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dolcifusa 's review for:
Il dottor Zivago
by Boris Pasternak
E così, finalmente, ho terminato questo romanzo; ho rispettato le tappe, leggendolo di settimana in settimana ma togliendomi sempre il dente il lunedì o il martedì, per levarmi 'sto peso perché questo è stato: un macigno pesante e indigeribile. Mi aspettavo che non mi sarebbe piaciuto ma speravo il contrario: aspettative rispettate e ben oltre.
Al di là della mia totale estraneità al contesto della rivoluzione russa, l'autore presenta una sfilza infinita di personaggi, più o meno detestabili, più o meno inutili salvo poi cacciarli dal cappello quando gli fa più comodo, senza nessuna spiegazione.
Il protagonista è permeato di tragicità, alternando deliqui da infermo a pure allucinazioni visive da sveglio a elucubrazioni infinite e contorte sull'arte, la politica, la lingua russa, la vita. Zivago è un debole, è disonesto con sé e con gli altri, è incapace di stare da solo e badare a sé stesso, tant'è che ogni volta che cade malato ha la donna di turno a fargli da infermiera, per poi ricadere nel melodramma e lasciarsi andare. Si poteva riassumere così, fine della breve storia triste.
Personalmente lo stile dell'autore mi urta i nervi: a tratti è prosaico all'inverosimile, scadendo nella violenza gratuita senza preavviso, a tratti anela a temi filosofici e aulici risultando soltanto ampolloso; i diecimila patronomici e vezzeggiativi tipici della lingua russa non aiutano, rendendo la lettura singhiozzante e confusa.
Solo la versione audio, ben letta, mi ha permesso di terminarlo.
Al di là della mia totale estraneità al contesto della rivoluzione russa, l'autore presenta una sfilza infinita di personaggi, più o meno detestabili, più o meno inutili salvo poi cacciarli dal cappello quando gli fa più comodo, senza nessuna spiegazione.
Il protagonista è permeato di tragicità, alternando deliqui da infermo a pure allucinazioni visive da sveglio a elucubrazioni infinite e contorte sull'arte, la politica, la lingua russa, la vita. Zivago è un debole, è disonesto con sé e con gli altri, è incapace di stare da solo e badare a sé stesso, tant'è che ogni volta che cade malato ha la donna di turno a fargli da infermiera, per poi ricadere nel melodramma e lasciarsi andare. Si poteva riassumere così, fine della breve storia triste.
Personalmente lo stile dell'autore mi urta i nervi: a tratti è prosaico all'inverosimile, scadendo nella violenza gratuita senza preavviso, a tratti anela a temi filosofici e aulici risultando soltanto ampolloso; i diecimila patronomici e vezzeggiativi tipici della lingua russa non aiutano, rendendo la lettura singhiozzante e confusa.
Solo la versione audio, ben letta, mi ha permesso di terminarlo.