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A review by rachetuc
4 3 2 1 by Paul Auster
5.0
Primo approccio a Paul Auster, e devo dire, forse sì, potevo iniziare da qualcosa di più corto e meno complesso. Ma ho finito il libro con un misto di ammirazione e amaro in bocca.
Personalmente, l’idea e la creatività sono punti assolutamente a favore, vorrei vedere altri scrivere la stessa storia 4 volte e ricordarsi gli stessi personaggi ricorrenti.
La traduzione in italiano è senz’altro un altro punto a favore. Include termini che riportano a quel periodo storico e ove presenti le traduzioni di altri libri citati sono state incluse (sia a piè di pagina che non), e tutto fila sempre.
In 4 3 2 1 vediamo quattro versioni dello stesso personaggio, l’intricato Archie Isaac Ferguson. L’inizio della storia racconta di come Ferguson sia arrivato ad essere concepito, e già dall’incipit la storia è tragicomica. Famiglie ebree trapiantante a New York in momenti diversi, e per motivi diversi in un periodo in cui gli ebrei erano i reietti della società. Ma già da questa prima essenziale parte del libro riuscirete a farvi qualche risata.
Ogni versione di Ferguson è comica e di compagnia a modo suo. Negli anni dell’infanzia e della “scuola dell’obbligo” ci sono scene dolci e simpatiche, che fanno affezionare tantissimo al personaggio. Questa parte del libro l’ho letteralmente divorata, sempre più curiosa di sapere come sarebbe evoluto questo personaggio.
I primi anni dell’università, soprattutto quello della versione di Ferguson più attaccato ai suoi ideali politici, mi hanno fatto un po’ tentennare. Come penso la maggior parte dei lettori, la descrizione della situazione politica in America negli anni ‘60, per quanto interessante, poteva essere nettamente abbreviata: non credo a nessuno interessasse un escursus di pagine e pagine sulle rivolte alla Columbia University. In aggiunta, questa versione del nostro caro Ferguson è marginalmente coinvolto perché già sta pensando di distaccarsi. Poteva essere più corta questa parte? Decisamente.
Tutto arriva ad essere spiegato (non me lo aspettavo!) alla fine del libro, ma anche qui, l’ultima versione di Ferguson, IL Ferguson dei Ferguson, ci perdiamo in discorsi politici dell’America degli anni 70. Ci serviva, di nuovo, probabilmente no.
L’unica nota che mi ha fatto tentennare veramente, è appunto il finale della storia di Ferguson number 4… A questo punto, avrei voluto qualcosa di più.
Personalmente, l’idea e la creatività sono punti assolutamente a favore, vorrei vedere altri scrivere la stessa storia 4 volte e ricordarsi gli stessi personaggi ricorrenti.
La traduzione in italiano è senz’altro un altro punto a favore. Include termini che riportano a quel periodo storico e ove presenti le traduzioni di altri libri citati sono state incluse (sia a piè di pagina che non), e tutto fila sempre.
In 4 3 2 1 vediamo quattro versioni dello stesso personaggio, l’intricato Archie Isaac Ferguson. L’inizio della storia racconta di come Ferguson sia arrivato ad essere concepito, e già dall’incipit la storia è tragicomica. Famiglie ebree trapiantante a New York in momenti diversi, e per motivi diversi in un periodo in cui gli ebrei erano i reietti della società. Ma già da questa prima essenziale parte del libro riuscirete a farvi qualche risata.
Ogni versione di Ferguson è comica e di compagnia a modo suo. Negli anni dell’infanzia e della “scuola dell’obbligo” ci sono scene dolci e simpatiche, che fanno affezionare tantissimo al personaggio. Questa parte del libro l’ho letteralmente divorata, sempre più curiosa di sapere come sarebbe evoluto questo personaggio.
I primi anni dell’università, soprattutto quello della versione di Ferguson più attaccato ai suoi ideali politici, mi hanno fatto un po’ tentennare. Come penso la maggior parte dei lettori, la descrizione della situazione politica in America negli anni ‘60, per quanto interessante, poteva essere nettamente abbreviata: non credo a nessuno interessasse un escursus di pagine e pagine sulle rivolte alla Columbia University. In aggiunta, questa versione del nostro caro Ferguson è marginalmente coinvolto perché già sta pensando di distaccarsi. Poteva essere più corta questa parte? Decisamente.
Tutto arriva ad essere spiegato (non me lo aspettavo!) alla fine del libro, ma anche qui, l’ultima versione di Ferguson, IL Ferguson dei Ferguson, ci perdiamo in discorsi politici dell’America degli anni 70. Ci serviva, di nuovo, probabilmente no.
L’unica nota che mi ha fatto tentennare veramente, è appunto il finale della storia di Ferguson number 4… A questo punto, avrei voluto qualcosa di più.