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Should be required reading by all those who seek or acquire power. An amazing work of fiction and wisdom.
informative
reflective
medium-paced
Plot or Character Driven:
A mix
Strong character development:
Yes
Loveable characters:
Complicated
Diverse cast of characters:
Complicated
Flaws of characters a main focus:
Yes
Just a beautifully written book. I loved both Part 1 and Part 2 as the respective stories of those parts were woven and concluded beautifully. The third part was to my surprise somewhat philosophical and also provided insight to the thoughts of the titular character that is Augustus. This might be my favourite Roman historical fiction novel beating Robert Graves' I, Claudius.
Non sapevo di preciso cosa aspettarmi, al momento di cominciare a leggere questo libro.
Chiaramente conoscevo il tema, il soggetto trattato: Ottaviano Augusto, successore di Cesare e creatore dell'Impero Romano.
Ma Stoner spiazza.
Spiazza subito all'inizio della lettura, quando mette in chiaro nell'introduzione che sarà inutile cercare una verità storica in queste pagine, che non ci saranno fonti e precise ricostruzioni storiche.
Spiazza quando ammette di aver spostato alcuni fatti per esigenze narrative, di aver creato personaggi, di aver modificato caratteri, di aver scritto finti documenti.
Questo sarà un romanzo ispirato a una figura storica, non un romanzo storicamente attendibile né un saggio sul primo Augusto.
E spiazza quando si inizia la lettura, e si scopre che tipo di esperienza sarà.
Ripercorreremo la vita di Ottaviano (e di Roma, quindi) da poco prima della morte di Cesare (con il condottiero che manda Ottaviano in Macedonia per farlo istruire nelle arti e nella vita militare, essendo il successore che lui stesso ha designato) fino ovviamente alla morte di Augusto stesso.
E come ripercorriamo questi decenni cruciali per il mondo intero?
Non sotto forma di narrazione, bensì attraverso lettere.
Lettere dei suoi amici Mecenate e Agrippa, lettere di conoscenti e di nemici, documenti ufficiali e poesie, diari e messaggi segreti.
Alcune, come le lettere di Mecenate, sono scritte nel futuro rispetto al tempo trattato, e vedono l'autore della missiva guardare indietro ai giorni della giovinezza (in questo caso su richiesta di Tito Livio, per la scrittura della sua Storia di Roma), o come il diario che Giulia in esilio scrive per sé stessa.
Altre sono ovviamente contemporanee, e offrono un'intrigante ricostruzione del periodo storico e del personaggio protagonista del libro, quell'Ottaviano che diventerà Augusto e che vedremo quasi solo attraverso gli occhi e le impressioni di chi gli gravitava intorno, alleato o meno.
E la cosa riesce divinamente, va detto, pennellando questa figura quando con le tinte venate d'amore dei suoi amici, quando con le tonalità più scure dei suoi detrattori.
Da metà libro circa comunque si scopre, e qui veniamo nuovamente spiazzati, che Ottaviano non è l'unico protagonista del libro.
Uno spazio quasi altrettanto cospicuo se lo ritaglia Giulia, sua figlia. Intelligente e versata per lo studio, più istruita della norma e al tempo stesso costretta nei rigidi limiti della virtù delle famiglie nobili dell'antica Roma e nei legami d'acciaio della ragion di Stato che è sempre stata dietro a ogni mossa dell'Imperatore, Giulia poco a poco conquista la scena quanto più il potere del padre è ormai consolidato e sicuro, e lui può sfumare sullo sfondo.
Giulia che viene accudita dalla nuova moglie del padre, e che non ha un rapporto né con lei, la rigida Flavia, né con la madre naturale.
Giulia che viene data in pasto a tre mariti differenti per ragioni politiche, che ha ricevuto un'educazione superiore per poi essersi trovata con le ali tarpate.
E che, lontano da Roma, ha una sorta di epifania scoprendo il potere e la libertà, tornando a casa profondamente diversa, desiderosa di altro, immessa sulla strada che la porterà alla fama nell'Urbe e all'esilio.
Un personaggio tragico e passionale, che fa da contraltare al personaggio tragico, nobile e freddo del padre.
E' quasi un peccato che, arrivati alla fine, Augusto ci parli di persona con una lunga lettera scritta a quello che ritiene il suo ultimo amico ancora in vita, poco prima di morire lui stesso.
Un peccato perché è francamente troppo lunga, si capisce l'intento di dare più umanità al personaggio dell'Imperatore ma personalmente non ho gradito per niente quest'ultima parte.
Comunque una gran bella lettura.
Chiaramente conoscevo il tema, il soggetto trattato: Ottaviano Augusto, successore di Cesare e creatore dell'Impero Romano.
Ma Stoner spiazza.
Spiazza subito all'inizio della lettura, quando mette in chiaro nell'introduzione che sarà inutile cercare una verità storica in queste pagine, che non ci saranno fonti e precise ricostruzioni storiche.
Spiazza quando ammette di aver spostato alcuni fatti per esigenze narrative, di aver creato personaggi, di aver modificato caratteri, di aver scritto finti documenti.
