Take a photo of a barcode or cover
funny
reflective
sad
medium-paced
Plot or Character Driven:
Character
Strong character development:
Complicated
Loveable characters:
Complicated
Diverse cast of characters:
Yes
Flaws of characters a main focus:
Yes
“Lo que quiero decir, Allerton, es que todos somos parte de un enorme todo. Es inútil oponerse.”
I’M SICKKKK
I’M SICKKKK
dark
emotional
reflective
sad
fast-paced
Plot or Character Driven:
Character
Strong character development:
No
Loveable characters:
No
Diverse cast of characters:
No
Flaws of characters a main focus:
Yes
adventurous
reflective
tense
medium-paced
Plot or Character Driven:
Character
challenging
dark
reflective
medium-paced
Plot or Character Driven:
Character
Strong character development:
Complicated
Loveable characters:
Complicated
Diverse cast of characters:
N/A
Flaws of characters a main focus:
Yes
Ugly but in the best way possible
challenging
dark
funny
reflective
fast-paced
Plot or Character Driven:
Character
Strong character development:
No
Loveable characters:
No
Diverse cast of characters:
Yes
Flaws of characters a main focus:
Yes
dark
emotional
tense
medium-paced
Plot or Character Driven:
A mix
Strong character development:
No
Diverse cast of characters:
No
Flaws of characters a main focus:
Yes
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Ambientato nel Messico, e poi più generalmente nel Sud America, Queer narra del viaggio del protagonista e di un turista, rispettivamente Lee e Allerton. Parallelamente a questa tratta per l’America del Sud, si snoda anche la relazione amorosa tra i due, nata prima come un’ossessione per Allerton da parte di Lee, e poi sviluppatasi in un rapporto mercenario.
Il motivo cardine del viaggio è la ricerca dello yage, ma questo risulta quasi più un pretesto narrativo per raccontare un certo tipo di scena, di ambiente all’ombra in cui viveva una parte della comunità queer negli anni ‘50.
Nel trasmettere il sentimento che vive in questa zona d’ombra Burroughs è particolarmente efficace; nel mezzo di racconti e aneddoti narrati da Lee, ridicoli a dir poco, si possono leggere tra le righe tutti i dubbi e i timori (e anche le discriminazioni che avvenivano all’interno della comunità queer e non solo provenienti dal mondo etero) nell’approccio con qualcuno di nuovo, nel non comprendere i gesti, nel non poter dare per certa la comprensione di possibili segnali ricevuti.
Lo stile di scrittura è quello tipico del filone della Beat Generation, non solo nei contenuti ma anche nella forma che risulta caustica, a tratti violenta nella sua frammentazione stilistica.
Il linguaggio è dolorosamente figlio del suo tempo, ovvero ciò che non è bianco o/e eteronormativo viene definito nella maniera più offensiva che possa venire in mente alla persona moderna – d’altra parte anche il termine “queer” che dà il titolo all’opera nasce come dispregiativo, come insulto omofobo, e solo recentemente la comunità lgbtq se n’è riappropriata.
Alla fine dei conti, questa opera non mi ha lasciato molto – ma per i fan della Beat Generation è sicuramente un’opera importante.
Ambientato nel Messico, e poi più generalmente nel Sud America, Queer narra del viaggio del protagonista e di un turista, rispettivamente Lee e Allerton. Parallelamente a questa tratta per l’America del Sud, si snoda anche la relazione amorosa tra i due, nata prima come un’ossessione per Allerton da parte di Lee, e poi sviluppatasi in un rapporto mercenario.
Il motivo cardine del viaggio è la ricerca dello yage, ma questo risulta quasi più un pretesto narrativo per raccontare un certo tipo di scena, di ambiente all’ombra in cui viveva una parte della comunità queer negli anni ‘50.
Nel trasmettere il sentimento che vive in questa zona d’ombra Burroughs è particolarmente efficace; nel mezzo di racconti e aneddoti narrati da Lee, ridicoli a dir poco, si possono leggere tra le righe tutti i dubbi e i timori (e anche le discriminazioni che avvenivano all’interno della comunità queer e non solo provenienti dal mondo etero) nell’approccio con qualcuno di nuovo, nel non comprendere i gesti, nel non poter dare per certa la comprensione di possibili segnali ricevuti.
Lo stile di scrittura è quello tipico del filone della Beat Generation, non solo nei contenuti ma anche nella forma che risulta caustica, a tratti violenta nella sua frammentazione stilistica.
Il linguaggio è dolorosamente figlio del suo tempo, ovvero ciò che non è bianco o/e eteronormativo viene definito nella maniera più offensiva che possa venire in mente alla persona moderna – d’altra parte anche il termine “queer” che dà il titolo all’opera nasce come dispregiativo, come insulto omofobo, e solo recentemente la comunità lgbtq se n’è riappropriata.
Alla fine dei conti, questa opera non mi ha lasciato molto – ma per i fan della Beat Generation è sicuramente un’opera importante.
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