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adventurous
dark
emotional
mysterious
medium-paced
Plot or Character Driven:
Character
Strong character development:
Yes
Loveable characters:
Yes
Diverse cast of characters:
N/A
Flaws of characters a main focus:
Yes
picked this up while on holiday after finishing the only book i’d brought with me, and thought i better give it a go as i loved ninth house - i did not however realise it had been three years since i read ninth house and i couldn’t remember anything that happened in it.
i loved all of the characters and i enjoyed the plot, especially the heist aspect and the heightened threats. i did find the plot rather slow paced, and i’m not sure how i feel about the greater focus on the magic aspect, i quite enjoyed the first book for the secrecy of the magic, but i look forward to seeing where this goes.
i loved all of the characters and i enjoyed the plot, especially the heist aspect and the heightened threats. i did find the plot rather slow paced, and i’m not sure how i feel about the greater focus on the magic aspect, i quite enjoyed the first book for the secrecy of the magic, but i look forward to seeing where this goes.
adventurous
dark
mysterious
medium-paced
Plot or Character Driven:
A mix
Strong character development:
Yes
Loveable characters:
Yes
Diverse cast of characters:
Yes
Flaws of characters a main focus:
Complicated
Enjoyed: worldbuilding, magic system, Tripp and Tanner, some fun plot things, literary references, investigation of social role of magic/privilege
Mild annoyances: Alex could have more character growth. Also, sometimes she seems like a cliche alt girl (this party was so boring, dress with combat boots). Alex and Darlington need to get over it and get under each other. Very compressed timeline- events take place within about a month. Lack of involvement of other houses, which was prominent in the previous book.
Mild annoyances: Alex could have more character growth. Also, sometimes she seems like a cliche alt girl (this party was so boring, dress with combat boots). Alex and Darlington need to get over it and get under each other. Very compressed timeline- events take place within about a month. Lack of involvement of other houses, which was prominent in the previous book.
slow-paced
Plot or Character Driven:
Character
Strong character development:
No
Loveable characters:
No
Diverse cast of characters:
No
Flaws of characters a main focus:
Yes
Leigh Bardugo consistently dazzles me. Easily one of my favorite authors; she delivers poetic prose that pokes at the pestilent, beating heart of this world. She understands people. It shows in her characters that remind me of someone I met, in the dialog that makes a 400+ page book such a quick read.
There's so much here, and the literary quotes are the lemon wedge with your iced tea, the splash of sriracha over stir fry.
There's so much here, and the literary quotes are the lemon wedge with your iced tea, the splash of sriracha over stir fry.
adventurous
dark
mysterious
tense
medium-paced
Plot or Character Driven:
Plot
Strong character development:
Complicated
Loveable characters:
Yes
Flaws of characters a main focus:
Yes
A lengthy and meandering follow up to what was a far more exciting first book. I’m glad to have read it and had closure of the story, but it did feel as though the author didn’t quite have a plan for this book as she did for the first. I also dislike an abrupt wrap up and that was unfortunately what the last 100 or so pages of this was. Many outstanding problems, all tied up in a final bow rather than integrating them throughout the falling action. But still a mostly satisfying ending and I didn’t leave me wanting more, just slightly underwhelmed
Graphic: Death
Ho finito questo romanzo da tempo ed è finalmente ora di scrivere la recensione che si merita.
Hell Bent per me è stato un viaggio pieno di emozioni e colpi di scena, imprevisti, rivelazioni, risate e pianti. Ho vissuto con Alex ogni istante e ho percepito le sue insicurezze e paure, la sua determinazione, la sua voglia di combattere per se stessa, per i suoi amici, per Darlington, per la vita che sta imparando ad amare. È un libro denso, incalzante, angosciante, pericoloso, brillante e pieno. Succede letteralmente la qualunque e in poche pagine quello che il lettore crede essere vero viene ribaltato inaspettatamente portando ad un risultato imprevedibile.
