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A review by lilirose
Vento dell'Est: vento dell'Ovest by Pearl S. Buck, Andrea Damiano
emotional
reflective
medium-paced
- Plot- or character-driven? Character
- Strong character development? Yes
- Loveable characters? No
- Diverse cast of characters? Yes
- Flaws of characters a main focus? No
3.5
Pearl S. Buck è un'autrice colpevolmente dimenticata negli ultimi anni e che invece merita un posto di tutto rispetto tra gli scrittori americani del '900. E' cresciuta in Cina, dove ha lavorato a lungo e a cui è rimasta legatissima per tutta la vita, tanto da incentrare la sua produzione letteraria sul conflitto fra tradizione e modernità che stava lacerando il paese da decenni.
In questo romanzo d'esordio tale tema è particolarmente evidente, quasi didascalico: una famiglia cinese di antico stampo viene sconvolta dall'arrivo della moglie americana del figlio maggiore ed erede. Dopo tanto penare la conclusione è agrodolce, perché se i giovani riusciranno a trovare un equilibrio fra le due culture, la vecchia generazione resterà inamovibile al cambiamento e quindi eternamente perdente.
Si nota che è un'opera prima, perché non ha la potenza e l'epicità dei romanzi successivi e calca un po' troppo la mano sul sentimentalismo; però è già presente quella scrittura immersiva che è il marchio di fabbrica della Buck: con acume psicologico e finezza stilistica riesce a calarci completamente nella cultura Cinese ed allo stesso tempo a reinterpretarla alla luce della nostra sensibilità occidentale, senza mai cadere nella trappola del paternalismo o della condiscendenza; impressionante, ancor più se si pensa che il romanzo è stato scritto negli anni '30.
Un'opera breve e forse acerba, ma che già mette in mostra il suo talento di scrittrice.
In questo romanzo d'esordio tale tema è particolarmente evidente, quasi didascalico: una famiglia cinese di antico stampo viene sconvolta dall'arrivo della moglie americana del figlio maggiore ed erede. Dopo tanto penare la conclusione è agrodolce, perché se i giovani riusciranno a trovare un equilibrio fra le due culture, la vecchia generazione resterà inamovibile al cambiamento e quindi eternamente perdente.
Si nota che è un'opera prima, perché non ha la potenza e l'epicità dei romanzi successivi e calca un po' troppo la mano sul sentimentalismo; però è già presente quella scrittura immersiva che è il marchio di fabbrica della Buck: con acume psicologico e finezza stilistica riesce a calarci completamente nella cultura Cinese ed allo stesso tempo a reinterpretarla alla luce della nostra sensibilità occidentale, senza mai cadere nella trappola del paternalismo o della condiscendenza; impressionante, ancor più se si pensa che il romanzo è stato scritto negli anni '30.
Un'opera breve e forse acerba, ma che già mette in mostra il suo talento di scrittrice.