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blackjessamine 's review for:
Pastorale americana
by Philip Roth
Ci ho messo parecchio tempo per riuscire a digerire (e non credo di esserci ancora riuscita) "Pastorale americana". Questo solitamente significa che un libro non mi sia piaciuto moltissimo, ma in questo caso si tratta proprio del contrario: non so da quanto tempo non mi capitava un romanzo talmente bello, talmente denso, duro, incisivo da non permettermi di leggere in maniera troppo spedita, perché ogni pagina, ogni paragrafo aveva bisogno di essere masticato, assimilato, indagato e trattenuto a lungo prima di poter aggiungere nuove parole.
E' già stato detto moltissimo su "Pastorale americana", e io non credo di poter aggiungere molto altro, se non il fatto che sono felicissima che Roth sia uno scrittore così prolifico, perché ora avrei voglia di comprare la sua intera bibliografia e passare tutte le mie ore libere a leggere poche pagine e riflettere molto.
Trovo la scrittura di Roth straordinaria, densissima, è vero, ma perfettamente equilibrata, senza una parola fuori posto (ecco, è per poter leggere prose così senza intermediari che mi piacerebbe padroneggiare perfettamente l'inglese, ma, maledizione, ho ancora troppa strada da fare per poter arrivare ad un traguardo simile), di una precisione chirurgica che quasi inibisce (e mai come in questo caso penso che l'espressione "precisione chirurgica" sia estremamente indovinata: Roth maneggia la sua scrittura con sicurezza e precisione, e la utilizza per sezionare la vita - quella dello Svedese, dell'America, e perché no, dell'umanità).
Fa male, questo romanzo, fa male perché, pur essendo apparentemente distante dalla vita dei molti (l'immensità di certe tragedie, per fortuna, non toccano in prima persona ognuno di noi), in realtà si riduce ad un paradigma, a riflessioni portate all'estremo, certo, ma terribilmente semplici e vicine, alla portata di chiunque. "Pastorale americana" è il paradigma di tutte le speranze, dei sogni, dell'impegno che chiunque può profondere nelle cause più diverse, e dell'irrazionalità della vita, capace di spazzare via ogni impegno con un battito di ciglia. E' un romanzo che si chiude con una domanda, e l'unica risposta possibile, sembra essere che non esistono motivazioni, che le cose accadono, che qualunque cosa si possa fare, la vita non terrà conto dei nostri desideri, del nostro impegno, di quanto di buono abbiamo fatto (o abbiamo creduto di fare), perché non esiste razionalità, non esiste una finalità, non ci sono cause ultime.
"Pastorale americana" è uno di quei romanzi che non possono lasciare indifferenti, nel bene o nel male. Con me certamente non lo ha fatto.
E' già stato detto moltissimo su "Pastorale americana", e io non credo di poter aggiungere molto altro, se non il fatto che sono felicissima che Roth sia uno scrittore così prolifico, perché ora avrei voglia di comprare la sua intera bibliografia e passare tutte le mie ore libere a leggere poche pagine e riflettere molto.
Trovo la scrittura di Roth straordinaria, densissima, è vero, ma perfettamente equilibrata, senza una parola fuori posto (ecco, è per poter leggere prose così senza intermediari che mi piacerebbe padroneggiare perfettamente l'inglese, ma, maledizione, ho ancora troppa strada da fare per poter arrivare ad un traguardo simile), di una precisione chirurgica che quasi inibisce (e mai come in questo caso penso che l'espressione "precisione chirurgica" sia estremamente indovinata: Roth maneggia la sua scrittura con sicurezza e precisione, e la utilizza per sezionare la vita - quella dello Svedese, dell'America, e perché no, dell'umanità).
Fa male, questo romanzo, fa male perché, pur essendo apparentemente distante dalla vita dei molti (l'immensità di certe tragedie, per fortuna, non toccano in prima persona ognuno di noi), in realtà si riduce ad un paradigma, a riflessioni portate all'estremo, certo, ma terribilmente semplici e vicine, alla portata di chiunque. "Pastorale americana" è il paradigma di tutte le speranze, dei sogni, dell'impegno che chiunque può profondere nelle cause più diverse, e dell'irrazionalità della vita, capace di spazzare via ogni impegno con un battito di ciglia. E' un romanzo che si chiude con una domanda, e l'unica risposta possibile, sembra essere che non esistono motivazioni, che le cose accadono, che qualunque cosa si possa fare, la vita non terrà conto dei nostri desideri, del nostro impegno, di quanto di buono abbiamo fatto (o abbiamo creduto di fare), perché non esiste razionalità, non esiste una finalità, non ci sono cause ultime.
"Pastorale americana" è uno di quei romanzi che non possono lasciare indifferenti, nel bene o nel male. Con me certamente non lo ha fatto.