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chiara_casoli 's review for:
Pastorale americana
by Philip Roth
Il sogno americano, l'incubo globale
Ci sono libri che emozionano, e ci sono quelli che ti scivolano addosso senza lasciarti niente; ci sono quelli belli, davvero belli, che ti lasciano con il sorriso. Alcuni fanno piangere. Ci sono quelli di cui apprezzi la storia, di altri adori un personaggio o l'autore. Ci sono quelli che vorresti non avere mai letto, e quelli che vorresti ricominciare da capo. Oscar Wilde diceva che ci sono quelli scritti bene e quelli scritti male, piuttosto che morali o immorali.
E poi c'è Pastorale Americana. E questo è un libro che ti entra dentro davvero, ti tocca le viscere, ti contamina le vene, uno di quelli che una volta sedimentato da dentro non uscirà più, ti lascerà trasformato. Di che cosa parla? Di tutto ciò che non possiamo capire. Un'ode e un'accusa all'America, alla famiglia, alla razza umana, al mondo. Parla di sofferenza e di rabbia, ma soprattutto parla di amore, nel concetto più puro e irrazionale, violento e assoluto, profondo e meschino.
Ci sono libri che emozionano, e ci sono quelli che ti scivolano addosso senza lasciarti niente; ci sono quelli belli, davvero belli, che ti lasciano con il sorriso. Alcuni fanno piangere. Ci sono quelli di cui apprezzi la storia, di altri adori un personaggio o l'autore. Ci sono quelli che vorresti non avere mai letto, e quelli che vorresti ricominciare da capo. Oscar Wilde diceva che ci sono quelli scritti bene e quelli scritti male, piuttosto che morali o immorali.
E poi c'è Pastorale Americana. E questo è un libro che ti entra dentro davvero, ti tocca le viscere, ti contamina le vene, uno di quelli che una volta sedimentato da dentro non uscirà più, ti lascerà trasformato. Di che cosa parla? Di tutto ciò che non possiamo capire. Un'ode e un'accusa all'America, alla famiglia, alla razza umana, al mondo. Parla di sofferenza e di rabbia, ma soprattutto parla di amore, nel concetto più puro e irrazionale, violento e assoluto, profondo e meschino.
Una grande idea s'impossessa di lui: la sua capacità di soffrire non esiste più.