Il romanzo inizia riprendendo esattamente da dove "La Nona Casa" era terminato: Alex e la Dawes sono determinate a scendere all'Inferno per riportare Darlington a casa. Iniziano mille ricerche affannate su come e dove andare per riuscire ad aprire una porta che le conduca oltre il Velo, nell'oltretomba, in una pericolosissima missione di recupero. Ma servono le condizioni giuste, le persone giuste, le magie giuste per riuscire nell’Impresa e né Alex né la Dawes sono sicure di essere in grado di riportare a casa il ragazzo d’oro della Lethe. Come se non bastasse, due misteriosi omicidi sconvolgono il campus di Yale - omicidi legati alla magia e destinata a scombussolare ulteriormente gli equilibri della comunità di New Heaven. A questo punto le due giovani si vedono costrette a coinvolgere persone più o meno esterne alla Nona Casa e a chiedere il loro aiuto per compiere il Percorso, la via verso l'Inferno. Ma quello che Alex e la gang riescono a riportare a Black Elm non è Darlington, non del tutto: è un essere demoniaco, con l'aspetto curato del gentiluomo della Lethe ma una sete per la distruzione che non ha nulla di umano. Tra enigmi, misteri, segreti, pozioni e chi più ne ha più ne metta, i protagonisti del romanzo dovranno scendere una seconda volta all'Inferno per ritrovare l'anima di Darlington e restituire a Yale e alla Lethe il loro ragazzo d'oro. Il tutto cercando di rimanere vivi.
Come si è capito la trama abbonda di eventi, rivelazioni e colpi di scena. Quello che mi ha colpito di più è stata, ancora una volta, la maestria della Bardugo nell’incastrare perfettamente tutti questi elementi tra di loro senza contraddizioni, buchi di trama o scorciatoie. Tutto viene spiegato e, come si suol dire, alla fine i conti tornano. Questo rimane uno dei tratti della penna della Bardugo che più apprezzo - sin dalla lettura di Sei di Corvi, che ho letto prima di qualsiasi altra cosa - e che più ammiro: ogni volta che qualcosa veniva rivelato sulla carta, nella mia testa era come vedere il pezzo di un puzzle entrare perfettamente al suo posto. E non si tratta di collegamenti forzati o messi qua e là nella narrazione tanto per fare, "Hell Bent" è un romanzo studiato fin nei minimi dettagli. Solo la Bardugo riesce, in un modo o nell'altro, a lasciarmi letteralmente a bocca aperta durante la lettura e a farmi sentire - alle volte - una lettrice disattenta, perché dentro la mia testa ha tutto talmente senso che, se mi fossi impegnata e concentrata di più, forse ci sarei potuta arrivare da sola. Ma in realtà non è mai così, Leigh Bardugo ti prende per mano e ti accompagna serenamente (o quasi) alla soluzione del problema e come un'insegnante delle scuole elementari ti guarda e ti dice "Ecco vedi? Stava tutto qui." Per il tipo di lettrice che sono io questo è meraviglioso.
Chiaramente il libro non è conclusivo, dato che la saga dovrebbe essere composta da 3 volumi totali, e alcuni interrogativi - anche piuttosto grandi - rimangono irrisolti; e come ne "La Nona Casa" ci troviamo davanti ad un finale che altro non è che un cliffhanger bello e buono (grazie zia Leigh). Ma, dopo tutto quello che i protagonisti vivono nelle 450-e-più pagine precedenti, possiamo solo tirare un bel sospiro, mangiucchiarci le unghie e metterci l'anima in pace per quanto riguarda l'attesa del seguito. Per me è stato quasi un sollievo finirlo e devo dire di essere ben felice di aver ottenuto una risposta alla domanda che mi sono posta assiduamente leggendo le ultime 20 pagine: dov'è Tripp?
A proposito di Tripp, chi mai avrebbe pensato che nel world building di questo romanzo ci sarebbe stato spazio per i vampiri? E non si tratta nemmeno dei classici vampiri dei romanzi che conosciamo fin troppo bene - menzione onoraria per Edward Cullen - che sono troppo romanzati, sempre anime buone ma tormentate dalla loro natura che cercano in tutti i modi di reprimere; qui troviamo creature meschine, cattive, accumulatrici, che succhiano la linfa vitale e la personalità stessa delle loro vittime per poi prendere il loro posto nel mondo e vivere per sempre. È stato un dettaglio veramente inaspettato e geniale, a parer mio. Il capitolo in cui tutto questo viene a galla col personaggio di Linus Reiter mi ha regalato dei brividi di paura e angoscia che raramente provo leggendo un libro.
