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marianacastroe8's review against another edition

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5.0

Juego literario. La colección de tres novelas alrededor de Claus y Lucas es un juego literario al que nos invita Agota Kristoff y que empieza desde el nombre de los personajes, que además parecen ser un único nombre pues se escriben con las mismas letras.

Al ser un juego literario magnífico, poco o nada se puede decir sobre la trama para no perturbar la genialidad que se esconde en el juego y su misterio. Se puede decir que los tres libros giran alrededor de dos hermanos gemelos y su relación de dependencia y entrañable amistad en medio de un ambiente turbio de guerra, maltrato, desarraigo y soledad.

La unión de estos hermanos es única, y la autora la plasma con una destreza especial. El primero de los libros que integran esta trilogía está narrado desde la voz de Claus y Lucas y los otros libros tienen un cambio de narrador, tono y puntos de vista.

¿Qué pasa cuando la guerra nos quita nuestra familia, nuestra tierra, nuestro idioma e identidad? ¿Cómo se sobrevive en medio del desarraigo y la orfandad? ¿En qué se refugia un niño cuando está solo y desamparado?

Simplemente maravilloso en todo: estilo narrativo, tono, creación de personajes, misterio y juego literario, giros, estructura, reflexiones implícitas. Este libro lo tiene todo. Más que recomendado.

martinasoffritti's review against another edition

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challenging dark mysterious sad fast-paced
  • Plot- or character-driven? Character
  • Strong character development? No
  • Loveable characters? It's complicated
  • Diverse cast of characters? No
  • Flaws of characters a main focus? Yes

4.0

bookwhisperercat's review against another edition

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4.0

Honestly? This was heavy to unload. At the beginning I wasn't expecting a complicated book as the language was quite simple and too vulgar at some point. But by the end of the second part I was surprised with the complexity it was getting as it was unfolding. As I finished it (the third part was by far the best ) I was left confused as it was a lot to take in and even now I'm not completely sure that I got all of it.
So give it a go for sure but be warned that it is not as simple as you are told in its beginning.

thelastoffrancia's review against another edition

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5.0

A mani basse, uno dei libri più belli che io abbia letto. Straziante e crudo, ma infinitamente bello. Indimenticabile.
Pur non essendoci descrizioni effettive, ma più che altro flussi di coscienza e dialoghi, tu riesci ad immaginare tutto. La prima casa, le persone, la libreria, il bosco, la frontiera, lo squallore, la morte, la sofferenza, la mancanza. Visualizzi ogni cosa raccontata in questo romanzo, e la storia ti si appiccica addosso come una seconda pelle. Ed è anche per questo, che quando lo finisci, ti sentì vuoto. Ho il cuore spezzato, ma sono felice. Libri così belli non capitano mica tutti i giorni.

marty_law's review against another edition

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dark mysterious

5.0

frankie2024's review against another edition

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4.0

"I never want to go back to this awfully cold, lonely, and disturbing world. There was no relief, no light in it. Just humans at their worst saddest selves"

That's what I thought when I closed that last page of this book.

I did like the structure and the writing style.

brightshiny's review against another edition

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4.0

A wonderfully layered story told through stark prose.

violetlights's review against another edition

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5.0

forse 4.5 non lo so

adam613's review against another edition

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5.0

"I answer that I try to write true stories but that at a given point the story becomes unbearable because of its very truth, and then I have to change it."

The Notebook, The Proof, The Third Lie: Three Novels tell the story(ies) of twins (brothers?) Lucas and Claus (or Klaus and Lucas) in a country ripped apart by war. As the two learn every trick of survival, with sometimes violent means, this trilogy is part fairy tale, part allegory, part gripping family intrigue that tells the story that was the truth for many European families after World War II.

"The dead are nowhere and everywhere."

Exploring identity, traumatic memory, brotherly bonds, and truth, Agota Kristof has written an oftentimes confusing but all the time engaging story. Written in fragments of imagination and recollection, all three parts have unique and unsettling outcomes, that kept me interested and involved up until the final page of the third novel. Physical and mental trauma, warp the brain and body to face life in a number of ways, that sometimes are based on survival rather than the privilege of evolving as a person.

"I am convinced that every human being is born to write a book, and for no other reason. A work of genius or mediocrity, it doesn't matter, but he who writes nothing is lost, he has merely passed through life without leaving a trace."

Simply put, this book was a whirlwind of emotions and intrigue at every turn of the page. Agota Kristof has told the story of one family caught in between Eastern and Western Europe, fact and fiction, during and post war that is harrowing in its scope. Don't be fooled by the unsophisticated prose, as the depth lies in the exploration of the integrity and darkened corners of the human spirit.
For fans of post modern, historical fiction, family sagas, psychological thrillers, and desperately visceral storytelling, The Notebook, The Proof, The Third Lie is up your alley.

lalettricesolitaria's review against another edition

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5.0

https://labibliotecadellalettricesolitaria.wordpress.com/

Non so perché solo determinate storie, o parole, facciano scaturire irrimediabilmente una miriade di lacrime in un cielo emotivo altrimenti sereno, ma fatto sta che funziona così. C’è un meccanismo nascosto che si cela dietro le pieghe della nostra pelle e delle nostre emozioni, e talvolta un’opera d’arte lo mette in moto, inaspettatamente.
Vado ad aggiungere un nuovo tassello di lacrime e stavolta la causa è un libro. Prima, solo Dostoevskij è riuscito a strapparmi lacrime vere per i suoi personaggi e per i suoi finali mai troppo annunciati. Stavolta è il turno di Trilogia della città di K, di Agota Kristof.

