A review by ribeirofrio
Io sono Zelda. E questa è la mia leggenda by Andrew David MacDonald

3.0

Sono partita piena di preconcetti su questo libro, perché a volte è veramente difficile parlare di tanti temi importanti tutti assieme: ritardi cognitivi, povertà, abusi, droga, alcolismo, violenza.
Da un lato, mi è piaciuto molto che Zelda avesse una disabilità poco "glamour", nel senso che non ha abilità pazzesche per compensare una socialità impacciata, anzi, ha i suoi limiti e il suo motto personale è di provare a fare qualcosa di più per espandere la sua comfort zone, come d'altro canto ci auguriamo tutti di fare, nella vita.
Mi è piaciuto che ci fossero vari tipi di disabilità presentati, senza il velo di buonismo che ci piacerebbe vedere nella realtà: non per tutti è possibile immaginare una vita normale per come la intendiamo noi, e non per tutti la famiglia è il porto sicuro che dovrebbe essere.

Però... il personaggio più magnetico e interessante dell'intero romanzo è senza dubbio Gert, il fratello-genitore che deve prendersi cura di Zelda, e tutte le volte che era presente in una scena rubava il palcoscenico. Tormentato, fallito, pieno di buone intenzioni e di rimorsi, è lui l'unico punto di vista di cui mi importerebbe sapere di più, le difficoltà che incontra a barcamenarsi tra il ruolo di custode paziente e ragazzo pronto a capovolgere il mondo. Mi è dispiaciuto che la narrazione di Zelda appiattisse la sua introspezione, specialmente perché tangenzialmente tarpava un altro personaggio secondario, Annie, che oltre alla volontà strenua di fare da sorella maggiore a Zelda comunicava poco altro.