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A review by dominil
Moll Flanders by Daniel Defoe
3.0
Milioni di facce e un solo nome (finto, per giunta)
In realtà non sono mai stata motivata a leggere Moll Flander. L'ho aggiunto a suo tempo alla TBR soprattutto perché l'avevo studiato con letteratura inglese ed è uno dei tanti classici imprescindibili (ne esistono che non lo sono?).
Ma quando, due giorni fa, ho deciso di regalarmi un libro per il mio compleanno, in libreria sono stata attratta da questo romanzo, che ho portato a casa con me.
Posso dire che è stata una conversazione unidirezionale con una chiacchierona divertente, ma piuttosto prolissa e poco dettagliata nelle parti più interessanti.
La cosa che mi ha molto colpito di questo romanzo è la mancanza quasi assoluta di nomi e descrizioni di persone. La protagonista e narratrice afferma che Moll Flanders sia il suo pseudonimo e non svela mai quale sia il suo vero nome. Nessuno delle persone incontrate ha un nome, a parte una detenuta che non è interessante e che scompare sette righe dopo e il primo marito di Moll, che ha addirittura anche un soprannome, tanto che gli altri due personaggi importanti nelle vicende del libro sono identificate con il ruolo che hanno nella vita della protagonista: la Governante e il marito del Lancashire.
Forse per il carattere picaresco della storia o per il fatto di essere uno dei primi romanzi moderni, non c'è tanta introspezione psicologica, pur essendo il fine del libro essere un monito contro le cattive scelte, e Moll passa dall'essere sola, sconsolata, povera e senza amici a ricca dama piena di mariti e conoscenti quasi a ogni giro di pagina, spesso senza nemmeno una grande spiegazione sul cambiamento di situazione.
Moll ha una voce esilarante, senza falsi pudori o peli sulla lingua e ci dona una descrizione a tutto tondo dell'epoca in cui vive pienamente, passando dall'alta società ai passi fondi di Londra, viaggiando dall'Inghilterra all'Irlanda alla Carolina e alla Virginia, sempre con la sua indole operosa, nel bene e nel male.
Vive davvero molte vite soprattutto nell'età più matura, vicina alla vecchiaia, e fa con successo e facilmente azioni, come rubare, che ho sempre considerato avessero bisogno di una agilità propria di persone molte più giovane di quanto sia lei. Inoltre accetta la sua società com'è e decide di sfidare con le sue stesse regole, vincendo spesso e volentieri, contro le costrizioni dell'essere donna e della povertà, spettro che la insegue imperterrita.
Moll non ha vergogna o paura, se non dell'essere povera e questo la spinge a darsi da fare, spesso all'opposto della moralità e non parlo solo dei furti, ma anche di tutte le volte che si è fatta sposare passando per ricca, pur non dicendo effettivamente nessuna bugia. In questo è una vera figlia del suo tempo, frutto di una borghesia operosa e decisa ad avere successo a ogni costo.
Anche il carcere, una volta diventata una criminale, è una delle sue bestie nere e una delle pagine più agghiaccianti e interessanti del libro, dando una vera e propria visione non solo degli ambienti e delle persone rinchiuse, ma anche del cambiamento psicologico che rende Newgate da inferno a luogo ideale di vita per i carcerati.
Ciò è molto più plausibile in Moll della sua improvvisa conversione.
Mi ha colpito molto il fattore del denaro, da cui Moll è ossessionata e di cui parla continuamente. E' strano pensare come si potesse vivere con sei sterline l'anno in maniera più che decorosa e le cameriere ne guadagnassero 3 all'anno, mentre ora probabilmente non ci si compra nemmeno un paio di mutande. E' strano vedere come il suo mondo e il nostro parlino due lingue diverse, anche moralmente parlando (Moll usa spesso il termina puttana ma non come lo intendiamo noi) e che si debba stare attenti a tradurre.
Non è una lettura che prenda particolarmente molto, soprattutto la fine, che tende a trascinarsi. Di certo è davvero entusiasmante per il mondo che viene descritto senza riguardi, con un'ironia deliziosa, e per l'effervescente eroina.