Ho adorato la trope della found family e il suo sviluppo, in particolare tra Alex e la Dawes. Dawes che, come tanti altri personaggi, ho rivalutato molto in questo volume e l’ho molto apprezzata. Bellissimo scoprire come lei e Alex abbiano imparato a rispettare l’una gli spazi dell’altra, ad aiutarsi e sostenersi - per quanto entrambe siano personaggi chiusi, introversi, diffidenti. È stato particolarmente bello e commovente vedere come la Dawes si sia presa cura di Alex prima, e di Turner, Mercy e Tripp dopo.
Anche il rapporto che si è lentamente creato tra tutti loro è stato interessante da esplorare. Il detective Turner, che non voleva essere assolutamente coinvolto nei riti e nelle faccende delle Case ora si trova a chiedere l’aiuto di Alex per risolvere i due omicidi magici e poi scende all’Inferno a salvare un ragazzo con cui non ha nessun tipo di rapporto, rivangando un passato che ha tentato di seppellire per anni.
Mercy che, dopo le violenze subite nel primo volume, tira fuori una grinta e una determinazione che non mi aspettavo, quasi come se non le appartenessero. È una ragazza piena di passione, curiosità, coraggio. Mi è piaciuta molto nel suo “indagare” nella vita di Alex per prenderne parte così, all’improvviso e senza bisogno di scuse. Si è semplicemente inserita nella complessa storia della nostra protagonista e le è stata accanto durante tutto il percorso verso l’Inferno, rendendo tutto più leggero con la sua ironia pungente e il suo spiccato senso dell’umorismo. Senso dell’umorismo che condivide con Tripp (aw, purtroppo mi sono immensamente affezionata a quel poveretto).
Tripp è quel personaggio che all’inizio non capisci, che ti sta un po’ antipatico, di cui non vedi l’ora di liberarti, e che poi invece si rivela essere un tesoro, ingenuo e un po’ tardo, ma comunque un tesoro; alla fine del romanzo volevo abbracciarlo fortissimo (anche se gli sono spuntate le zanne), mi ha fatto una tenerezza immensa nelle ultime pagine. Il modo in cui si nasconde per non fare del male ai suoi amici…mi si stringe il cuore. Mi ricorda un po’ un golden retriever, ecco.
Una delle cose che mi ha lasciato spiazzata da questa squadra male assortita è la lealtà che ognuno di loro dimostra nei confronti degli altri e della missione, nonostante si tratti principalmente della battaglia di Alex. Leggere di questo legame è stato spettacolare, ancora oggi trovo difficile descrivere esattamente come mi sono sentita leggendo il libro.
Vogliamo spendere due righe su Alex? E il suo rapporto con Darlington? Ho tirato urli talmente acuti da far vibrare i vetri alle finestre ogni volta che quei due avevano un qualche tipo di interazione, mi sembrava di sentirli sempre flirtare in maniera poco velata.
Alex comunque si conferma essere il personaggio femminile migliore che sia mai stato scritto (per me, che generalmente ho un problema di avversione nei confronti di qualsiasi protagonista femminile nei romanzi fantasy). Scoprire la sua back story, leggere ancora una volta del suo affetto per Hallie e di come questo le sia stato portato via in maniera così brusca e permanente, mi ha lasciata nuovamente di stucco e senza fiato. È un personaggio di carattere, ben strutturato, con punti di forza e debolezze, pregi e difetti, che cresce nel romanzo e si apre ad un mondo nuovo, un mondo dove la condivisione di idee, pensieri, sentimenti è importante tanto quanto il gioco di squadra.
Quei rari momenti in cui la vediamo in compagnia di Mercy e e della loro compagna di stanza sono momenti di calma, in cui anche noi lettori riusciamo a tirare un sospiro di sollievo e concederci una pausa dagli eventi della narrazione, nonostante anche noi - come Alex - sappiamo che i mostri ci attendono appena fuori dai vetri della finestra.
