A review by blackjessamine
La vita bugiarda degli adulti by Elena Ferrante

2.0

Questo libro non mi è piaciuto.
Vorrei quasi fermarmi qui, ché di entrare nell'universo delle polemiche legate a Elena Ferrante proprio non ne ho voglia.
Però sarebbe un'occasione sprecata, proprio come mi è parsa un'occasione sprecata questo romanzo.
Perché Elena Ferrante sa scrivere, lo si vede dalla dimestichezza con cui dispiega trame e fraseggi, eppure sembra che mortifichi la sua scrittura per aderire a qualcosa di più banale, più piatto, qualcosa che possa rientrare senza paura nel ritratto che si è costruita.
Questo romanzo è la copia sbiadita de "L'amica geniale": e se già quella saga non mi aveva convinta, questo romanzo è riuscito ancor meno nel suo intento. È un romanzo farraginoso, che si costruisce quasi interamente sul continuo rimuginare della protagonista, che nel delicato passaggio fra l'infanzia e l'età adulta scopre che la vita non è bianca o nera, ma è fatta di sfumature e compromessi, di meschinità, di menzone e parole non dette. C'è un approfondimento quasi claustrofobico di ogni pensiero della protagonista, in un continuo rimuginare autoriferito, dove frasi, gesti e oggetti vengono ad assumere un significato quasi altro, simbolico, esagerato: un significato che ha un senso solo quando la vicenda viene narrata raccontata da una voce che plasma gli eventi e traccia collegamenti.
È un romanzo che vorrebbe parlare di passioni umane, ma l'artificio retorico della costruzione soffoca il tutto, e ci si ritrova ad osservare questi personaggi come se fossero solo una recita folcloristica che si svogle sotto una campana di vetro.
I pochi spunti interessanti, poi (il contrasto sociale, le ingiustizie, la mafia che allunga mani a stento visibili ovunque) vengono letteralmente soffocati dalla voce di Giannina, che oltre al proprio naso non riesce proprio ad andare. E poi, davvero, basta con questi personaggi intelligentissimi senza sapere di esserlo, che eccellono negli studi, che si scontrano con un legame viscerale e contorto con un personaggio che invece incarna tutta la genialità tarpata, involgarita e resa al tempo stesso più sincera dal rione. Davvero, basta.

Insomma, ero curiosa di leggere la Ferrante lontana da Lila e Lenù, ma è chiaro ormai che la Ferrante è Lila e Lenù. Sotto quella patina, non c'è davvero nient'altro. Di certo, non c'è la potenza espessiva di Elsa Morante: mi chiedo davvero che libro abbia letto chi ha fatto questo paragone, perché io davvero non lo riesco a capire.
E io credo di potermi fermare qui, nel mio viaggio fra i suoi libri.