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iophil 's review for:

Rosemary's Baby by Ira Levin
4.0

Il maggior pregio di questo romanzo è a mio parere la costruzione della tensione. Una vicenda all’apparenza banale, nel suo mostrare la vita di una coppia all’apparenza “normale” che però comincia piano piano a disgregarsi di fronte a una ineffabile minaccia soprannaturale. Grazie alla vicenda costantemente focalizzata su Rosemary, l’autore mostra come ogni sicurezza della protagonista via via si sfaldi, come un orrore che inizialmente sembra solo una fola frutto dell’immaginazione diventi man mano ciò che ne determinerà la futura esistenza. Un’inquietudine che agisce sotterranea per quasi tutto il libro, così da poter far deflagrare l’orrore puro in chiusura, con un effetto decisamente potenziato.
Levin ci mantiene costantemente legati al punto di vista di Rosemary, con lei perdiamo certezze e riferimenti. E con lei, grazie all’ottima caratterizzazione e all’abbondante e sapiente utilizzo dei dialoghi, non possiamo fare a meno di entrare in empatia, con un effetto di ancor maggiore immersione nella storia (e nel conseguente senso di costante tensione).

La scrittura di Levin da questo punto di vista fa benissimo il suo lavoro, mostrandosi, diretta, coinvolgente e scorrevole nella sua apparente semplicità. Tutto questo nonostante lo stile metta ben in chiaro che questo libro è stato scritto ben oltre mezzo secolo fa, portandosi dietro convinzioni e atteggiamenti ormai superati (alcuni passaggi, in effetti, fanno un po’ rizzare i capelli in testa – e non per l’orrore -).
Nonostante questo, Rosemary’s baby risulta certamente uno dei primi horror “contemporanei”, in cui viene descritta (e nemmeno troppo velatamente criticata) una società ormai metropolitana e borghese che fa dell’apparire e dell’arrivismo gli unici valori da perseguire e su cui fondare la vita. In particolare, proprio l’immagine della famiglia “ideale” e idealizzata ne esce con le ossa decisamente rotte.
A posteriori, penso che sia proprio questa sua sorprendente modernità a far risaltare maggiormente quei passaggi desueti e allo stato attuale poco politically correct di cui accennavo poc’anzi.

Ho qualcosa da dire sul finale. Oltre a essere un pochino anticlimatico (a mio parere avrebbe reso meglio una chiusura all’apice della scioccante rivelazione conclusiva), in effetti l’epilogo è un po’ troppo anticipato dai numerosi suggerimenti che l’autore dissemina con un po’ troppa generosità. Può sembrare un controsenso, rispetto a quanto ho scritto precedentemente sulla tensione come punto di forza del libro, me ne rendo conto. Ma le poche pagine finali non vanificano quanto costruito nel corso dell’intero libro, a mio parere.
È anche vero che, pur non avendo visto il film che è stato tratto da questo libro, la trama e il “colpo di scena” (tra molte virgolette) finale lo conoscono anche i sassi (compreso quello che ho in testa io), però dal punto di vista dello sviluppo della trama, il mistero è un po’ ingenuo e prevedibile. Considerato però che il libro è uno degli iniziatori del filone, gli concedo l’attenuante e sospendo il giudizio su questo specifico punto, non facendolo pesare troppo sul giudizio complessivo!
Partivo infatti da un 3.5 stelline, ma ho deciso di approssimare per eccesso, visto che Rosemary’s baby mi è sembrato un libro ben costruito, assolutamente godibile anche al giorno d’oggi e con una dose ragguardevole di inquietudine, condita da momenti di innegabile orrore. Quindi quattro stelline!