A review by cristinabia
Il libro dei bambini by A.S. Byatt

5.0

Vediamo se riesco a scrivere due righe dell'ultimo meraviglioso libro che ho letto. Non sarà facile, perché è un libro molto complesso ed estremamente "ramificato", ma io farò del mio meglio con i miei mezzi.
Erano diversi mesi che giravo intorno a questo librino, perché in alcuni "circoli anobiani" (oh, come mi sento colta a chiamarli così!), veniva indicato come romanzo stupefacente. Non avevano torto.
Il librino (vezzeggiativo affettuoso, in realtà è un bel tomo) è Il libro dei bambini, di A.S. Byatt, che ha scritto, tra l'altro, il più famoso "Possessione", che però non mi ha mai ispirato.
Questo libro percorre le vite di alcune famiglie dalla fine dell''800 alla prima guerra mondiale, puntando in particolare l'attenzione sui ragazzi e sui bambini, seguendoli nel loro percorso.
La famiglia che fa da perno a tutta la trama è quella che Olive ha costruito in una splendida villa di campagna, Todefright, con la sua miriade di figli, il marito e la sorella.
È un romanzo molto corale, tuttavia, se dovessi individuare una protagonista, questa sarebbe sicuramente Olive. È Olive che dà forma a Todefright, un mondo quasi incantato, dove si vive ispirandosi al contatto con la natura e a un principio di sognante libertà, e ne è il pilastro anche economico visto che il tutto si mantiene sui suoi guadagni di scrittrice. Questo mondo, purtroppo, non è esente dalle ipocrisie e dalle falsità, e così l'idillio si complica assai, come è giusto che sia, considerando che ciascun bambino si evolve, e si evolve secondo la sua strada e la sua attitudine. L'armonia universale non esiste, ahimé, neppure a Todefright, e la caparbietà con cui Olive ignora i conflitti sarà forse l'ingrediente che più destabilizzerà questo piccolo mondo, oltre ovviamente alla Prima Guerra Mondiale, che passerà come un caterpillar sui sogni e sulle vite di molti.
Olive perde la sua battaglia, in modo rovinoso, eppure io ho i miei dubbi. La sottintesa condanna dell'egoismo di Olive, troppo presa dalla sua arte per prestare attenzione ai dettagli più "materiali" che riguardano i figli, attenta sì al loro mondo interiore, ma lontana dai figli meno fantasiosi, più pratici e presenti al mondo terreno, mi è sembrata troppo netta. La condanna sarebbe stata egualmente tremenda se nel suo mondo incantato avesse vissuto un uomo? O è inevitabile che le conseguenze di una madre così atipica siano devastanti sui numerosi figli mentre si può soprassedere alla figura del padre? O ancora, ho inteso male, la condanna a Olive l'ho vista solo io, è la Storia che interviene a devastare tutto (ma Tom, cavoli, Tom perché non è riuscito in alcun modo fuori dall'abisso in cui è sprofondato? So che la risposta più probabile è "Perché la scrittrice così ha voluto", tuttavia non credo mi rassegnerò mai a intendere i personaggi dei libri come impalpabili figure di carta aventi senso solo mentre sfoglio le pagine in cui vivono, i personaggi che amo, per me, rimarranno sempre "persone" tangibili, in un mondo parallelo separato dal mio solo da un velo, non posso fare a meno di considerarli "vivi", e come tali di interrogarmi sulle conseguenze dei loro atti e pensieri, sul "come avrei potuto fare in modo che finisse diversamente" etc)?
Per apprezzare totalmente questo libro credo sia necessario avere una cultura molto più profonda della mia, che l'ho dovuto leggere sempre connessa alla rete, non avevo idea di cosa fosse la società fabiana, non conoscevo i 3/4 dei personaggi nominati, perfino la storia delle suffragette era piuttosto nebulosa (lo ammetto, la canzoncina di Mery Poppins "Voto alle donne" era la mia fonte principale).
Ci sarebbero un milione di cose da raccontare dei protagonisti di queste pagine, di quanto mi sono sentita vicina a Dorothy, la figlia priva di attitudini artistiche che vuol fare il medico, di quanto sono stata fiera di Philip e di Elsie, di quanto mi sia pianto il cuore per Geraint e, ovviamente, per Tom, ma non ne sono capace, spero solo di aver trasmesso almeno un minimo dello splendore di questo libro e del coinvolgimento con il quale l'autrice è riuscita ad avvilupparmi con le sue storie meravigliose.