Take a photo of a barcode or cover
A review by martinamontenero
Lo scheletro nell'armadio by W. Somerset Maugham
4.0
Ironia? Sarcasmo? Cinismo?
So solo che il piglio acuto e tagliente di Maugham mi ha fatto volare per 243 pagine di fila.
Sono arrivata a fine libro che non sapevo se mi fosse piaciuta più la storia o il suo stile e, a fronte di una considerazione generale, propenderei più per la seconda opzione. È riuscito a sfociare, dalla più simpatica e universale delle considerazioni, all’affascinante e viscerale caratterizzazione dei personaggi, uno più stronzo e ipocrita dell’altro, ed è questo il bello. Siamo a cavallo tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, Inghilterra. E come i più di voi intuiranno la parola chiave di questo periodo è RISPETTABILITÀ . E chi più di me gode leggendo libri che criticano la falsità del vittorianesimo!? ( vedi alla voce Camera con vista).
Quel che più mi ha entusiasmata è stata
la mordace ironia con cui Maugham è riuscito a prendere per il culo tutto e tutti, pur non esplicitamente.
Ha criticato l’ambiente culturale ed editoriale dell’epoca, gli scrittori, i salotti, la doppiezza della società.
Gli unici che si salvano sono proprio i Driffield. Abbiamo Rosie, il personaggio che ha dato vita al libro stesso, la quale nel suo comportamento contraddittorio in realtà esprime un’attitudine sincera al mondo e alla vita.
E poi vi è il famoso e illustre scrittore, Edward Driffield, dalle umili origini e strambe abitudini.
Uomo di avventura, marinaio in gioventù, gode della semplicità della vita. Proprio per questo attorno a queste figure peculiari, si crea un marasma di indignazione e repulsione che carbura il meccanismo di mascheramento dei propri istinti e della propria natura in virtù di un atteggiamento rispettabile e accettabile dalla falsa società inglese.
Lo scheletro nell’armadio, per l’appunto, è la natura umana. Che sia essa espressa in forma di cinismo, spontaneità o persino adulterio, lo scheletro nell’armadio si configura come l’autenticità della natura umana, che all’epoca soffocava sotto chili e chili di perbenismo.
So solo che il piglio acuto e tagliente di Maugham mi ha fatto volare per 243 pagine di fila.
Sono arrivata a fine libro che non sapevo se mi fosse piaciuta più la storia o il suo stile e, a fronte di una considerazione generale, propenderei più per la seconda opzione. È riuscito a sfociare, dalla più simpatica e universale delle considerazioni, all’affascinante e viscerale caratterizzazione dei personaggi, uno più stronzo e ipocrita dell’altro, ed è questo il bello. Siamo a cavallo tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, Inghilterra. E come i più di voi intuiranno la parola chiave di questo periodo è RISPETTABILITÀ . E chi più di me gode leggendo libri che criticano la falsità del vittorianesimo!? ( vedi alla voce Camera con vista).
Quel che più mi ha entusiasmata è stata
la mordace ironia con cui Maugham è riuscito a prendere per il culo tutto e tutti, pur non esplicitamente.
Ha criticato l’ambiente culturale ed editoriale dell’epoca, gli scrittori, i salotti, la doppiezza della società.
Gli unici che si salvano sono proprio i Driffield. Abbiamo Rosie, il personaggio che ha dato vita al libro stesso, la quale nel suo comportamento contraddittorio in realtà esprime un’attitudine sincera al mondo e alla vita.
E poi vi è il famoso e illustre scrittore, Edward Driffield, dalle umili origini e strambe abitudini.
Uomo di avventura, marinaio in gioventù, gode della semplicità della vita. Proprio per questo attorno a queste figure peculiari, si crea un marasma di indignazione e repulsione che carbura il meccanismo di mascheramento dei propri istinti e della propria natura in virtù di un atteggiamento rispettabile e accettabile dalla falsa società inglese.
Lo scheletro nell’armadio, per l’appunto, è la natura umana. Che sia essa espressa in forma di cinismo, spontaneità o persino adulterio, lo scheletro nell’armadio si configura come l’autenticità della natura umana, che all’epoca soffocava sotto chili e chili di perbenismo.