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La luna e i falò | Il compagno by Cesare Pavese

terenz's review

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emotional reflective sad slow-paced

egl's review

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4.0

Ho ascoltato l'audiolibro letto da Remo Girone, la lettura risultava troppo pesante. Penso che l'ascolto sia stata la cosa migliore e mi abbia fatto apprezzare questo romanzo molto più di quello che avrebbe potuto fare la semplice lettura (grazie all'interpretazione magistrale di Remo Girone).
Mi é piaciuto. É malinconico.
Anguilla torna dall'america nel luogo in cui é cresciuto e, da qui, il passato comincia ad incrociarsi con il presente, in maniera via via sempre più prepotente fino a risultare predominante. Con l'avanzare del libro, appunto, i ricordi diventano invadenti e si concentrano sulle ragazze della Mora (Silvia, Irene e Santina). L'ho trovato molto realistico, molto simile al mio modo di pensare, di ricordare, il lento e incosciente fissarsi sui ricordi di una cosa in particolare.
Anguilla riporta due volte le parole di Nuto riguardo al fatto che tra signori e garzoni non c'é poi tutta questa differenza, il sangue é rosso dappertutto. Il romanzo mi ha fatto pensare che non importa se la tua adolescenza é più o meno bella (non parlo di traumi) ma la ricorderai per sempre con affetto e come un luogo soleggiato nella memoria. Anche Anguilla, pur facendo un mestiere faticoso e spaccandosi la schiena, ricorda quei giorni in questo modo.
Ad un certo punto dice che vorrebbe ricominciare all'età di Cinto, anche con il Valino come padre, ma con la conoscenza di Anguilla quarantenne. Certo sarebbe bello, a volte penso di poter aiutare mio nipote con la mia conoscenza, dirgli qualcosa di cui mi sarei voluta rendere conto prima, dargli conoscenze prima che possano servirgli di modo che sia preparato. Invece mi sembra di capire che l'esperienza sia alla fine la cosa più istruttiva di tutte. Quante cose ho capito solo con l'esperienza anche se mi erano già state dette?
Divario tra teoria e pratica, tra immaginazione e realtá
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