Scan barcode
A review by aleamo99
La morte di Ivan Il'ič by Leo Tolstoy
reflective
sad
medium-paced
- Plot- or character-driven? Character
- Strong character development? It's complicated
- Loveable characters? No
- Diverse cast of characters? No
- Flaws of characters a main focus? Yes
4.0
La vita di Ivan Ilic è stata delle più semplici e delle più orribili, perché fatta di strade non prese e occasioni perdute. Il giudice arriva al (modesto) apice della sua vita per poi trovarsi costretto a riflettere sul suo passato.
E' ossessionato dalla sua immagine pubblica e dalla sua reputazione e si circonda di persone a lui simili: avare, egoiste, che non riconoscono l'inevitabilità della morte. Per questo motivo, quando si ammalerà, il mondo sarà indifferente nei suoi confronti: l'avvicinamento alla sua morte non è altro che un allestimento, una recita, una commedia a parti fisse dove tutti vorrebbero essere "altrove" e non lì al suo capezzale.
Ivan si rende conto di essere solo, essere vulnerabile gli genera estrema rabbia. Citando il testo, il mondo aveva l'opinione che egli salisse sulla montagna, e invece la vita gli sfuggiva. Con non poche difficoltà ammette di essere sempre stato in errore e che tutta la sua vita è stata come non doveva essere: si convince di ciò nel momento in cui vede la figlia indispettita da una malattia che ha messo tensione nella sua altrimenti felice vita.
Questo aspetto - spaventoso e devastante - conduce tutti i lettori a una riflessione: come ci sentiremmo se, giunti alla fine di tutto, ci rendessimo conto che tutto è stato una menzogna soltanto guardando in faccia il volto di una persona amata?
E' ossessionato dalla sua immagine pubblica e dalla sua reputazione e si circonda di persone a lui simili: avare, egoiste, che non riconoscono l'inevitabilità della morte. Per questo motivo, quando si ammalerà, il mondo sarà indifferente nei suoi confronti: l'avvicinamento alla sua morte non è altro che un allestimento, una recita, una commedia a parti fisse dove tutti vorrebbero essere "altrove" e non lì al suo capezzale.
Ivan si rende conto di essere solo, essere vulnerabile gli genera estrema rabbia. Citando il testo, il mondo aveva l'opinione che egli salisse sulla montagna, e invece la vita gli sfuggiva. Con non poche difficoltà ammette di essere sempre stato in errore e che tutta la sua vita è stata come non doveva essere: si convince di ciò nel momento in cui vede la figlia indispettita da una malattia che ha messo tensione nella sua altrimenti felice vita.
Questo aspetto - spaventoso e devastante - conduce tutti i lettori a una riflessione: come ci sentiremmo se, giunti alla fine di tutto, ci rendessimo conto che tutto è stato una menzogna soltanto guardando in faccia il volto di una persona amata?