Take a photo of a barcode or cover
nikraines 's review for:
La portalettere
by Francesca Giannone
è un 2.5 solo perché è un libro scorrevole, ma ci sono state troppe decisioni da parte dell'autrice che mi hanno fatto odiare i personaggi, quindi non posso dare un voto migliore.
Anna è antipatica e supponente, Antonio è un patetico infedele, Carlo identico al fratello, la storia di Lorenza e Daniele poteva essere evitata completamente (o almeno conclusa in un modo decente), e Roberto e Maria erano inutili.
L'unico aspetto decente è la storia di Giovanna, nonostante Anna sia diventata quasi una figura mitica dopo averle "curato" la dislessia senza nessuna esperienza pregressa.
Anna è forse il personaggio che ho odiato di più: non solo è arrogante (in quattro anni non si degna di imparare mezza parola di dialetto perché "in casa mia si parla italiano"), ma ha anche delle idee moderne per nessuna ragione oltre al fatto che è la protagonista e quindi ci deve piacere. Oppure il motivo per il suo femminismo avanti di vent'anni (ricordo che la storia inizia a fine anni '30) è che è del nord, dove ovviamente non c'era oppressione e il fascismo non esisteva, al contrario del sud dove sono tutti degli ignoranti. Questo è sarcasmo, in caso non si fosse capito.
Voglio essere chiar*, non credo che i protagonisti di un romanzo debbano essere delle figure perfette e senza difetti, ma Anna è un particolare tipo di persona compiaciuta che mi urta il sistema nervoso.
Nonostante la mia rabbia verso i personaggi, quello che ho odiato di più è stata la scelta bizzarra di saltare completamente la guerra, limitando ogni sua menzione a una pagina e mezza (forse) di accenni. Non pretendevo 200 pagine di riassunto di storia, ma almeno uno o due capitoli sì, soprattutto perché la protagonista fa la portalettere: una figura che sarebbe stata testimone di una moltitudine di scene strazianti, portando lettere dal fronte ai famigliari.
Anna è antipatica e supponente, Antonio è un patetico infedele, Carlo identico al fratello, la storia di Lorenza e Daniele poteva essere evitata completamente (o almeno conclusa in un modo decente), e Roberto e Maria erano inutili.
L'unico aspetto decente è la storia di Giovanna, nonostante Anna sia diventata quasi una figura mitica dopo averle "curato" la dislessia senza nessuna esperienza pregressa.
Anna è forse il personaggio che ho odiato di più: non solo è arrogante (in quattro anni non si degna di imparare mezza parola di dialetto perché "in casa mia si parla italiano"), ma ha anche delle idee moderne per nessuna ragione oltre al fatto che è la protagonista e quindi ci deve piacere. Oppure il motivo per il suo femminismo avanti di vent'anni (ricordo che la storia inizia a fine anni '30) è che è del nord, dove ovviamente non c'era oppressione e il fascismo non esisteva, al contrario del sud dove sono tutti degli ignoranti. Questo è sarcasmo, in caso non si fosse capito.
Voglio essere chiar*, non credo che i protagonisti di un romanzo debbano essere delle figure perfette e senza difetti, ma Anna è un particolare tipo di persona compiaciuta che mi urta il sistema nervoso.
Nonostante la mia rabbia verso i personaggi, quello che ho odiato di più è stata la scelta bizzarra di saltare completamente la guerra, limitando ogni sua menzione a una pagina e mezza (forse) di accenni. Non pretendevo 200 pagine di riassunto di storia, ma almeno uno o due capitoli sì, soprattutto perché la protagonista fa la portalettere: una figura che sarebbe stata testimone di una moltitudine di scene strazianti, portando lettere dal fronte ai famigliari.