3.8 AVERAGE


Di solito con Margaret Atwood si riesce a coniugare il bisogno di intrattenimento, quella voglia di leggere subito il capitolo dopo per sapere cosa succederà, e un fiume in piena di sentimenti, riflessioni sia implicite che esplicite, fedeltà alla natura umana a livello quasi analitico, e spesso senza coinvolgere i massimi sistemi, ma limitandosi ad una ricca descrizione dei propri personaggi, che anche con le proprie particolarità non sono mai “fuori dal mondo”, appunto, implausibili. Sono tanto particolareggiati da rifuggire – logicamente – profili generali, stilizzazioni e sono sempre fortemente definiti dalla concretezza del proprio ambiente (sociale, fisico nel senso del proprio spazio privato, dei propri oggetti, di pensiero se associato ad una particolare professione o tendenza, attività). Ciò permea così tanto le pagine che i personaggi sembrano persone reali, quasi tangibili, in un'ambiente che si può visualizzare in modo molto nitido e altrettanto reale.
C'è un'assenza di sconti sul mondo, dal punto di vista sociale, ma anche umano, intimo, sono assenti degli indoramenti sulle donne e anche sugli uomini, ma senza aggressività, con una calma comprensione. C'è il sano piacere di leggere e allo stesso tempo l'immersione in un tessuto ricco e profondo.
La donna che rubava i mariti rispetta questo discorso, pur con una lieve eccezione del tutto voluta e quindi comprensibile.
Tre donne, Tony, Charis e Roz, tre personalità molto distinte, un filo comune: Zenia. Zenia forse è quella più opaca, meno inquadrabile, in contrasto invece alle altre tre di cui si può tracciare, appunto, un profilo psicologico, un mondo esterno e interno, molto preciso. Zenia ha bisogno come personaggio, in verità, di una recidiva indeterminatezza, forse perché sembra più una forza mitica, è una voragine sessuale che risucchia inevitabilmente chi vi pone occhio, è pura malevolenza (o perlomeno il suo modo di porsi fa sì che si gli altri percepiscano questo), è una sanguisuga senza alcun freno morale, pronta a manipolare ricorrendo a qualsiasi bugia, storia, leggenda personale per poter ammaliare le persone da cui cerca aiuto, salvo poi distruggere la loro vita. La distruzione passa per un elemento preciso: gli uomini delle altre. Zenia è affascinata da tutto ciò che per definizione appartiene ad altri, e tutto il male che fa è (apparentemente, probabilmente) puro proprio perché è fatto per il piacere perverso del male, per il male stesso, per il piacere di immaginare o vedere il dolore altrui in seguito alle propire azioni. Nei propri strumenti di penetrazione nell'intimità altrui si vende sempre come una persona con un passato tragico, sempre con una versione diversa, che si confà alla sensibilità e alle debolezze della persona che ha avanti. La storia si struttura fondamentalmente in tre macro-parti: 1) un inquadramento della situazione presente, in cui le tre si ritrovano davanti alla minaccia di un ritorno di Zenia 2) un lunghissimo flashback che narra come Zenia ha agito nelle loro vite, che costituisce la parte maggiore del romanzo, a sua volta suddiviso in tre parti per le tre donne 3) un ritorno al presente.
Non è giocata di certo la carta di quale sarà l'evento distruttivo nelle loro vite, perché già il titolo, oltre che la breve parte iniziale, lo dice. Ciò che interessa sapere è come sia successo, secondo quali percorsi, rapporti ed eventi precisi. Alcuni si sono lamenati del fatto che tutte e tre le donne sembrassero legate a lungo termine a degli uomini traditori, spesso non esenti da ingombranti mancanze, fuggevolezze, difetti, meschinità. Non capisco perché questo sia un difetto del romanzo, dal momento che non aspira a offrire un ritratto universale delle donne, né per questo degli uomini. Non è implausibile che l'attaccamento, l'amore – anche se in una forma più disillusa, più amareggiata eppure impotente a smettere di esistere, nonostante tutto – rimanga, non è un insulto all'intelligenza delle donne, perché – come molti sanno – alcuni sentimenti purtroppo o per fortuna vanno oltre la capacità di giudizio, qui comunque presente, delle persone coinvolte (non sempre le personalità più nobili sulla piazza), non per forza soltanto appartenente a un sesso invece che all'altro. Margaret Atwood infatti è più onesta di così, e sa che c'è anche questo tipo di situazione, questo tipo di ancoramento sentimentale. Se non è giusto e/o stimabile, non vuol dire che non vada raccontato. Fa parte della realtà umana e ho sempre riscontrato che l'aspirazione della Atwood, come accennato, è descrivere essa. In particolare infatti è notevole come sia analizzato proprio l'amare nonostante un certo lordume, nonostante se stessi o gli altri.
Le donne e i loro mondi singoli, appunto: anche in questo caso la Atwood fa in modo che sia offerta un'immersione generosa in Tony, Roz e Charis, costruendo un vero e proprio mini-universo da esplorare (ed è sempre bello quando succede).
Ognuna di loro ha delle corazze difensive per affrontare la vita.
