having read this makes me want to read her other works. Woolf was obviously brilliant and talented and had lots of interesting things to say.
Lots of great quotes throughout as well, if you can stay alert long enough to find them.
As far as ‘abstract mystical eyeless playpoems’ without tone or characters go, this was a smashing success!
However, as a novel, it's a slog...but it's NOT a novel, so that’s hardly a valid statement...
The last part, which adopts a more traditional structure and brings clarity to the thesis and story, is excellent...but she admits in this section that she is pretending, probably for our sake, that life is a plain and logical story...
The good news is that having read this makes me want to read her other works. Woolf was obviously brilliant and talented and had lots of interesting things to say.
Lots of great quotes throughout as well, if you can stay alert long enough to find them.
Beautiful. Perfection. Hardly a plot to speak of, except the passing of time from childhood to death. Fantastic realization of what can be done with the novel form. So full of life and longing it's hard to bear but hard to put down.
emotional
reflective
sad
I have complicated feelings about this book. It feels to me like a good book, a book I _should_ like, a book I wish I did like. And yet reading it felt like a chore. As beautiful as was the prose, as captivating as were individual lines, as outwardly intriguing was the structure, nothing grabbed at me and nothing rooted me to it.
I love Woolf. I adored TO THE LIGHTHOUSE and MRS DALLOWAY, and I fully anticipate enjoying other of her novels. But for me, THE WAVES was too conceptual, too abstruse, not enough grounded.
I love Woolf. I adored TO THE LIGHTHOUSE and MRS DALLOWAY, and I fully anticipate enjoying other of her novels. But for me, THE WAVES was too conceptual, too abstruse, not enough grounded.
Ho sempre trovato Virginia Woolf di una scorrevolezza e chiarezza incredibile, poesia in prosa, e tempo due libri (La signora Dalloway e Al faro) ero già pronto a considerarla una delle mie autrici preferite. Anche Orlando era molto bello. Premetto questo per sfatare il mito di "Virginia Woolf si ama o si odia": Virginia Woolf si può smettere di amare tranquillamente se di mezzo c'è più sperimentazione del solito.
Nelle Onde sei amici si alternano in soliloqui e ogni tanto i soliloqui vengono interrotti da degli interludi di una noia mortale, «prose liriche in corsivo». Niente più flusso di coscienza, misto di narrazione e pensieri, pensieri palesemente della Woolf, ma che comunque legano il tutto e rendono l'esperienza di lettura finalizzata allo scopo. I soliloqui sono tutti rivolti a loro stessi, sono criptici, difficili da leggere e da comprendere. Nella prefazione la Fusini dice: «Non dobbiamo sempre capire», che con tutto il rispetto è un'affermazione che mi fa cascare le braccia: se qualcosa non si capisce le cose sono due, o è difficile e c'è bisogno di più impegno o è nonsenso. Qui molto spesso mi è sembrato di leggere nonsenso. Ci sono passi di chiarezza, lucidità, splendore, che mi facevano pensare: «Ecco la Virginia che conosco!», ma perlopiù è stato un continuo rileggere, cercare di seguire, avere una vaga idea o andare avanti scrollando le spalle. Perché, cara Virginia, hai dovuto scrivere una cosa del genere?
Al di là dell'esilissimo filo conduttore (lo scorrere del tempo, la vita dei sei personaggi) e di concetti belli e scritti bene, a volte le poche cose chiare sono ripetitive all'ennesima potenza. Per dire, quante volte viene ripetuto che Louis ha l'accento australiano perché il padre fa il banchiere a Brisbane? A finire il libro ci si arriva per sfinimento con in testa sei nebulosissime macchie che dovrebbero essere i protagonisti e la loro vita.
Altra cosa che non mi è piaciuta: quando negli altri romanzi la Woolf descrive i pensieri dei personaggi si vede che c'è la sua mano e il suo filtro, e va benissimo; ma da dei soliloqui mi aspettavo qualcosa di diverso, sei voci differenti, quando invece quello che dicono i protagonisti e il modo in cui lo dicono è comunque filtrato da lei, ognuno vede gli altri e se stesso con estrema lucidità, come se fossero dentro la testa della stessa persona (e lo sono!).
Mesi fa mi sono trovato a parlare di onde usandole come metafora della depressione. Da questo libro devo ammettere che mi aspettavo qualcosa del genere, qualcosa di catartico che mi avrebbe segnato come Al faro, e invece no. Le onde rappresentano lo scorrere del tempo. Ed è triste perché nella prefazione ho scoperto che la Woolf la pensava esattamente come me: «Oh, comincia, arriva — l'orrore — fisicamente è come un'onda di dolore che monta intorno al cuore e mi aggredisce».
Se questo è quello a cui la Woolf voleva arrivare, direi che per i suoi prossimi libri procederò a ritroso. Un pizzico di sperimentale va bene, ma dio me ne scampi, mai più playpoem.
