A review by primix
La Signora del Lago by Andrzej Sapkowski

2.0

*2,5 stelle*

Non so neanche da dove iniziare a parlare di questo libro, anche perché è arrivato il momento di tirare le somme dell'intera saga, e il punto è che sono arrabbiata. Mi sento delusa e allo stesso tempo penso che la storia mi sia piaciuta. Ma c'è decisamente più di una cosa che a mio parere ha funzionato veramente male.
Intanto i personaggi, le loro premesse e le loro azioni effettive. Cirilla è pian piano diventata il mio personaggio preferito della saga. Ne abbiamo seguito la crescita, la fase di ribellione e la successiva presa di consapevolezza di se stessa, delle sue capacità e della sua predestinazione. Se nello scorso libro la vediamo incarnare la Morte stessa, qui ritroviamo anche la bambina fragile, e finalmente un connubio tra queste caratteristiche che definiscono la Leoncina di Cintra. Ma tutti gli altri?
Intorno a Ciri si muove un coro di personaggi, le cui azioni gravitano appunto intorno al destino della ragazza. Ma:
- A un certo punto ce ne si dimentica e si perde il focus sulla storia: Geralt a Toussaint ad amoreggiare con Fringilla? Ma davvero? Per quanto la maga possa avere ricevuto l'ordine di trattenerlo e abbia fatto il possibile in tal senso, davvero Geralt era così pronto a mettere Ciri in secondo piano per un po', dopo aver smosso mari e monti per trovarla? Non mi è sembrato in linea col personaggio e i suoi scopi;
- Questa ruota che gira riceve a volte qualche aiutino: ad esempio, speravo qualcuno ci spiegasse meglio le intenzioni di Francesca Findabair nel liberare Yennefer, soprattutto perché almeno un tentativo di fuga era più che prevedibile, e invece niente;
- Alcuni personaggi si ritrovano in questa orbita senza sapere il perché (e non lo sappiamo nemmeno noi): speravo ci sarebbero state chiarite le motivazioni di Regis, così pronto dopo 400 anni a dare la vita per una sconosciuta, e di Angouleme, personaggio veramente inutile (ed è un peccato: somiglia a Ciri e viene da Cintra, ho pensato che la cosa avrebbe potuto avere un riscontro da qualche parte, e invece, anche qui, niente). Le loro morti poi, come quelle degli altri compagni di Geralt, sono risultate inutili e scontate, banalissime e senza un briciolo di pathos. Delusione totale da questo punto di vista.

In più, veramente troppa troppa carne al fuoco che fa tantissimo fumo per poi restituire poca sostanza. Andando avanti nella lettura ho capito che questa saga non è concepita solo per concentrarsi sulla storia principale ma anche per narrare aneddoti e cose che rimarrano fini a se stesse ma arricchiscono la narrazione. Potrebbe starmi anche bene se non spezzassero così tanto il ritmo. Dall'inizio del libro abbiamo avuto: Geralt a Toussaint, una lunghissima permanenza di Ciri dagli Aen Elle che non si è capito dove andasse a parare (se il motivo era reintrodurre Irruharaquax, si poteva fare in maniera molto più snella, e la morte del re supremo non ha avuto nessuna conseguenza), un enorme excursus su due maghe che studiano la leggenda dello strigo e della striga, e poi, quando sembrava si fosse entrati nel vivo della storia, una cinquantina di pagine su una battaglia campale a cui partecipano personaggi più che secondari. Insomma, va bene, ma anche meno.

Sempre parlando della trama, non ho ben chiaro l'utilizzo dei poteri di Ciri. Secondo me sono uno strumento troppo potente, di cui lo scrittore ha a un certo punto perso il controllo. Cosa ci voleva a usarli durante la fuga dalla fortezza di Vilgefortz, una volta ritrovati Yennefer e Geralt? Oppure dopo, al castello, quando è stato chiaro che Duny avrebbe voluto farli uccidere? Eppure non è stato fatto, non è stata neanche presa in considerazione l'idea.
Anche il finale mi ha lasciata perplessa: non c'è una vera e propria chiusura del cerchio per quanto riguarda la questione della predestinazione. Mi è sembrato che il succo del discorso fosse che le persone coinvolte in questa profezia fossero sballottate dagli eventi, piccole e impotenti di fronte a macchinazioni più grandi, e che non avessero la facoltà di decidere per sé. Ciri invece sceglie per sé e lascia il mondo dove sarebbe solo una marionetta. E' un bel messaggio, forte a suo modo, ma quindi? In quel mondo la profezia non si compirà più? Si compirà nel nuovo in cui è approdata, nel bel mezzo del ciclo arturiano? Forse non è importante saperlo, ma per me rimane un punto aperto che avrei voluto fosse chiarito.

Nel complesso bella storia, con colpi di scena inaspettati, ma gestita male nei dettagli; bei personaggi ma per la maggior parte troppo poco caratterizzati; a un certo punto ci si dimentica di chiudere le cose lasciate in sospeso e si mette un punto solo alle vite dei protagonisti. Peccato.