Ci sono diversi capitoli e passaggi di questo libro che mi hanno lasciata spiazzata e senza parole, elencarli tutti sarebbe impossibile. Ma vorrei menzionare il capitolo in cui ognuno dei protagonisti della gang incontra il demone del suo passato, tornato per rivangare un passato che gli eroi cercavano di tenere sepolto e ben nascosto dentro le loro menti e i loro cuori. Incredibile, leggendo quel capitolo ho davvero avuto paura. La descrizione incredibile di quei paragrafi mi ha imprigionata nella storia e mi è sembrato di trovarmi proprio a New Haven con i protagonisti e i loro mostri personali.
Insomma per concludere questa lunghissima recensione, dopo quasi tre anni di attesa, questo seguito de La Nona Casa, devo dire che ha pienamente soddisfatto le mie altissime aspettative. Avrei preferito non trovarmi un altro cliffhanger a fine romanzo ma tant’è: ancora una volta Leigh Bardugo mi tiene in pugno. Dovrò trovare ancora una volta la pazienza che mi aiuterà ad aspettare l’uscita dell’ultimo volume (sigh, come si torna indietro al primo?).
NdA: la recensione è stata scritta mesi fa e dimenticata sul mio pc senza motivo lol
Hell Bent per me è stato un viaggio pieno di emozioni e colpi di scena, imprevisti, rivelazioni, risate e pianti. Ho vissuto con Alex ogni istante e ho percepito le sue insicurezze e paure, la sua determinazione, la sua voglia di combattere per se stessa, per i suoi amici, per Darlington, per la vita che sta imparando ad amare. È un libro denso, incalzante, angosciante, pericoloso, brillante e pieno. Succede letteralmente la qualunque e in poche pagine quello che il lettore crede essere vero viene ribaltato inaspettatamente portando ad un risultato imprevedibile.
Il romanzo inizia riprendendo esattamente da dove "La Nona Casa" era terminato: Alex e la Dawes sono determinate a scendere all'Inferno per riportare Darlington a casa. Iniziano mille ricerche affannate su come e dove andare per riuscire ad aprire una porta che le conduca oltre il Velo, nell'oltretomba, in una pericolosissima missione di recupero. Ma servono le condizioni giuste, le persone giuste, le magie giuste per riuscire nell’Impresa e né Alex né la Dawes sono sicure di essere in grado di riportare a casa il ragazzo d’oro della Lethe. Come se non bastasse, due misteriosi omicidi sconvolgono il campus di Yale - omicidi legati alla magia e destinata a scombussolare ulteriormente gli equilibri della comunità di New Heaven. A questo punto le due giovani si vedono costrette a coinvolgere persone più o meno esterne alla Nona Casa e a chiedere il loro aiuto per compiere il Percorso, la via verso l'Inferno. Ma quello che Alex e la gang riescono a riportare a Black Elm non è Darlington, non del tutto: è un essere demoniaco, con l'aspetto curato del gentiluomo della Lethe ma una sete per la distruzione che non ha nulla di umano. Tra enigmi, misteri, segreti, pozioni e chi più ne ha più ne metta, i protagonisti del romanzo dovranno scendere una seconda volta all'Inferno per ritrovare l'anima di Darlington e restituire a Yale e alla Lethe il loro ragazzo d'oro. Il tutto cercando di rimanere vivi.
Come si è capito la trama abbonda di eventi, rivelazioni e colpi di scena. Quello che mi ha colpito di più è stata, ancora una volta, la maestria della Bardugo nell’incastrare perfettamente tutti questi elementi tra di loro senza contraddizioni, buchi di trama o scorciatoie. Tutto viene spiegato e, come si suol dire, alla fine i conti tornano. Questo rimane uno dei tratti della penna della Bardugo che più apprezzo - sin dalla lettura di Sei di Corvi, che ho letto prima di qualsiasi altra cosa - e che più ammiro: ogni volta che qualcosa veniva rivelato sulla carta, nella mia testa era come vedere il pezzo di un puzzle entrare perfettamente al suo posto. E non si tratta di collegamenti forzati o messi qua e là nella narrazione tanto per fare, "Hell Bent" è un romanzo studiato fin nei minimi dettagli. Solo la Bardugo riesce, in un modo o nell'altro, a lasciarmi letteralmente a bocca aperta durante la lettura e a farmi sentire - alle volte - una lettrice disattenta, perché dentro la mia testa ha tutto talmente senso che, se mi fossi impegnata e concentrata di più, forse ci sarei potuta arrivare da sola. Ma in realtà non è mai così, Leigh Bardugo ti prende per mano e ti accompagna serenamente (o quasi) alla soluzione del problema e come un'insegnante delle scuole elementari ti guarda e ti dice "Ecco vedi? Stava tutto qui." Per il tipo di lettrice che sono io questo è meraviglioso.
