A review by cora_more
Va' dove ti porta il cuore by Susanna Tamaro

emotional hopeful informative inspiring reflective fast-paced
  • Plot- or character-driven? Character
  • Strong character development? Yes
  • Loveable characters? Yes
  • Diverse cast of characters? Yes
  • Flaws of characters a main focus? Yes

5.0

È un diario in forma epistlare, un testamento spirituale che una nonna scrive alla nipote lontana, sapendo di avere tempo limitato da vivere a causa di una grave malattia.
È la storia di un percorso interiore intricato, costellato di errori e fallimenti, di una vita affrontata faticosamente in salita, piena di difficoltà, caratterizzata da tutta la gamma di sentimenti e riflessioni scaturiti dal nostro vivere. 

“Questa lettera avrei dovuto scriverla tua madre, invece l’ho scritto a te. Se non l’avessi scritta per niente allora sì che la mia esistenza sarebbe stata davvero un fallimento. Fare errori è naturale, andarsene senza averli compresi vanifica il senso di una vita. Le cose che ci accadono non sono mai fine se stesse, gratuite, ogni incontro, ogni piccolo evento racchiude in sé un significato, la comprensione di se stessi nasce dalla disponibilità ad accoglierli, della capacità in qualsiasi momento di cambiare direzione, lasciare la pelle vecchia come le lucertole al cambio di stagione. Trovare scappatoie quando non si vuole guardare dentro se stessi è la cosa più facile del mondo. Una colpa esterna esiste sempre, è necessario avere molto coraggio per accettare che la colpa - o meglio la responsabilità - appartiene a noi soltanto“.
“…Questo è l’unico modo per andare avanti. Se la vita è un percorso, è un percorso che si svolge sempre in salita. A quarant’anni ho capito da dove dovevo partire. Capire dove dovevo arrivare è stato un processo lungo, pieno di ostacoli ma appassionante”.
“La morte in sé e da sola non porta lo stesso tipo di dolore. C’è un vuoto improvviso - il vuoto è sempre uguale - ma è proprio in questo vuoto che prende la forma la diversità del dolore. Tutto quello che non si è detto in questo spazio si materializza e si dilata, si dilata e si dilata ancora. È un vuoto senza porte, senza finestre, senza via di uscita, ciò che resta di sospeso ci resta per sempre, sta sulla tua testa, con te, intorno a te, ti avvolge e ti confonde come una nebbia spessa. I morti pesano non tanto per l’assenza quanto per ciò che - tra loro e noi - non è stato detto”.