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A review by momotan
Mein Kampf by Adolf Hitler, Serpil Yener, Ralph Manheim
2.0
Nella parte centrale è un ottimo trattato sulla politica, sull'oratoria e sulla crescita di un partito politico.
Nella parte finale compie una buona analisi della storia recente (recente nel 1926, ovviamente) della Germania, e della situazione politica dell'epoca. Anche se è spesso infarcita di richiami all'antisemitismo.
Ma è la prima parte quella che risulta indigesta, e che non mi fece portare avanti la lettura del libro quando lo presi sette o otto anni fa. Una prima parte che parla quasi esclusivamente di razzismo e di antisemitismo.
Se si escludesse la prima parte, e si soprassedesse sul costante additare l'Ebreo come nemico del mondo (nell'ultima parte) sarebbe anche un buon libro, che aiuta a capire come mai un popolo è arrivato a sostenere un governo come quello Nazista, e a sopportare (se non proprio a supportare) tutte le nefandezze compiute.
Ma tali parti non possono essere escluse, e rendono difficile formulare giudizi obiettivi sul testo.
L'unico commento possibile, alla fine, è quello di Indro Montanelli, che nella mia versione è riportato in quarta di copertina:
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Nella parte finale compie una buona analisi della storia recente (recente nel 1926, ovviamente) della Germania, e della situazione politica dell'epoca. Anche se è spesso infarcita di richiami all'antisemitismo.
Ma è la prima parte quella che risulta indigesta, e che non mi fece portare avanti la lettura del libro quando lo presi sette o otto anni fa. Una prima parte che parla quasi esclusivamente di razzismo e di antisemitismo.
Se si escludesse la prima parte, e si soprassedesse sul costante additare l'Ebreo come nemico del mondo (nell'ultima parte) sarebbe anche un buon libro, che aiuta a capire come mai un popolo è arrivato a sostenere un governo come quello Nazista, e a sopportare (se non proprio a supportare) tutte le nefandezze compiute.
Ma tali parti non possono essere escluse, e rendono difficile formulare giudizi obiettivi sul testo.
L'unico commento possibile, alla fine, è quello di Indro Montanelli, che nella mia versione è riportato in quarta di copertina:
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