Nelle Onde sei amici si alternano in soliloqui e ogni tanto i soliloqui vengono interrotti da degli interludi di una noia mortale, «prose liriche in corsivo». Niente più flusso di coscienza, misto di narrazione e pensieri, pensieri palesemente della Woolf, ma che comunque legano il tutto e rendono l'esperienza di lettura finalizzata allo scopo. I soliloqui sono tutti rivolti a loro stessi, sono criptici, difficili da leggere e da comprendere. Nella prefazione la Fusini dice: «Non dobbiamo sempre capire», che con tutto il rispetto è un'affermazione che mi fa cascare le braccia: se qualcosa non si capisce le cose sono due, o è difficile e c'è bisogno di più impegno o è nonsenso. Qui molto spesso mi è sembrato di leggere nonsenso. Ci sono passi di chiarezza, lucidità, splendore, che mi facevano pensare: «Ecco la Virginia che conosco!», ma perlopiù è stato un continuo rileggere, cercare di seguire, avere una vaga idea o andare avanti scrollando le spalle. Perché, cara Virginia, hai dovuto scrivere una cosa del genere?
Al di là dell'esilissimo filo conduttore (lo scorrere del tempo, la vita dei sei personaggi) e di concetti belli e scritti bene, a volte le poche cose chiare sono ripetitive all'ennesima potenza. Per dire, quante volte viene ripetuto che Louis ha l'accento australiano perché il padre fa il banchiere a Brisbane? A finire il libro ci si arriva per sfinimento con in testa sei nebulosissime macchie che dovrebbero essere i protagonisti e la loro vita.
Altra cosa che non mi è piaciuta: quando negli altri romanzi la Woolf descrive i pensieri dei personaggi si vede che c'è la sua mano e il suo filtro, e va benissimo; ma da dei soliloqui mi aspettavo qualcosa di diverso, sei voci differenti, quando invece quello che dicono i protagonisti e il modo in cui lo dicono è comunque filtrato da lei, ognuno vede gli altri e se stesso con estrema lucidità, come se fossero dentro la testa della stessa persona (e lo sono!).
Mesi fa mi sono trovato a parlare di onde usandole come metafora della depressione. Da questo libro devo ammettere che mi aspettavo qualcosa del genere, qualcosa di catartico che mi avrebbe segnato come Al faro, e invece no. Le onde rappresentano lo scorrere del tempo. Ed è triste perché nella prefazione ho scoperto che la Woolf la pensava esattamente come me: «Oh, comincia, arriva — l'orrore — fisicamente è come un'onda di dolore che monta intorno al cuore e mi aggredisce».
Se questo è quello a cui la Woolf voleva arrivare, direi che per i suoi prossimi libri procederò a ritroso. Un pizzico di sperimentale va bene, ma dio me ne scampi, mai più playpoem.
Some people go to priests; others to poetry; I to my friends, I to my own heart, I to seek among phrases and fragments something unbroken - I to whom there is no beauty enough in moon or tree; to whom the touch of one person with another is all, yet who cannot grasp even that, who am so imperfect, so weak, so unspeakably lonely.”
easily one of the best books i’ve ever read, i have read this back in 2022 and decided to write a review now. i have been feeling these six characters within my soul for the past 2 years, for some parts i am the six of them and at times i am no one, if only i knew who i was. what resonated with me the most is their relationship within each other.
i think of people to whom i could say such things, Louis, Neville, Susan, Jenny and Rhoda. With them I am many-sided. They retrieve me from darkness.
i remember this quote clearly because i immediately thought of a dear dear friend that has been retrieving me from darkness for a long time and immediately showed my love and gratitude . oh to be able to stand still even though the waves are heavy because after all, only the motion is different and not oneself.
And now I ask, "Who am I?" I have been talking of Bernard, Neville, Jinny, Susan, Rhoda and Louis. Am I all of them? Am I one and distinct? I do not know.
challenging
emotional
reflective
slow-paced
Plot or Character Driven:
Character
Strong character development:
Complicated
Loveable characters:
Complicated
Diverse cast of characters:
No
Flaws of characters a main focus:
No
I’m glad I’ve read my first Virginia Wolf novel! The Waves is a beautifully written story about a group of friends as they move through life. I appreciated several parts of this book, and a couple times even stopped to take a picture of the passage. However, I don’t think Wolf’s writing style is for me. I found it difficult to get learn the characters and to keep track of what was happening. Every paragraph required you to really think about what you were reading and was a little too abstract for me.
slow-paced
Plot or Character Driven:
Character
Strong character development:
Complicated
Loveable characters:
No
Diverse cast of characters:
No
I had no clue what bro was on about or who was narrating but it sounded pretty. I felt like a WASP mom dancing along to Despacito.