A review by chiara029
Vite che non sono la mia by Maurizia Balmelli, Emmanuel Carrère

challenging dark informative reflective sad fast-paced

5.0

Mi irrita tanto quando qualcuno dice che siamo liberi, che sta a noi decidere di essere felici, che è una scelta morale. I professori di allegria per i quali la tristezza è un sentimento di cattivo gusto, la depressione un segno di pigrizia, la malinconia un peccato. Sono d’accordo, è un peccato, forse addirittura il peccato mortale, ma ci sono persone che nascono peccatrici, che nascono dannate, e non c’è sforzo, coraggio o buona volontà che possa strapparle alla loro condizione. 

Perché se cominciamo a pensare: “Non ne posso più”, dopo un po’ ci ritroviamo a pensare: “Non è giusto” e: “Potrei avere un’altra vita”. E questi pensieri sono insopportabili. Se cominciamo a dirci: “Non è giusto”, non riusciamo più a vivere. Se cominciamo a dirci che la vita potrebbe essere diversa, che potremmo correre come tutti gli altri per prendere il metro o giocare a tennis con i nostri figli, la vita diventerebbe uno schifo. “Non ne posso più”, e dietro “Non ne posso più”, “Non è giusto”, e dietro “Non è giusto”, “La vita potrebbe essere diversa” - sono tutti pensieri che non portano a niente. E tuttavia sono pensieri che esistono e non ci fa bene neanche investire tutte le nostre energie per fare finta che non esistano. È complicato arrivare a un compromesso con questo genere di pensieri.