A review by ilariam
Doris, la ragazza misto seta by Vins Gallico, Irmgard Keun

4.0

"Dio, che voglia che ho -, vorrei una notte di musica e lanterne e danze, voglio tutto, lo voglio subito, me la divorerei questa vita, fino allo sfinimento, come se domani dovessi morire e non potessi godermi più niente".

Doris è affamata di vita: la Renania le va stretta e, complici qualche bugia di troppo e il furto di un pellicciotto, eccola partire alla volta di Berlino!

La città è stupenda, con i suoi locali, le luci, i negozi; e poi ci sono donne eleganti e piene di classe, che paiono avere il mondo ai propri piedi: è così che Doris vorrebbe essere, quando si perde nei suoi sogni a occhi aperti.
Alla fin fine, però, non è che una "ragazza misto seta", qualcuno che vuole sembrare quello che non è, che si fa passare per merce pregiata quando, invece, è piuttosto a buon mercato.
È convinta che diventerà una "stella" e vivrà una favola, ma si trova a doversi barcamenare come meglio può per tirare avanti.

"Intanto ora ho un guardaroba completo, che è un ottimo punto di partenza per una ragazza ambiziosa che vuole fare strada".

Le avventure di ogni giorno, accompagnate da confessioni e pensieri che è meglio tenere per sé, Doris le raccoglie con disarmante sincerità nel suo diario con le colombe bianche, che porta sempre con sé, anche per darsi un tono, dando vita ad un personalissimo flusso di coscienza, dallo stile del tutto consono al personaggio.

La ragazza è piuttosto spregiudicata, pur non perdendo mai quel di innocente e spontaneo che sempre accompagna una giovane di appena 18 anni. Non ha tanti peli sulla lingua persino quando si tratta di parlare di sesso e di prostituzione; una donna può concedersi per amore o per denaro, e, senza falsi moralismi, non c'è poi tanta differenza.

Il punto debole della nostra eroina sono uomini: certo, li conosce e sa come usarli per soddisfare i suoi bisogni (primo fra tutti, quello di cibo), ma alla fine le lasciano ben poco; entrano ed escono di continuo dalla sua vita, chi solo per un attimo, chi rimane un po' di più, ma sono quasi sempre delle semplici macchiette.
L'unico uomo che si avvicinerà senza volere nulla in cambio, e che l'aiuterà disinteressatamente, sarà anche colui che le farà capire di poter aspirare a qualcosa di più, però l'illusione non durerà a lungo.

La vita nella Berlino degli anni '30, uscita a pezzi e umiliata dal Primo Conflitto Mondiale, con la disoccupazione alle stelle, non è facile, soprattutto per le donne (emblematici il caso di Tilli e, soprattutto, di Hulla), ma nonostante le difficoltà e gli inevitabili momenti di sconforto, Doris non si perde mai veramente d'animo, e continua ad andare avanti, nonostante tutto e tutti, con una modernità che dovrebbe far invidia a molte autrici contemporanee.

"Sono in un caffè, una musica di violino mi soffia dentro nuvole di lacrime, e qualcosa piange dentro di me, avrei voglia di nascondermi la testa fra le mani, prima che tutto sia troppo triste".

Il racconto della Keun è brillante, disincantato quanto basta, senza finire nel melodrammatico.
C'è sempre una certa ironia di fondo che tiene il romanzo su stabili binari.

Non manca un pizzico di protofemminismo, anche se Doris ci mette un bel po' prima di capire che una donna può essere artefice del proprio destino, e non dipendere sempre dai favori degli uomini.

Padre nostro che sei nei cieli, concedimi una buona istruzione, fa’ questo miracolo, al resto ci penso da sola con un po’ di rimmel.

O forse no; meglio tornare alle vecchi abitudini...