A review by auryn
La repubblica dei ladri by Scott Lynch

adventurous dark emotional mysterious medium-paced

4.0

Oggi le parole non mi assistono dunque veloce elenco puntato dei miei pensieri (più o meno articolati):
 
 
-       Praticamente dream book: intrighi politici, trame romantiche, racconti di tempi passati, magia e turpiloquio. 
-       Lynch ha fatto pace con i flashaback scoprendo l’equilibrio tra il presente e il passato ed evitandomi di interrompere la lettura cento volte solo per esasperarmi e metterci sei mesi a finire il libro. Alla buon’ora, Scott, ma l’importante è arrivarci.
-       Lynch ha però scoperto come si fa a far soffrire il triplo il lettore, complimenti anche qui, ci sono parti che toccano le vette dei primi capitoli de “I Pirati dell’Oceano Rosso”. Ne avevamo bisogno? No. O forse sì e sono solo debole io.
-       Fa strano vedere un fantasy in cui si tratta così spesso di argomenti come l’elaborazione del lutto e/o il sentirsi bloccati, ancor più raro è che si rendano umani personaggi geniali. Qui ci sono entrambe le cose e mi sento abbastanza rintronata da questo aspetto della storia.
-       Il rapporto tra Locke e Jean. Ogni volta che penso sia stato approfondito e/o spiegato, ecco che improvvisamente esce fuori un nuovo tassello e non credo mi stancherò mai di ripetere che noi non ci meritiamo un’amicizia così bella e così ben raccontata.
-       Connesso al punto precedente: il rapporto tra tutti i Bastardi Galantuomini. Le found family sono belle ma ce le presentano sempre come perfette famigliole del Mulino Bianco in cui ci si sceglie e si vive in sintonia per il resto dei propri giorni. Qui invece non è così e non smetterò mai di ringraziarli per questo e per ogni battibecco e per ogni momento in cui, nonostante i piccoli scossoni, si stanno sempre vicini e si aiutano letteralmente quelli che vorresti attorno quando devi nascondere un cadavere (wink wink).
-       Stanchi dei padri stronzi dei fantasy? Ecco qui, finalmente, una madre stronza dei fantasy. Grande boccata d’aria fresca nell’ennesimo campo impestato da uomini, l’Arcidama Pazienza ennesimo esempio che per scrivere un personaggio detestabile ma buono ci vuole parecchio ma poi può dare grandi soddisfazioni.
-       SABETHA BELACOROS. Ci son volute quasi millecinquecento pagine ma sapevo che non sarebbe stata un’attesa vana e mi sento così tanto ripagata. Leggo critiche sul suo conto ed ancora una volta mi chiedo perché tutti gli uomini di questi libri possono essere stronzi infami maledetti ma sia mai una donna faccia come loro. Sabetha è un gran personaggio, che piaccia o meno, in tutte le sue sfaccettature.
-       Sul finale forse si sente un po’ l’assenza del momento di tensione prima della grande esplosione ma, almeno per me, l’ultimo capitolo ripara abbondantemente questa mancanza ed io ero tutta in fibrillazione mentre lo leggevo perché significa solo guai che si aggiungono ad altri guai e che ti lasciano appesa e ti fanno volere DI PIÙ.
-       Quel plot twist lì, proprio lui, me lo aspettavo più drammatico. 
-       Il rapporto tra Locke e Sabetha che forse è un po’ troppo tira e molla ma che per qualche motivo mi fa urlare di delizia perché sono una persona veramente semplice ma a me gli scontri tra cervelli piacciono più di qualsiasi altro tipo di guerriglia amorosa.
 
In sintesi: libro più lento degli altri due ma che, proprio per questo, sono riuscita a leggere in meno tempo e godendomelo di più. Bella quella che credo sarà l’ultima parte di studio dei personaggi prima che tutto vada in vacca, bello il salutare in qualche modo anche quelli che non ci sono più e, con loro, tutto quel setting conosciuto in cui si è srotolata la storia fino ad ora.
Quindi sì, quattro stelline solo perché vedo una certa penuria di Jean Tannen in queste 732 pagine.