In realtà non sono mai stata motivata a leggere Moll Flander. L'ho aggiunto a suo tempo alla TBR soprattutto perché l'avevo studiato con letteratura inglese ed è uno dei tanti classici imprescindibili (ne esistono che non lo sono?).
Ma quando, due giorni fa, ho deciso di regalarmi un libro per il mio compleanno, in libreria sono stata attratta da questo romanzo, che ho portato a casa con me.
Posso dire che è stata una conversazione unidirezionale con una chiacchierona divertente, ma piuttosto prolissa e poco dettagliata nelle parti più interessanti.
La cosa che mi ha molto colpito di questo romanzo è la mancanza quasi assoluta di nomi e descrizioni di persone. La protagonista e narratrice afferma che Moll Flanders sia il suo pseudonimo e non svela mai quale sia il suo vero nome. Nessuno delle persone incontrate ha un nome, a parte una detenuta che non è interessante e che scompare sette righe dopo e il primo marito di Moll, che ha addirittura anche un soprannome, tanto che gli altri due personaggi importanti nelle vicende del libro sono identificate con il ruolo che hanno nella vita della protagonista: la Governante e il marito del Lancashire.
Forse per il carattere picaresco della storia o per il fatto di essere uno dei primi romanzi moderni, non c'è tanta introspezione psicologica, pur essendo il fine del libro essere un monito contro le cattive scelte, e Moll passa dall'essere sola, sconsolata, povera e senza amici a ricca dama piena di mariti e conoscenti quasi a ogni giro di pagina, spesso senza nemmeno una grande spiegazione sul cambiamento di situazione.
Moll ha una voce esilarante, senza falsi pudori o peli sulla lingua e ci dona una descrizione a tutto tondo dell'epoca in cui vive pienamente, passando dall'alta società ai passi fondi di Londra, viaggiando dall'Inghilterra all'Irlanda alla Carolina e alla Virginia, sempre con la sua indole operosa, nel bene e nel male.
Vive davvero molte vite soprattutto nell'età più matura, vicina alla vecchiaia, e fa con successo e facilmente azioni, come rubare, che ho sempre considerato avessero bisogno di una agilità propria di persone molte più giovane di quanto sia lei. Inoltre accetta la sua società com'è e decide di sfidare con le sue stesse regole, vincendo spesso e volentieri, contro le costrizioni dell'essere donna e della povertà, spettro che la insegue imperterrita.
Moll non ha vergogna o paura, se non dell'essere povera e questo la spinge a darsi da fare, spesso all'opposto della moralità e non parlo solo dei furti, ma anche di tutte le volte che si è fatta sposare passando per ricca, pur non dicendo effettivamente nessuna bugia. In questo è una vera figlia del suo tempo, frutto di una borghesia operosa e decisa ad avere successo a ogni costo.
Anche il carcere, una volta diventata una criminale, è una delle sue bestie nere e una delle pagine più agghiaccianti e interessanti del libro, dando una vera e propria visione non solo degli ambienti e delle persone rinchiuse, ma anche del cambiamento psicologico che rende Newgate da inferno a luogo ideale di vita per i carcerati.
Ciò è molto più plausibile in Moll della sua improvvisa conversione.
Mi ha colpito molto il fattore del denaro, da cui Moll è ossessionata e di cui parla continuamente. E' strano pensare come si potesse vivere con sei sterline l'anno in maniera più che decorosa e le cameriere ne guadagnassero 3 all'anno, mentre ora probabilmente non ci si compra nemmeno un paio di mutande. E' strano vedere come il suo mondo e il nostro parlino due lingue diverse, anche moralmente parlando (Moll usa spesso il termina puttana ma non come lo intendiamo noi) e che si debba stare attenti a tradurre.
Non è una lettura che prenda particolarmente molto, soprattutto la fine, che tende a trascinarsi. Di certo è davvero entusiasmante per il mondo che viene descritto senza riguardi, con un'ironia deliziosa, e per l'effervescente eroina.