Chiaramente il libro non è conclusivo, dato che la saga dovrebbe essere composta da 3 volumi totali, e alcuni interrogativi - anche piuttosto grandi - rimangono irrisolti; e come ne "La Nona Casa" ci troviamo davanti ad un finale che altro non è che un cliffhanger bello e buono (grazie zia Leigh). Ma, dopo tutto quello che i protagonisti vivono nelle 450-e-più pagine precedenti, possiamo solo tirare un bel sospiro, mangiucchiarci le unghie e metterci l'anima in pace per quanto riguarda l'attesa del seguito. Per me è stato quasi un sollievo finirlo e devo dire di essere ben felice di aver ottenuto una risposta alla domanda che mi sono posta assiduamente leggendo le ultime 20 pagine: dov'è Tripp?
A proposito di Tripp, chi mai avrebbe pensato che nel world building di questo romanzo ci sarebbe stato spazio per i vampiri? E non si tratta nemmeno dei classici vampiri dei romanzi che conosciamo fin troppo bene - menzione onoraria per Edward Cullen - che sono troppo romanzati, sempre anime buone ma tormentate dalla loro natura che cercano in tutti i modi di reprimere; qui troviamo creature meschine, cattive, accumulatrici, che succhiano la linfa vitale e la personalità stessa delle loro vittime per poi prendere il loro posto nel mondo e vivere per sempre. È stato un dettaglio veramente inaspettato e geniale, a parer mio. Il capitolo in cui tutto questo viene a galla col personaggio di Linus Reiter mi ha regalato dei brividi di paura e angoscia che raramente provo leggendo un libro.
Ho adorato la trope della found family e il suo sviluppo, in particolare tra Alex e la Dawes. Dawes che, come tanti altri personaggi, ho rivalutato molto in questo volume e l’ho molto apprezzata. Bellissimo scoprire come lei e Alex abbiano imparato a rispettare l’una gli spazi dell’altra, ad aiutarsi e sostenersi - per quanto entrambe siano personaggi chiusi, introversi, diffidenti. È stato particolarmente bello e commovente vedere come la Dawes si sia presa cura di Alex prima, e di Turner, Mercy e Tripp dopo.
Anche il rapporto che si è lentamente creato tra tutti loro è stato interessante da esplorare. Il detective Turner, che non voleva essere assolutamente coinvolto nei riti e nelle faccende delle Case ora si trova a chiedere l’aiuto di Alex per risolvere i due omicidi magici e poi scende all’Inferno a salvare un ragazzo con cui non ha nessun tipo di rapporto, rivangando un passato che ha tentato di seppellire per anni.
Mercy che, dopo le violenze subite nel primo volume, tira fuori una grinta e una determinazione che non mi aspettavo, quasi come se non le appartenessero. È una ragazza piena di passione, curiosità, coraggio. Mi è piaciuta molto nel suo “indagare” nella vita di Alex per prenderne parte così, all’improvviso e senza bisogno di scuse. Si è semplicemente inserita nella complessa storia della nostra protagonista e le è stata accanto durante tutto il percorso verso l’Inferno, rendendo tutto più leggero con la sua ironia pungente e il suo spiccato senso dell’umorismo. Senso dell’umorismo che condivide con Tripp (aw, purtroppo mi sono immensamente affezionata a quel poveretto).
Tripp è quel personaggio che all’inizio non capisci, che ti sta un po’ antipatico, di cui non vedi l’ora di liberarti, e che poi invece si rivela essere un tesoro, ingenuo e un po’ tardo, ma comunque un tesoro; alla fine del romanzo volevo abbracciarlo fortissimo (anche se gli sono spuntate le zanne), mi ha fatto una tenerezza immensa nelle ultime pagine. Il modo in cui si nasconde per non fare del male ai suoi amici…mi si stringe il cuore. Mi ricorda un po’ un golden retriever, ecco.
