Reviews

The Fly Trap by Fredrik Sjoberg

queerandweird's review against another edition

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2.0

It's a well-written piece of non-fiction in terms of language and structure, it just doesn't provide enough storytelling incentive to keep turning the pages so it shall remain unfinished.

kisaly's review against another edition

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4.0

Every entomologist I've ever met has been hilarious - and I work in a field where I've met quite a few. I was surprised at how much of this book was dedicated to Rene Malaise but enjoyed the stories and dry humor.

buggy's review against another edition

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3.0

3.5
A bit hard to follow, but I enjoyed learning about flies and the wandering narrative was relaxing to read. I don't understand the ending unfortunately.

enantiodromia's review against another edition

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3.0

An interesting read and a lot of meandering, and Sjoberg can be hilarious, but for those coming by this book really hoping for a solid book about hoverflies, collecting hoverflies, and the eccentricities of naturalists written about in a direct way, keep on going. Sjoberg wanders off completely to talk about Malaise, the creator of the Malaise trap, for the rest of the book, to the point of the author's obsession with Malaise's life to the point of exploring Malaise's later-in-life art collection. Interesting, but not what reviews (elsewhere from Goodreads) and the jacket of the book itself had me thinking I'd be reading about. It really is a biography about Malaise.

faerthurin's review against another edition

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5.0

“La televisione ci ha insegnato a vedere la natura come fosse un film, come qualcosa di immediatamente comprensibile e accessibile, ma è soltanto un’ illusione. Nella realtà non c’è la voce dello speaker a spiegare. Quello che in superficie si presenta come arte magnifica e musica dolcissima non è altro, per il non iniziato, che un’ impenetrabile massa di vocaboli appartenenti a una lingua straniera. La migliore risposta alla domanda sul perché io raccolga sirfidi è dunque, alla fin fine, che voglio riuscire a capire anche i testi scritti a caratteri minuscoli nell’unica lingua che, a mia memoria, è sempre stata la mia.”

originalmelodie's review against another edition

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funny informative inspiring lighthearted reflective slow-paced

5.0

aschurtz's review against another edition

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funny hopeful informative inspiring reflective medium-paced

5.0

myspiace's review against another edition

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5.0

Tra bottonologi ci si intende: due parole qui http://www.myspiace.it/larte-collezionare-mosche/

rainieschulte's review against another edition

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adventurous informative slow-paced

