A review by blackjessamine
Non è un paese per vecchi by Cormac McCarthy

2.0

Cominciamo col dire che ho preso in biblioteca questo libro “a scatola chiusa”, senza essermi informata minimamente sulla trama, fidandomi semplicemente del consiglio di una persona innamorata della scrittura di McCarthy. Ecco, diciamo che probabilmente se avessi saputo qualche cosa in più sulla trama, con ogni probabilità non mi sarei mai lasciata tentare. Diciamo che a me pallottole, pistole e cervelli saltati per aria non interessano per niente, e se togliamo le sparatorie e il sangue, a questo romanzo restano solo una manciata di ottime intenzioni. Perché non posso negare che qualche cosa di buono ci sia, anche perché mi sono resa conto di averlo divorato nonostante la trama mi annoiasse, eppure mi sembra che tutto quello che c’è di buono (o per lo meno, che per me è buono, poi sicuramente ci sarà chi storcerà il naso davanti ad affermazioni del genere) resti solo in superficie, sia soltanto abbozzato. Una buona intenzione, appunto, che non si concretizza mai in maniera definitiva.
Le pagine finali, no, quelle sono qualche cosa di meraviglioso, e forse vale la pena di leggere tutto il romanzo soltanto per arrivare fino a lì, però non posso fare a meno di pensare che se McCarthy avesse sacrificato un centinaio di pagine di fucili e mitraglie e sangue per dedicare un po’ più di attenzione all’approfondimento psicologico dei suoi personaggi (che potenzialmente potrebbero essere indimenticabili, ma McCarthy sembra accontentarsi di dipingere il loro contorno, di accennarli, e lascia tutta la sostanza all’immaginazione del lettore) il romanzo ne avrebbe gioviato moltissimo.
Lo stile di McCarthy è molto interessante, asciutto ed estremamente incisivo, perfetto per un racconto basato su questi toni. A lungo andare, però, quest’incisività diventa quasi artefatta, macchinosa: soprattutto nei dialoghi (e non parlo tanto della punteggiatura assente, a quello si fa l’abitudine nel giro di poche pagine) questa continua ricerca di sentenze secche e ricche di significato finisce, paradossalmente, per diventare ridondante. Sembra che ad ogni frase tutti i personaggi debbano affermare sentenze cariche di verità e pregne di significato, e se questo può essere apprezzabile in determinati contesti, se si applica questo stile anche in un dialogo in cui si sta solo discutendo se per cena sia meglio mangiare pollo fritto o bistecche, be’, francamente il risultato è vagamente grottesco e ridicolo.
Insomma, in conclusione dire che la scrittura di McCarhy potrebbe anche piacermi, non fosse per la trama, che io ho trovato terribilmente noiosa e inutile. Proverò ad informarmi meglio, e se dovessi scoprire un libro di McCarthy in cui pallottole e buchi in fronte sono contenuti, cercherò sicuramente di dargli un’altra possibilità.