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A review by dajna
Il vangelo secondo Pilato by Éric-Emmanuel Schmitt
4.0
Per ora gli do 4 stelle sull'onda dell'emozione, ma mi riservo di ricontrollare tra qualche mese e vedere se regge il confronto con gli altri mie 4 stelle.
Non pensavo si potesse fare molto di originale con la storia della crocifissione di Gesù: siamo onesti, quanto si è già detto e scritto sul Cristo? Di certo non mi sarei aspettata un giallo/mistery come questo.
Nella prima parte abbiamo Gesù, qui Jeshua, che occupa la notte prima della crocifissione narrandoci la sua storia. Abbiamo finalmente un'idea di cosa abbia fatto negli anni non coperti dai vangeli tradizionali, oltre a un'interessante riedizione del suo rapporto con Giuda-Jehuda. Jeshua che racconta sé stesso ha un tono ironico che poche persone apprezzeranno, specie se religiose. L'uomo dubita, ha pausa dell'autorità costituita (il rabbino di turno), lavora come mediocre falegname ma sa prestare orecchio alle persone, che lo ricercano per il suo supporto. É anche stato sul punto di sposarsi, prima di lasciare tutto per diventare un/il maestro. Jehuda poi non è la persona malvagia che la tradizione ci ha fatto conoscere, ma il mezzo con cui si completa il destino di Jeshua. Il tradimento è necessario perché si compiano le profezie e si riconosca il messia.
Nella seconda parte Jeshua è risorto, Jehuda si è impiccato e Pilato impazzisce nel cercare di trovare una spiegazione per la scomparsa del corpo di Gesù.
Fate caso ai dettagli mentre leggete: più ancora che l'indagine in sé, sicuramente interessante, Schmitt è maestro nell'infilare dettagli storici nella narrazione. Sappiamo che Pilato si depila, come da costume romano, con la pietra pomice. Lo vediamo alle terme, a palazzo, a cena con gli amici e a letto con a moglie Claudia. Lui e lei sono personaggi intelligenti e profondi, modernissimi, una gran bella coppia. Non sono in grado di dire quanto sia romanzo e quanto ricostruzione storica, ma seguirli è piacevolissimo.
Il finale, ovviamente, è aperto. Dopotutto Schmitt è un filosofo e, per quanto divertente possa essere la sua versione della nascita di una delle maggiori religioni monoteiste al mondo non può imbrigliare il lettore in una conclusione rigida.
Non pensavo si potesse fare molto di originale con la storia della crocifissione di Gesù: siamo onesti, quanto si è già detto e scritto sul Cristo? Di certo non mi sarei aspettata un giallo/mistery come questo.
Nella prima parte abbiamo Gesù, qui Jeshua, che occupa la notte prima della crocifissione narrandoci la sua storia. Abbiamo finalmente un'idea di cosa abbia fatto negli anni non coperti dai vangeli tradizionali, oltre a un'interessante riedizione del suo rapporto con Giuda-Jehuda. Jeshua che racconta sé stesso ha un tono ironico che poche persone apprezzeranno, specie se religiose. L'uomo dubita, ha pausa dell'autorità costituita (il rabbino di turno), lavora come mediocre falegname ma sa prestare orecchio alle persone, che lo ricercano per il suo supporto. É anche stato sul punto di sposarsi, prima di lasciare tutto per diventare un/il maestro. Jehuda poi non è la persona malvagia che la tradizione ci ha fatto conoscere, ma il mezzo con cui si completa il destino di Jeshua. Il tradimento è necessario perché si compiano le profezie e si riconosca il messia.
Nella seconda parte Jeshua è risorto, Jehuda si è impiccato e Pilato impazzisce nel cercare di trovare una spiegazione per la scomparsa del corpo di Gesù.
Fate caso ai dettagli mentre leggete: più ancora che l'indagine in sé, sicuramente interessante, Schmitt è maestro nell'infilare dettagli storici nella narrazione. Sappiamo che Pilato si depila, come da costume romano, con la pietra pomice. Lo vediamo alle terme, a palazzo, a cena con gli amici e a letto con a moglie Claudia. Lui e lei sono personaggi intelligenti e profondi, modernissimi, una gran bella coppia. Non sono in grado di dire quanto sia romanzo e quanto ricostruzione storica, ma seguirli è piacevolissimo.
Il finale, ovviamente, è aperto. Dopotutto Schmitt è un filosofo e, per quanto divertente possa essere la sua versione della nascita di una delle maggiori religioni monoteiste al mondo non può imbrigliare il lettore in una conclusione rigida.