Agota Kristof è una scrittrice ungherese che, dopo la sua fuga dall’Ungheria assieme al marito in tempi di guerra contro l’Unione Sovietica, si è trasferita con lui in Svizzera. La scrittrice non ha mai amato la vita in quei luoghi, ma si è ugualmente rimboccata le maniche, ha imparato il francese, pur definendosi “analfabeta” per via della sua impossibilità di padroneggiare totalmente la seconda lingua e ha iniziato a usarla per i suoi propositi letterari. Il romanzo di cui vi parlo valse il suo successo nel 1987, ed è suddiviso in tre parti: il Quaderno, la Prova e La Terza Menzogna.
Ci troviamo sin dalle prime pagine immersi in un clima di guerra e di pericolo, ma non abbiamo alcuna coordinata geografica precisa che ci possa indirizzare a proposito dello specifico momento storico. Tuttavia la trama rivela le situazioni e gli accadimenti politici simbolici tipici di un epoca di guerra e dittatura incombente, che in tutto e per tutto si confà alle vicende storiche e politiche vissute dalla scrittrice.
I personaggi principali sono rapidamente annunciati: due gemelli vengono portati via dalla Grande Città, dove la guerra dilaga, nella campagna limitrofa non molto distante da una base militare vicina al confine. Lì, si trova la casa della loro Nonna, dalla quale la Madre intende lasciarli in attesa di un futuro miglioramento della situazione. Presso di lei si svolgerà gran parte della trama della prima parte di questo romanzo.
Questa prima parte è narrata interamente da una duplice personalità che si esprime al plurale, una sola anima interna ai due fratelli gemelli che fanno riferimento a sé stessi, dandosi del “noi”. Non sappiamo chi dei due parli e chi no, non ci viene mai detto o spiegato, e del resto non ci vengono rivelati immediatamente i loro nomi.
Immersi in un clima di sofferenza, povertà, disagio e negazione di ogni piacere vitale, i due gemelli si muovono in questa città di cartone, costruendo fragili e disperate relazioni umane con gli esseri più borderline e disagiati, tutti con un elemento in comune: un disperato bisogno di essere amati e accettati per ciò che sono, anche nelle loro aberrazioni o difficoltà fisiche.

La narrazione è totalmente paratattica. Solo frasi principali, brevissime ed essenziali. Sembra davvero di leggere il quaderno scritto di pugno da un bambino, con affermazioni crude, spesso difficili da accettare e gestire emotivamente, che lasciano trapelare tutta la difficoltà dei due fratelli ad incanalarsi in un sistema sociale fatto di convenzioni. I due gemelli non hanno alcun senso del sociale e covano in loro una rabbia e una ribellione che li porta, col passare del tempo, ad agguantare con tutte le loro forze la vita e ciò che essi credono gli spetti.
Poi, un giorno, un tristissimo giorno, la narrazione del Quaderno si arresta.

Dalla seconda parte, la Prova, alla rapida e straziante terza parte, la Terza Menzogna, tutto si ribalta, rapidamente. Lasciando senza fiato il lettore. La narrazione si fa più profonda, più analitica. Più descrizioni, più emozioni, più dialoghi. Emerge a poco a poco, con una inquietudine spiazzante, la realtà che si cela alle spalle degli eventi narrati nel Quaderno.
La Kristof scrive e riscrive la sua storia in nuovi livelli, sempre più profondi, sempre più intimi, evocando scenari onirici e amalgamandoli con l’assurdità del reale. Penetra nel petto del lettore, scardinando ogni possibile certezza sui personaggi e sulla storia, dapprima lasciandolo colmo di interrogativi su cosa stia esattamente leggendo, poi dilaniandone ogni speranza per il futuro, infine derubandolo di ogni traccia di ottimismo.

E’ una storia capace solo di togliere, che non dona niente al lettore se non la certezza di un peso ineliminabile chiamato vita. Non rinfranca, non rincuora, anzi contribuisce a cancellare ogni minimo spiraglio di bontà e di affetto, sradicate come vecchie radici da un terreno arido.
E’ un romanzo senza vita, che nega la vita, e i suoi personaggi conoscono le amare conseguenze di questa negazione, della solitudine e del dolore, mentre cercano se stessi e l’amore, in un vagabondaggio tetro tra vite nelle quali essi non riescono a lasciare un segno.
La lettura di una simile storia è destinata davvero a lettori capaci di imbarcarsi su una nave pronta a solcare un oceano di mostri e di orrori. di inquietudini e ossessioni. Ben più destabilizzante di una seduta psicanalitica, ben più asfissiante di un incubo nell’attimo prima del risveglio. Troppo crudo, e proprio per questo semplicemente vero. Scuro, nero, privo di colore.
Nero era tutto ciò che vedevo mentre leggevo, e mi piaceva e mi ci ritrovavo in pieno. Il nero di chi, come i personaggi del racconto, vive una vita nell’eterna attesa di un ritorno, di un incontro capace di spezzare una vita di dolore e di frustrazione.
Impossibile, per un cuore sensibile, giungere all’ultima pagina di questa storia e non versare una lacrima.
E allora perché mai lo si dovrebbe leggere, chiederete. Perché Trilogia della città di K. è forte come la morte, e parla della morte con le parole ideali per descriverla per ciò che è: oscura signora e dominatrice di ogni intimo desiderio umano.