A review by primix
La donna in bianco by Wilkie Collins

5.0

Basta aprire questo libro e leggere poche righe, ed eccoci trasportati nella Londra del 1800. Le atmosfere, il modo di esprimersi e di comportarsi di ogni singolo personaggio è così squisitamente inglese che è stato davvero un piacere, per me che ADORO questo genere di romanzi, sollevare ad uno ad uno i veli che coprono la misteriosa vicenda che si svolge intorno alla fragile figura di Laura Fairlie.

La storia è narrata in prima persona da più personaggi, ciascuno dei quali presenta la propria testimonianza diretta dei passaggi che li hanno coinvolti in prima persona, raccolti in ordine cronologico. Questo fa sì che vediamo l'evolversi della storia con occhi sempre diversi, e l'autore è decisamente abile nel cambiare ogni volta modo di esprimersi e sensibilità, a seconda di chi stia raccontando in quel momento e anche del suo ceto sociale: c'è anche la testimonianza di una cuoca di cui viene esplicitamente detto che è stata scritta sotto dettatura della stessa, in quanto analfabeta, e che contiene espressioni grammaticali al limite del corretto. Questa cura perfezionistica dei dettagli è probabilmente ciò che ho più apprezzato dello stile di Wilkie Collins.

La vincenda in sé si discosta dal "tipico" romanzo inglese dell'epoca: ci sono gli intrighi tra nobili, matrimoni di convenienza, amori tormentati, ma tutto questo è condito con un tocco di mistery che porta un po' di "pepe" al solito cliché (che comunque non mi dispiace, anzi). L'ombra della "donna in bianco" di cui parla il titolo si staglierà sullo sfondo di ogni pagina, incarnando colei che potrebbe rappresentare la salvezza per alcuni e la rovina per altri, nonostante sia soltanto una ragazza di bassa estrazione sociale con problemi mentali.

Tutti i personaggi appaiono ben caratterizzati, ciascuno con le sue sfaccettature, il rispettabile Walter Hartright, l'esuberante conte Fosco, l'iracondo Sir Percival Glyde, la dolce Laura... e soprattutto, la superlativa Marian Halcombe, di gran lunga il mio personaggio preferito. Una donna forte e coraggiosa, che pur nella sua condizione appunto di donna in una società fortemente patriarcale riesce a tenere testa a uno degli uomini più arguti che si possano incontrare, e da cui riceve infatti enorme ammirazione.

Ho però tre appunti da fare, e riguardano tutti il finale del libro.

Primo, circa dall'incendio in poi mi è sembrato che le cose si siano appianate anche grazie a una buona dose di fortuna e di escamotage da parte dell'autore. L'espediente della società segreta che ha permesso di estorcere la confessione di Fosco mi è sembrata sinceramente "un po' troppo" per essere credibile.

Secondo, mi sarebbe piaciuto leggere anche il punto di vista di Laura, magari alla fine del romanzo, proprio per poter portare maggiore chiarezza alla vicenda e anche, per una volta, per poter ascoltare chiaramente anche i suoi pensieri e il suo cuore. Sono sicura che, anche in uno stato emotivo alterato come il suo, avrebbe avuto cose interessanti da dire.

Terzo, non ho accettato di buon grado la scelta di Marian di rimanere per sempre con Walter e Laura, rinunciando a una vita propria. Questo bisogno di fare da "babysitter" alla coppia e ai loro figli, come se dopo tutta questa vicenda difficile avessero ancora necessità del suo aiuto, mi è sembrata in contrasto con l'immagine della donna forte che finora era stata data di lei. In ogni momento abbiamo letto della sua totale devozione alla sorella, e il non averla lasciata neanche per un momento a vedersela con le macchinazioni di Sir Glyde e del Conte le fa onore, ma ora che Laura ha finalmente raggiunto la pace e la serenità, in compagnia di Walter che si è dimostrato più che in grado di prendersi cura di lei, mi sarebbe piaciuto vedere Marian prendere finalmente in mano la sua vita e renderla qualcosa di grandioso come sicuramente avrebbe avuto le capacità di fare.

In definitiva, seppur con qualche sbavatura dovuta a un mio gusto personale, uno dei miei libri preferiti.