A review by malitia
La schiuma dei giorni by Boris Vian

4.0

Boris Vian, paroliere, drammaturgo, poeta, trombettista, traduttore francese (cit.), scrittore poliedrico dalla fervida fantasia ha composto nell'arco della sua vita dieci romanzi. La schiuma dei giorni è considerato il suo capolavoro, la summa della poetica e dello stile di un uomo che ha dedicato all'arte ogni istante della sua breve vita - morì infatti a soli trentanove anni per un attacco cardiaco.

L'immagine più assimilabile a La schiuma dei giorni è quella di una ovattata nuvola rosa, inconsistente per forma e sostanza, ma piacevole a guardarsi. Un'esperienza quasi onirica in cui sprofondare, per ritrovarsi in una realtà a noi così familiare eppure diversa: filtrata da occhiali dalle lenti colorate e dalla stramba montatura, indossati i quali vedremo improbabili strumenti musicali produrre cocktail e le malattie cancerose diventano ninfee annidate nel polmone. A delineare il romanzo di Vian è più questo contesto fortemente fantasioso, geniale, visionario, avallato da un linguaggio innovativo che mescola forme di crasi a neologismi e giochi di parole (l'Arcivettovo, i dobloncioni, il pianocktail). La vicenda non mantiene tuttavia l'atmosfera spensierata dell'incipit: in un climax discendente e fortemente tragico la storia d'amore, struttura portante del racconto, si risolve nel più triste dei finali. Vian riesce fino all'ultimo a mantenere il linguaggio leggero, malgrado l'incupimento e la gravosità dell'intreccio, che raggiunge il culmine nell'ultima scena del libro, in cui un topolino si suicida tra le fauci di un gatto.

La storia è lineare, elementare, quasi banale: il ricco, annoiato e nullafacente Colin, dopo aver a lungo cercato l'amore, finisce per trovarlo in Chloè, e la sposa. Alla coppia dei protagonisti si affianca quella composta dagli amici Alise e Chick, che vivono in condizioni economiche più svantaggiate: lei è innamorata, lui vive solo per «Jean Sol Partre» (palese parodia di Jean Paul Sartre) e, nell’ossessione di possedere i libri e i vestiti presumibilmente appartenuti allo scrittore (mi si perdonerà una considerazione strettamente personale sullo sdegno che mi ha colto alle parole: «Per Alise fa lo stesso, che io la sposi o no. È contenta così. Io la amo tanto, lo sai, e poi anche lei ama immensamente Partre!»), finirà per dilapidare somma regalatagli da Colin e destinata al matrimonio con la fidanzata.
L'amore, il più puro e innocente, non viene mai tradito, culminando in gesti estremi e mantenendo ugualmente la sua candida ispirazione, la disperata follia. La morte aleggia nel profumo di fiori che Colin porta a Chloè per cercare di guarire la ninfea che le dimora nel petto, nell'appartamento prima immenso e poi sempre più piccolo, più stretto. Ma c'è anche un anticonformismo fuori dagli schemi, che fu ripreso dalla generazione del Sessantotto, nella critica al lavoro che imbruttisce le persone, le rende peggiori, stanche e malate:
"Tutto dipende dal fatto che gli hanno detto: 'Il lavoro è sacro, è bello, è buono, è la cosa più importante, e solo chi lavora ha tutti i diritti'. Però poi si fa il possibile per farli lavorare continuamente, così che loro non hanno il tempo di far valere i propri diritti".
Anche Colin sarà costretto a lavorare per pagare le medicine di Chloè, sublimando la discesa negli inferi e dando corpo al pessimismo-realismo di Vian.

La schiuma dei giorni potrebbe condensarsi in poche parole: surreale, incantevole, malinconico. È un'esperienza pungente, divertente, ironica, dolorosa. Non ho staccato gli occhi dal libro per due giorni, rapita dalla lodevole inventiva dell’autore, il cui tocco lieve – impalpabile, dicevo - , ridimensiona la tragicità degli eventi narrati. Vian non è certamente impegnativo: è riflessivo se si fa lo sforzo di vedere al di là dei topolini simpatici che si aggirano per il romanzo, una lettura da cui è facile farsi ingannare, persi nella vacuità della vicenda e nel contorno fiabesco. La sua prosa è un inno alla “leggerezza” decantata nel 1985 da Italo Calvino in Lezioni americane: una riduzione del peso sia linguistico che strutturale, che non coincide con la semplificazione o che si riflette nella descrizione di una immagine snella ma emblematica. Una leggerezza che non nasconde significati profondi, che potreste dimenticare o custodire gelosamente in un angolo della libreria: tra il magico e il realistico, La schiuma dei giorni vi ricorderà come sia possibile fare della propria vita un'opera d'arte, anche nelle circostanze più buie e tristi, fornendosi di un paio di lenti rosa e cambiando soltanto prospettiva.