A review by kirillov
Life and Fate by Vasily Grossman

4.0

So di rischiare il linciaggio. Ad essermi piaciuto indubbiamente mi è piaciuto. Ma capisco anche che qualcosa tra me ed il libro debba essere andato storto perché non riesco a dargli quel massimo dei voti che in pratica il mondo intero gli concede al grido del capolavoro assoluto.
L'immensa quantità di personaggi (mi sono dovuto scrivere un elenco, ho rischiato di impazzire!) ha fatto sì, secondo me, che non tutti fossero sempre ben sfaccettati, anzi, ho spesso avuto la sensazione di legarmi maggiormente a personaggi del tutto secondari, e con secondari intendo anche comparse, rispetto ad alcuni dei personaggi principali. In questo senso devo dire che la mia empatia nei confronti di Štrum è stata quasi inesistente ed il mio interesse nelle sorti della centrale elettrica e di Spiridinov praticamente nullo.
D'altro canto vi sono episodi che hanno brillato di luce propria e che mi hanno colpito in profondità. Il dialogo tra Mostovskoj e la SS Liss con il parallelo tra comunismo e nazismo come condanna del totalitarismo in quanto tale, la lettura da parte di Mostovskoj dei fogli di Ikonnikov, l'intera vicenda della Casa al 6/1, l'intera storia di Krymov alla Lubjanka, tutti i passi trattanti la disperazione sentimento che Grossman maneggia con un grazia unica, nonché l'immensa lotta tra il bene ed i piccoli atti di bontà che permea l'intero libro.
Laddove il bene genera la mostruosità, la bontà vive nei gesti.
Grossman mostra in particolare nell'ultima parte del testo come questi possano sorgere anche nel contesto più cruento e spaventoso, come quello della battaglia di Stalingrado e come la bontà possa farsi strade tra il sangue e le macerie.
Si vuole mostrare come sia dalla bontà che la civiltà debba rinascere dalle ceneri della distruzione che la ricerca del bene, dimostratosi quanto mai impossibile da essere inteso in maniera univoca, aveva portato.
Tutti questi spunti sono assolutamente al livello del termine capolavoro, ma ho trovato il testo veramente troppo discontinuo.
Il critico sovietico Vladimir Lashkin scrisse nel 1988 che "leggere Vita e Destino è come ascoltare l'eco di centinaia di conversazioni essendo al centro di una folla immensa". L'interpretazione che se ne può dare può essere senza dubbio positiva, tante voci possono portare doni preziosi, ma anche altrettanto negativa, ed io ho trovato sinceramente che alcune delle voci inserite da Grossman non avessero poi così tanto da dire contribuendo solo ad appesantire il romanzo.
Quattro stelle perché quando arriva in vetta tocca le cime più alte, non cinque perché alla cime più alte si sono, a parer mio, alternate delle vere e proprie steppe.