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Chance by Joseph Conrad

matteottt's review against another edition

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La prima cosa che ho pensato, dopo una cinquantina di pagine di Chance , è che Conrad stesse costruendo, consapevolmente o meno, una novella fatta della stessa pasta del Decameron, generosamente stesa in quattrocento pagine e con un trattamento della materia molto più cinico di Boccaccio, col quale ha in comune, alla fine, solamente l'idea centrale della fortuna, del caso appunto. L'idea mi pareva interessante: non ho esplorato altro di Conrad a parte Heart of Darkness, e un cambiamento di rotta così radicale e coraggioso è apparso ai miei occhi come un esperimento degno di lettura.
Poi, procedendo, qualche problema è via via emerso: la prosa, per quanto molto sostenuta e capace di toccare in alcuni casi cime stilistiche alte, finisce in altri frangenti per allungare il brodo in maniera abbastanza insopportabile, con un'abbondanza di particolari e riflessioni; Marlow, il narratore di questo e altri racconti conradiani (tra cui, ovviamente, Cuore di Tenebra, dove il suo ruolo contribuisce alla tessitura del capolavoro che tutti conosciamo), finisce per stancare con le sue divagazioni, e sono soprattutto i suoi commenti sul genere femminile (perfettamente contestualizzati, dato che le donne hanno una larga parte nell'economia del testo) a venira a noia, continui e sempre in bilico tra il riso e lo sdegno.
Comunque, la parte più interessante del libro rimane l'incastro dei piani narrativi: per tutta la storia la vicenda alla base del racconto viene riferita al narratore anonimo (che scrive, nella finzione, le righe che leggiamo) da Marlow, che ha vissuto in prima persona (poco) oppure si è sentito raccontare, a sua volta, i fatti da altri protagonisti (molto più spesso). Ne ricaviamo una sensazione labirintica, di increspatura continua della vicenda, che si moltiplica e si fa evanescente come in un gioco di specchi, in bilico tra l'interpretazione di Marlow (che non può fare a meno di sindacare in modo soggettivo, anche su cose che non sa con precisione) e la verità oggettiva, comunque sempre riferita e filtrata, di ciò che è accaduto. Peccato per l'impianto narrativo ancora ottocentesco, estremamente vittoriano, che alterna, come ho già detto, momenti di stanca a parti coinvolgenti.
Emerge, come impressione complessiva, un libro abbastanza noioso, privo dei grandi guizzi che avevano contrassegnato l'altro Conrad di quindici anni prima: promosso con molti dubbi, ma comunque godibile: per il coraggio della costruzione narrativa e per l'impegno nella trattazione dei temi scelti, primo fra tutti l'imperare del puro caso, della cieca fortuna nella vita umana.

zoe243's review

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adventurous emotional mysterious reflective sad slow-paced
  • Plot- or character-driven? A mix
  • Strong character development? It's complicated
  • Loveable characters? No
  • Diverse cast of characters? No
  • Flaws of characters a main focus? Yes

3.25

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