Tony è una professoressa universitaria di storia specializzata in eventi storici riguardanti guerre, sembra contraddistinguersi per una contemplazione acutamente interessata per pratiche violente, per un atteggiamento un po' cinico, senza fronzoli che fa sfogare nella sua passione per i combattimenti, per lo scontro brutale, per le tecnologie militari e le armi contro a un'immagine stereotipata di donna alle prese con argomenti “femminili”, giudicati da altri meno scabrosi. Questo atteggiamento sembra incanalarsi specialmente in una pratica intellettuale, mentre sottopelle, silenziosamente attraverso il suo personaggio viene fuori la rivalità tra donne come tacita battaglia, specialmente con Zenia, e nei momenti più fatidici, sembra una guerra di trincea. Le guerre, si sa, si fanno per un'esigenza difensiva, non semplicemente d'attacco, e Tony deve difendere la sua vulnerabilità tramite un edificio mentale, deve difendere il suo territorio (il suo uomo) a costo di dare troppa protezione, una sorta di bambagia curativa che sembra svalutare il fondo di responsabilità e autonomia del suo uomo, per quanto esso sia debole.
Charis invece ha costruito il proprio mondo intorno ad una spiritualità molto new-age, dove gli altri sono tipi di luce, energie emesse, che sente addosso a sé, che le piaccia o no. Casa sua è arredata con mille oggetti, amuleti, aromi, erbe, “paccottiglie”, come direbbero le altre due. Charis sembra procurarsi il bene e cercare il bene per un rifiuto impellente, intimorito di tutto ciò che emani negatività, aggressività. È percepita puntualmente dagli altri come una un po' tocca, svampita, in un'altra dimensione, stupida, ingenua; tuttavia la mente di Charis funziona come una serie di movimenti estremamente cauti, delicati, di selettiva considerazione, che nascondono un campo minato.
Roz, infine, è una donna di forte presenza, che ricerca la battuta, un certo fare alla mano, un po' smaliziato, una donna che si vorrebbe “tosta”, ma ha le sue immancabili fragilità, insicurezze, e come la maggior parte degli esseri umani, teme il confronto, la misurazione con altre donne specialmente. È una donna d'affari con una mano abbastanza ferma, decisa per essere una direttrice, è benestante, ma grazie alla Atwood possiamo vedere ciò che, per modo dire, è dietro al backstage, quanto un certo atteggiamento di sbandierata padronanza nasconda stanchezza e incertezza, il bisogno talvolta di calare la maschera ed essere quella debole. Si caratterizza marcatamente rispetto alle altre per un atteggiamento materno, un po' accondiscendente, democratico ma a mo' di tattica più pacifica che convinta rispetto alle sue amiche, o alle sue dipendenti. Tuttavia, in verità, com'era necessario nel complessivo taglio analitico, tutte e tre le donne si dimostrano come consciamente o inconsciamente dismissive verso la visione delle altre due. Uno degli argomenti centrali infatti è il confronto femminile, quel misto di alleanza, vicinanza nel caso di un nemico comune, la nostra maniera di scontro senza esplicitazioni, con sotterfugi, con mezze verità e poi le riserve, una certa invidia mista a stima e ammirazione per le qualità che alcuni hanno e che ad altri invece mancano, o sono scarsamene paroneggiate. In questa rivalità, essendoci al centro l'invasione puntuale di Zenia, riguardano certamente la propria appetibilità, la propria capacità di attrattiva, le proprie qualità che possono essere amate di più o di meno da un partner. Queste donne sono inquadrate come consapevoli rispetto ai pregiudizi di genere, agli atteggiamenti di discriminazione, di sottovalutazione, ma allo stesso tempo alcune misure di confronto involontario sembrano rimanere, perché Zenia è brutale, perché non si è di fronte di certo ad attiviste militanti degli ideali. Attraverso ciò la Atwood può fare un discorso realista su alcuni problemi ancora esistenti, oltre al fatto, forse, che una forza mitica come Zenia riporta queste donne anche ad un atteggiamento primitivo, dove certe dinamiche tornano imperterrite.
Gli uomini, elementi bramati, contesi, discussi, tatticamente trattenuti, lasciati, ripresi non sono la miglior campionario di specie maschile, come accennato, anzi, sembrano clasicamente ingrati, discutibili, deboli, dove l'impulso sessuale sembra rivoltarsi senza troppa esitazione al proprio vincolo sentimentale, tralasciando i propri debiti, le proprie responsabilità (e questo rimane, non va ignorato). Tuttavia in questa storia gli uomini non ricevono di certo lo stesso focus interno dei personaggi femminili, sono visti sempre dalla percezione delle loro fidanzate o mogli, e nel momento in cui arriva Zenia, ciò che li lega a lei non è mai esplicitato da loro stessi, non se ne rende conto, si può solo osservare, dedurre. Ciò che accade privatamente tra Zenia e i mariti “rubati” non è noto, il tipo di segno impresso in loro è fortissimo, li logora, li sfinisce, ma non si sa come sia stato scatenato, attraverso quali porte sfondate, al di là di un ipotetico ammaliamento sensuale. Come la vita privata, fuori da occhi esterni, di Zenia è inconoscibile, così anche ciò che lei attira dietro le sue tende.
Di conseguenza il romanzo attira e allo stesso tempo non rinuncia a certe forze misteriose, lasciate volutamente inspiegate, sospese, irrisolute.

