A review by nyeran
Night by Alexandria Warwick

5.0

 "Performing one good deed did not make one a hero, just as one poor choice did not make one a villain. But what about a multitude of horrible things? What about a lifetime?"

♠ Oh, a me sta serie continua a farmi male e a piacermi. Devo leggerla quando sono proprio in un momento adatto, quando i pianeti sono allineati e Plutone è nella casa della vergine però daje. E questo è anche meglio del primo perchè è più ricco di introspezione, sia di Apaay che di Ila, che si fanno amare entrambe, che si fanno capire entrambe, che si fanno compatire entrambe, che fanno scelte comprensibili. Il trauma di Apaay riempie i suoi pov ed è un misto di senso di colpa e disgusto verso se stessa che la fa sentire piccola e la spinge ad allontanarsi dalla sua famiglia che ha finalmente ritrovato e dall'amata sorella alla quale ha riportato il volto. I sacrifici e le scelte che ha fatto la isolano da tutto e tutti, si sente incompresa e non sa a chi rivolgersi, non sa con chi parlare e non sa nemmeno come spiegare ciò che prova e come superare il trauma. Ila fa il viaggio emotivo opposto, cresciuta prigioniera, debole e muta si ritrova per la prima volta libera da tutto e tutti, al sicuro e a dover crescere. Decide di diventare forte e lottare, decide di voler imparare a combattere e voler diventare più forte. Queste scelte portano anche loro due ad allontanarsi, hanno vissuto una prigionia insieme ma dove Apaay ha dovuto fare delle scelte dolorose, Ila è stata testimone lontana di quegli orrori e ora che sono fuori e potrebbero parlare, esorcizzare il tutto, non riescono a ritrovarsi, ad aiutarsi e a sostenersi.
Il viaggio di Ila è molto più organico ed interessante, non mi è piaciuta la scelta di Apaay, che umanamente riesco a capire ma non a condividere, ed è arrivata vicinissima al farsi odiare e ha lisciato la linea della stupidità. Fastidioso il suo giustificare le scelte sbagliate e l'autosabotaggio con il trauma, sopratutto se mettono in pericolo persone innocenti.

♠ Numiak sarebbe stato un villan con in controfiocchi. È scritto veramente bene, l'autrice gli ha dato quel dualismo che lo rende bello, quel suo oscillare tra la cattiveria, l'orgoglio e l'odio, all'altruismo, alla carità e anche - forse- a qualcosa di simile all'affetto per Apaay prima e per gli altri umani rifugiati nel Bosco dopo. Però, sopratutto, è coerente con ciò che abbiamo visto nel primo libro, non ha subito il cambio di personalità senza senso che quasi mi aspettavo, lui non rimpiange quello che ha fatto nel labirinto di Yuki, non lo giustifica, ha semplicemente fatto il meglio che poteva in quella determinata situazione. Lui è davvero un personaggio affascinante, è quel personaggio che tanti autori vorrebbero scrivere/aver scritto. Talumaq lo vedo ancora con qualche possibilità di redenzione, anche lui è un personaggio tendenzialmente grigio e quel finale non mi spinge a saltare alle conclusioni. Il giudizio è sospeso, per ora.

Ammetto però che la pace tra i gufi e Numiak l'ho trovata troppo facile, non so, lui le ha prese e Umiq pure però due pagine mi sono sembrate un po' poche per risolvere una faida che durava da centinaia d'anni.