3.0

camillap's review against another edition

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4.0

Ci sono libri che arrivano nel momento giusto. Forse non dovrei cominciare una recensione con un luogo comune così trito, ma spero mi perdonerete, perché in questo caso corrisponde alla pura verità.
Questo libro non l'avrei letto se, per una serie di coincidenze, scelte e casualità, non mi fosse stato donato quando (per lavoro) ho visitato la redazione di Iperborea; e se, al contrario di quanto mi capita di solito, non avessi scelto di leggerlo subito piuttosto di lasciarlo a sedimentare. Avevo bisogno di un libro che fosse letterario ma leggero, che fosse non comico, ma venato d'ironia, divertente in maniera sottile; e magari, pensavo, mi avrebbe fatto bene anche un po' di avventura, per imparare cose nuove, per espandere un pochino i miei orizzonti e vivere un mondo diverso per interposta persona.
Ovviamente non mi era così chiaro, sul momento, ma il bello di ripensare a ciò che ci è successo è che spesso è tutto molto più comprensibile. E così posso dire con certezza, ora, che L'arte di collezionare mosche era esattamente il libro di cui avevo bisogno.
Fredrick Sjöberg, in questo libro delizioso, parte da sé e dai sirfidi (una particolare specie di mosca, appunto) per andare ben oltre il semplice manuale di entomologia — quindi vi invito a ricredervi, come ho fatto io, se all'inizio l'dea delle mosche non vi intrigava — e anche oltre alla forma romanzesca. Credo sia inutile cercare un genere per questo libro, che mescola ricordi e divulgazione scientifica, riflessioni e racconti d'avventura: si tratterebbe di un'incomprensibile limitazione.
Sjöberg ha semplicemente deciso, un giorno, di mettersi a raccontare della sua vita sulla piccola isola in cui abita, della sua collezione di sirfidi indigene di suddetta isola, e di tutto ciò che anche solo tangenzialmente l'ha accompagnato nel corso degli anni . E l'ha fatto adottando uno stile colloquiale, piano, e un procedere a episodi che rende la narrazione simile a una conversazione brillante: la lettura, così, è immensamente piacevole, e pare quasi di essere in ascolto, e non di far scorrere gli occhi sulle parole.
Procedendo in questo modo Sjöberg ha la possibilità di toccare argomenti anche (apparentemente) distanti tra loro: e quindi ecco che compaiono descrizioni delle isole svedesi, le storie di alcuni visitatori, riflessioni sul controllo – un argomento che, soprattutto nei primi capitoli, torna spesso, e che si concretizza nella necessità del collezionista di avere un limite; ma che sorprende un poco, per le esperienze di vita dello stesso Sjöberg – e, soprattutto, le storie di altri entomologi, veri e propri avventurieri, che accompagnano il lettore e diventano dei co-protagonisti a tutti gli effetti. Colui che più di tutti merita questo titolo è René Malaise, entomologo svedese che viaggiò in alcuni dei luoghi più lontani ed esotici del mondo, in particolare nel Kamčatka, affrontando situazioni incredibili per continuare le proprie ricerche e per perfezionare le proprie trappole per insetti. Non vi racconto nulla; credetemi quando vi dico, però, che Malaise incarna perfettamente la figura dell'esploratore tipica di fine Ottocento-primo Novecento, e che "studiare insetti" è una definizione molto limitante della sua occupazione.
A far da cappello a tutto questo ci sono le riflessioni di Sjöberg, che dalla sua passione per i sirfidi prende l'attenzione al dettaglio minuzioso e, soprattutto la capacità di riflettere data dalle attese lunghissime, passate fermo immobile. Alcuni passaggi del libro danno l'idea di essere stati scritti dopo settimane di riflessioni, idee assorbite a tal profondità da essere cristalline nella sua mente, pronte a essere poi scritte con assoluta semplicità.

Poco dopo aver chiuso il libro, ho cominciato a sperare che Iperborea portasse in Italia gli altri scritti di questo autore; grazie alla serata inaugurale de I Boreali (il festival dedicato alla cultura nordica che dall'anno scorso ha luogo a Milano, un'iniziativa bellissima che spero di godermi ancora di più l'anno prossimo), posso confermarvi che Iperborea sta effettivamente traducendo un altro libro di Sjöberg, una sorta di seguito de L'arte di collezionare mosche, e io ovviamente ne sono davvero felice.
L'incontro di cui parlo ha visto Sjöberg parlare con Paolo Nori, un autore di cui ho letto solo articoli per ora, e dall'umorismo che ben si sposa con l'ironia dell'autore svedese: hanno dato vita a una conversazione vivace, brillante, interessante, che ha confermato la simpatia che ho provato nei confronti dell'autore durante la lettura, e che ha fatto ridere di cuore me e molti dei presenti. Si è parlato di insetti e di chi li cataloga, esploratori ed esploratrici, biologi, donne, della Svezia e dell'Italia, delle passioni, delle collezioni e delle manie, di letteratura (russa, in particolare) e di WC a due posti (per capire il perché dovrete leggere il libro). Sono anche riuscita a farmi firmare il libro, cosa a cui tenevo molto, e mi ha fatto piacere potergli parlare, anche se solo per poco.

Quando il seguito uscirà in libreria io lo prenderò, senza alcun dubbio (e sono quasi tentata di sperare che in casa editrice ascoltino Paolo Nori e lo intitolino Il re dell'uva passa: mi piace più de Il re dell'uvetta!).


[Ne ho parlato anche qui: Bibliomania]