The Robber Bride presents an easily attended story, or stories. The novel at points is enslaving to the reader as Atwood jumps between the three fully-fleshed but diverse characters. Roz, Charis and Tony are each presented with all the trappings of traits and flaws, and the book continues the characters perfectly through the book, with the typical reaction to altering events. The novel with the gruesome figure of Zenia is almost spiritually rhythmic, everything comes in threes, and this is a rite that remains subtly but to affect through-out this rich book. The rituals in it, rather than removing from the believability of the novel, instead create a constant ebb and flow that also seems to naturally appear in life and human nature. Wholly this book is an in-depth look into the lives of real women in the real yet transporting world, and convinces the reader to embrace the story.

DNF. Didn't make it very far. This just isn't for me. I think Margaret Atwood's style just doesn't speak to me. The characters immediately grated and I found myself zoning out almost immediately. Time to set this aside and grab something else. The premise sounded intriguing, but I personally have to like the characters at least a little bit to keep going.
dark funny tense medium-paced
Plot or Character Driven: Character
Strong character development: Yes
Loveable characters: Complicated
Diverse cast of characters: No
Flaws of characters a main focus: Yes

Czytać oryginał, polskie tłumaczenie ma tak niedorzeczne błędy, IVE NEVER SEEN ANYTHING LIKE IT

I love Atwood, but this was a hard one for me. The female characters drove me crazy. Probably because it highlighted all the things that made it hard for me to be friends with women when I was younger...the drama and craziness that seemed to overtake us all. I’m sure I had my own, but it always seemed to be everywhere and wanted to get away. Probably why I should like the book more. Upon reflection she harnessed the crazy we can all get caught up in and only from one the outside do you clearly see it’s crazy. And Zenia is just everything negative that could be in a human with nothing likable that was shared.

So I originally wanted to give this a three but changed to a four upon reflecting on what she really wrote about. Just like Atwood!!

I started this book when I was in university but I never finished it, even though the characters had stayed with me through the years. So glad I finally read it completely!

An interwoven tale of three women that explores human purpose and relationships. The message is that we need to look for our biases in order to face the challenges, and seek and provide support to the people in our lives.

Considering how much I loved Margaret Atwood's previous books, this one was a disappointment. It wasn't bad; as a book, it was pretty good, but compared to what we're used to getting from her, this was subpar. The story didn't seem to have a real point or focus and the climax was less than climaxy. A nice read, but definitely not as good as her stories.
emotional funny mysterious reflective tense fast-paced
Plot or Character Driven: Character
Strong character development: Yes
Loveable characters: Yes
Diverse cast of characters: Yes
Flaws of characters a main focus: Yes