Questo sarà un romanzo ispirato a una figura storica, non un romanzo storicamente attendibile né un saggio sul primo Augusto.
E spiazza quando si inizia la lettura, e si scopre che tipo di esperienza sarà.
Ripercorreremo la vita di Ottaviano (e di Roma, quindi) da poco prima della morte di Cesare (con il condottiero che manda Ottaviano in Macedonia per farlo istruire nelle arti e nella vita militare, essendo il successore che lui stesso ha designato) fino ovviamente alla morte di Augusto stesso.
E come ripercorriamo questi decenni cruciali per il mondo intero?
Non sotto forma di narrazione, bensì attraverso lettere.
Lettere dei suoi amici Mecenate e Agrippa, lettere di conoscenti e di nemici, documenti ufficiali e poesie, diari e messaggi segreti.
Alcune, come le lettere di Mecenate, sono scritte nel futuro rispetto al tempo trattato, e vedono l'autore della missiva guardare indietro ai giorni della giovinezza (in questo caso su richiesta di Tito Livio, per la scrittura della sua Storia di Roma), o come il diario che Giulia in esilio scrive per sé stessa.
Altre sono ovviamente contemporanee, e offrono un'intrigante ricostruzione del periodo storico e del personaggio protagonista del libro, quell'Ottaviano che diventerà Augusto e che vedremo quasi solo attraverso gli occhi e le impressioni di chi gli gravitava intorno, alleato o meno.
E la cosa riesce divinamente, va detto, pennellando questa figura quando con le tinte venate d'amore dei suoi amici, quando con le tonalità più scure dei suoi detrattori.
Da metà libro circa comunque si scopre, e qui veniamo nuovamente spiazzati, che Ottaviano non è l'unico protagonista del libro.
Uno spazio quasi altrettanto cospicuo se lo ritaglia Giulia, sua figlia. Intelligente e versata per lo studio, più istruita della norma e al tempo stesso costretta nei rigidi limiti della virtù delle famiglie nobili dell'antica Roma e nei legami d'acciaio della ragion di Stato che è sempre stata dietro a ogni mossa dell'Imperatore, Giulia poco a poco conquista la scena quanto più il potere del padre è ormai consolidato e sicuro, e lui può sfumare sullo sfondo.
Giulia che viene accudita dalla nuova moglie del padre, e che non ha un rapporto né con lei, la rigida Flavia, né con la madre naturale.
Giulia che viene data in pasto a tre mariti differenti per ragioni politiche, che ha ricevuto un'educazione superiore per poi essersi trovata con le ali tarpate.
E che, lontano da Roma, ha una sorta di epifania scoprendo il potere e la libertà, tornando a casa profondamente diversa, desiderosa di altro, immessa sulla strada che la porterà alla fama nell'Urbe e all'esilio.
Un personaggio tragico e passionale, che fa da contraltare al personaggio tragico, nobile e freddo del padre.
E' quasi un peccato che, arrivati alla fine, Augusto ci parli di persona con una lunga lettera scritta a quello che ritiene il suo ultimo amico ancora in vita, poco prima di morire lui stesso.
Un peccato perché è francamente troppo lunga, si capisce l'intento di dare più umanità al personaggio dell'Imperatore ma personalmente non ho gradito per niente quest'ultima parte.
Comunque una gran bella lettura.
Man toch, er zijn zo van die boeken die je toch meer raken dan je verwacht. Het is hier prijs.
Ik was al helemaal zot van "Stoner" van John Williams en deze "Augustus" doet er zeker niet voor onder.
Het verhaal over deze keizer van Rome wordt zo levendig en dichtbij verteld, dat je er net deel van uitmaakt. Prachtig verhaal, magnifieke personages.
Spannend, ontroerend, perfect.
5 sterren sowieso
Ik was al helemaal zot van "Stoner" van John Williams en deze "Augustus" doet er zeker niet voor onder.
Het verhaal over deze keizer van Rome wordt zo levendig en dichtbij verteld, dat je er net deel van uitmaakt. Prachtig verhaal, magnifieke personages.
Spannend, ontroerend, perfect.
5 sterren sowieso
Ik moest er even inkomen, maar toen was ik ook wel echt gegrepen. Het knap geschreven, en vooral de figuur van augustus' dochter Julia is fascinerend.
emotional
informative
reflective
medium-paced
Plot or Character Driven:
N/A
Strong character development:
Complicated
Loveable characters:
Complicated
Diverse cast of characters:
No
Flaws of characters a main focus:
Yes
challenging
informative
reflective
slow-paced
Fluid, skilfully written, and poignant. Serves as a great, fictionalised exploration of the grand and ancient past, an interesting and engaging character study, and as a profound work of philosophy, all at once.
Augustus is a good book but it pales in comparison to a book it clearly tries to emulate in I, Claudius. It's possible that Graves is simply a better author than Williams, but I think it is mostly because I, Claudius stays in the form of historical memoir from a singular narrator, whereas Augustus changes form and narrators frequently. Roman history is fascinating and Williams capitalizes on this, but I couldn't help but comparing it to Graves' far superior novel.