Una delle cose che mi ha lasciato spiazzata da questa squadra male assortita è la lealtà che ognuno di loro dimostra nei confronti degli altri e della missione, nonostante si tratti principalmente della battaglia di Alex. Leggere di questo legame è stato spettacolare, ancora oggi trovo difficile descrivere esattamente come mi sono sentita leggendo il libro.
Vogliamo spendere due righe su Alex? E il suo rapporto con Darlington? Ho tirato urli talmente acuti da far vibrare i vetri alle finestre ogni volta che quei due avevano un qualche tipo di interazione, mi sembrava di sentirli sempre flirtare in maniera poco velata.
Alex comunque si conferma essere il personaggio femminile migliore che sia mai stato scritto (per me, che generalmente ho un problema di avversione nei confronti di qualsiasi protagonista femminile nei romanzi fantasy). Scoprire la sua back story, leggere ancora una volta del suo affetto per Hallie e di come questo le sia stato portato via in maniera così brusca e permanente, mi ha lasciata nuovamente di stucco e senza fiato. È un personaggio di carattere, ben strutturato, con punti di forza e debolezze, pregi e difetti, che cresce nel romanzo e si apre ad un mondo nuovo, un mondo dove la condivisione di idee, pensieri, sentimenti è importante tanto quanto il gioco di squadra.
Quei rari momenti in cui la vediamo in compagnia di Mercy e e della loro compagna di stanza sono momenti di calma, in cui anche noi lettori riusciamo a tirare un sospiro di sollievo e concederci una pausa dagli eventi della narrazione, nonostante anche noi - come Alex - sappiamo che i mostri ci attendono appena fuori dai vetri della finestra.
Ci sono diversi capitoli e passaggi di questo libro che mi hanno lasciata spiazzata e senza parole, elencarli tutti sarebbe impossibile. Ma vorrei menzionare il capitolo in cui ognuno dei protagonisti della gang incontra il demone del suo passato, tornato per rivangare un passato che gli eroi cercavano di tenere sepolto e ben nascosto dentro le loro menti e i loro cuori. Incredibile, leggendo quel capitolo ho davvero avuto paura. La descrizione incredibile di quei paragrafi mi ha imprigionata nella storia e mi è sembrato di trovarmi proprio a New Haven con i protagonisti e i loro mostri personali.
Insomma per concludere questa lunghissima recensione, dopo quasi tre anni di attesa, questo seguito de La Nona Casa, devo dire che ha pienamente soddisfatto le mie altissime aspettative. Avrei preferito non trovarmi un altro cliffhanger a fine romanzo ma tant’è: ancora una volta Leigh Bardugo mi tiene in pugno. Dovrò trovare ancora una volta la pazienza che mi aiuterà ad aspettare l’uscita dell’ultimo volume (sigh, come si torna indietro al primo?).
NdA: la recensione è stata scritta mesi fa e dimenticata sul mio pc senza motivo lol
This feels, and reads, like Leigh Bardugo didn't really plan the book, nor did she want to write it, but had already spent the money they'd given her so she had no choice but to pull through.
adventurous
dark
emotional
funny
mysterious
medium-paced
Plot or Character Driven:
A mix
Strong character development:
Yes
Loveable characters:
Yes
Diverse cast of characters:
Yes
Flaws of characters a main focus:
Yes
Just like Ninth House, Bardugo’s Hell Bent proved to be a dark, brutally honest, and morbidly fantastic journey into the literal and psychological underworld that lies at humanity’s feet. With morally gray characters, arcane rituals performed by secret societies at one of the most prestigious and elite institutions in the world, and examinations of the way we haunt ourselves, Hell Bent is both a dark fantasy escape and a warning to reflect on one’s own inner darkness.
adventurous
dark
emotional
mysterious
reflective
medium-paced
Plot or Character Driven:
A mix
Strong character development:
Yes
Loveable characters:
Yes
Diverse cast of characters:
Yes
Flaws of characters a main focus:
Yes