A review by pao986
La vera storia del pirata Long John Silver by Björn Larsson

4.0

Long John Silver è un nome che fa parte dell'immaginario collettivo, che fa da 'modello' al nostro immaginario quando si pensa ad un pirata. Il Long John Silver che qui si racconta, in un diario che è in parte una lunga lettera a Defoe e in parte una lunga lettera a Jim Hawkins, è e allo stesso tempo non è lo stesso personaggio nato dalla penna di Stevenson e su cui, ancora oggi, si basa molto del nostro immaginario sui pirati: lo è in quanto quella storia è la sua storia, non lo è perché lui non vuole cedere all'essere raccontato solo dal punto di vista di Jim, vuole dirci di più, vuole farci sapere che è vissuto coerente con se stesso e che ha vissuto una vita che lui ha ritenuto degna di essere vissuta e che vuole ancora sentire raccontata, perché alla fine se scompare il ricordo e se scompare anche la storia, allora che senso ha avuto tutto?
C'è una costante commistione tra realtà e finzione in tutto il racconto, che comunque cerca di tenere una forte verosimiglianza dal punto di vista storico, per cui ritroviamo Silver in una taverna a Bristol ad 'aiutare' Defoe nello scrivere la storia generale dei pirati; anche dai dialoghi con Defoe questo amore e dell'importanza delle storie traspaiono, e il Defoe personaggio letterario (che ovviamente condivide la tutt'altro che noiosa biografia del Defoe scrittore) è un personaggio da cui è difficile non restare impressionati.
Da questo perfetto incastro tra realtà e finzione, da questo gioco di specchi tra biografie vere e fittizie, traspare (oltre al summenzionato amore per le storie) un grandissimo elogio alla libertà, un amore profondo, ma rispettoso, per il mare e un incredibile rispetto anche per uomini - chiaramente non perfetti - come i 'gentiluomini di ventura' che, condannati a morte come 'nemici dell'umanità', non si rivelano poi più inumani dei loro carnefici; e ovviamente grande riconoscenza a Defoe (dopo questa lettura è difficile non voler leggere una delle sue opere!), a Stevenson e a tutti gli altri autori (raccontatori di menzogne o di verità) che Larsson ringrazia alla fine del romanzo.