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A review by mamely
Biliardo alle nove e mezzo by Heinrich Böll
4.0
6 settembre 1958. Un solo giorno. Un solo lunghissimo giorno per capire la storia di una famiglia, le emozioni e le motivazioni che muovono i suoi componenti. Tutto ciò attraverso monologhi e narrazione, cambiando di volta in volta prospettiva a seconda di chi racconta, e andando avanti e indietro lungo un'intera epoca.
Confusione? Smarrimento? Assolutamente no. Il filo del discorso riesce a mantenersi sempre intatto in questo racconto in cui si intrecciano in modo indissolubile le vicende personali dei membri della famiglia Fahmel con quelle di una Germania che sembra voler dimenticare senza tanti scrupoli il suo scomodo e doloroso passato. Una nazione che ha abbracciato incondizionatamente l'ideologia bellica e nazista in modo ottuso e impietoso, che si è nutrita di quello che Boll chiama "il sacramento del bufalo", sacrificando sull'altare della violenza e della delazione gli "agnelli", coloro che non possono e non vogliono voltare la testa davanti alle persecuzioni perpetrate dal nazismo o da qualsiasi regime simile ad esso. Nello sforzo di proiettarsi nel futuro post bellico tutto viene dimenticato, ogni peccato buttato dietro le spalle, ogni vittima cancellata dalla memoria come un'inutile zavorra morale. Ma non per tutti é così. La famiglia Fahmel, nonostante sia ricca e privilegiata, non ha mangiato, eccetto uno dei suoi componenti, il sacramento del bufalo, e ha pagato in prima persona, col sangue, l'esilio e l'indigenza, il privilegio di stare sempre dalla parte degli agnelli. E non ha mai dimenticato che per un periodo esecrabile della sua storia, il paese a cui appartiene non ha saputo proteggere gli agnelli che gli erano stati affidati, contribuendo invece con indifferenza al loro massacro.
Padre, figlio e nipote ; Heinrich, Robert e Joseph. Legati tra loro dal destino della prima e grandiosa opera realizzata dal capostipite. Edificata dal padre. Distrutta durante la guerra dal figlio, che vedrà in questa azione il modo per erigere un monumento di macerie in memoria di tutti coloro che la guerra non considera abbastanza importanti da essere risparmiati. Presa in carico dal nipote per essere riedifificata nel dopo guerra, ma poi abbandonata.
In questa lunga giornata nella quale tutti i Fahmel sopravvissuti si riuniscono per festeggiare l`ottantesimo compleanno del capostipite, nonno figlio e nipote, senza bisogno di parole o spiegazioni, mostreranno di aver compreso ognuno le azioni e le motivazioni dell'altro, superando il divario generazionale che li aveva tenuti fino a quel momento lontani tra loro.
Oltre a questi tre personaggi il romanzo ha altri protagonisti altrettanto potenti e drammatici le cui storie verranno narrate e svelate durante il racconto, e che ci portano ad un crescendo di interesse e di pathos che si protraggono fino alla fine della storia. Libro appassionante che si discosta abbastanza da quelli che ho già letto dello stesso autore ma che rimane allo stesso altissimo livello. Consigliatissimo!
Confusione? Smarrimento? Assolutamente no. Il filo del discorso riesce a mantenersi sempre intatto in questo racconto in cui si intrecciano in modo indissolubile le vicende personali dei membri della famiglia Fahmel con quelle di una Germania che sembra voler dimenticare senza tanti scrupoli il suo scomodo e doloroso passato. Una nazione che ha abbracciato incondizionatamente l'ideologia bellica e nazista in modo ottuso e impietoso, che si è nutrita di quello che Boll chiama "il sacramento del bufalo", sacrificando sull'altare della violenza e della delazione gli "agnelli", coloro che non possono e non vogliono voltare la testa davanti alle persecuzioni perpetrate dal nazismo o da qualsiasi regime simile ad esso. Nello sforzo di proiettarsi nel futuro post bellico tutto viene dimenticato, ogni peccato buttato dietro le spalle, ogni vittima cancellata dalla memoria come un'inutile zavorra morale. Ma non per tutti é così. La famiglia Fahmel, nonostante sia ricca e privilegiata, non ha mangiato, eccetto uno dei suoi componenti, il sacramento del bufalo, e ha pagato in prima persona, col sangue, l'esilio e l'indigenza, il privilegio di stare sempre dalla parte degli agnelli. E non ha mai dimenticato che per un periodo esecrabile della sua storia, il paese a cui appartiene non ha saputo proteggere gli agnelli che gli erano stati affidati, contribuendo invece con indifferenza al loro massacro.
Padre, figlio e nipote ; Heinrich, Robert e Joseph. Legati tra loro dal destino della prima e grandiosa opera realizzata dal capostipite. Edificata dal padre. Distrutta durante la guerra dal figlio, che vedrà in questa azione il modo per erigere un monumento di macerie in memoria di tutti coloro che la guerra non considera abbastanza importanti da essere risparmiati. Presa in carico dal nipote per essere riedifificata nel dopo guerra, ma poi abbandonata.
In questa lunga giornata nella quale tutti i Fahmel sopravvissuti si riuniscono per festeggiare l`ottantesimo compleanno del capostipite, nonno figlio e nipote, senza bisogno di parole o spiegazioni, mostreranno di aver compreso ognuno le azioni e le motivazioni dell'altro, superando il divario generazionale che li aveva tenuti fino a quel momento lontani tra loro.
Oltre a questi tre personaggi il romanzo ha altri protagonisti altrettanto potenti e drammatici le cui storie verranno narrate e svelate durante il racconto, e che ci portano ad un crescendo di interesse e di pathos che si protraggono fino alla fine della storia. Libro appassionante che si discosta abbastanza da quelli che ho già letto dello stesso autore ma che rimane allo stesso altissimo livello. Consigliatissimo!