A review by edocrave
The Crippled God by Steven Erikson

dark emotional hopeful sad tense medium-paced
  • Plot- or character-driven? A mix
  • Strong character development? It's complicated
  • Loveable characters? Yes
  • Diverse cast of characters? Yes
  • Flaws of characters a main focus? Yes

5.0

Uno dei finali più catartici che abbia mai letto, Il Dio Storpio è l'ultimo libro della saga del "Libro Malazan dei Caduti", e offre una epica conclusione ad una saga che ormai mi sento di aggiungere alle più belle storie fantasy mai scritte. Il Dio Storpio non solo offre epiche battaglie, ma anche esplorazione tematica come non se ne erano mai viste nella saga (a parte per forse I Segugi Dell'Ombra) e alcuni dei momenti più devastanti che abbia mai letto a livello emotivo.

Emozioni

Lei restò immobile, come scolpita nel marmo, una figura che piangeva polvere – ma no, quella sensazione proveniva dal profondo della sua anima, come se lui avesse trovato in uno specchio il riflesso della donna indefinita innanzi a lui, e in quel riflesso un migliaio di verità nascoste. Lei tornò a guardarlo, gli occhi inghiottiti dall’ombra dell’elmo.

La capacità di Erickson nel comunicare delle emozioni profondissime soltanto con una descrizione dell'aspetto esteriore dei personaggi è veramente incredibile, unisce immaginario evocativo e miticizzante con sentimenti profondamente umani, senza mai descrivere le emozioni stesse ma soltanto la reazione del personaggio ad esse in maniera talmente vivida sulla pagina che fa commuovere solo a leggerla.

 Quando la voce le venne meno, tutti videro il grido proseguire nel suo viso contorto. Silenziosa, ora, non diede nulla al cielo, e in quel nulla c’era tutto

Aggiunto

Sicuramente per me una delle cose che ho adorato di questo libro è il modo di Erickson di caratterizzare in modo eccezionale un personaggio complesso come l'Aggiunto Tavore Paran senza mai utilizzare il suo POV, ma soltanto tramite ciò che offre agli altri, che siano parole o gesti, e ciò che gli altri pensano di lei. Ed è veramente incredibile come Erickson sia riuscito a farlo bene, dato che questa sua scelta rispecchia sia lo stesso personaggio di Tavore ma anche la tematica principale del libro, che quindi si completano l'un con l'altro fino ad annullare la distinzione tra esplorazione tematica e caratterizzazione.

 «Non dite nulla. Siamo mura di silenzio, voi e io. Il perfetto riflesso di chi abbiamo di fronte, e ci siamo guardati in faccia abbastanza a lungo. «Il significato nel nostro silenzio non è cosa che riguardi il nemico».
- Tavore Paran

Nonostante tutta la complessità delle motivazioni e del personaggio stesso di Tavore, Erickson riesce comunque a creare un coinvolgimento emotivo nel lettore che non era mai stato così forte nei suoi confronti negli altri libri della saga, questo perchè al contrario degli altri libri dove l'Aggiunto era una figura vista da lontano per la maggior parte del tempo, qui invece grazie all'intelligente setup occorso nello scorso libro ci riusciamo ad avvicinare, quasi scostando il velo che separa lettore e personaggio abbastanza da vedere uno spiraglio di luce subito nascosto dalla mano abile dell'autore.

Conclusione

Il Dio Storpio offre tutto ciò che il finale di una saga così lunga dovrebbe offrire e anche di più, tra battaglie campali per il destino del mondo Erickson si destreggia in maniera magistrale aggiungendo esplorazione tematica e caratterizzazione dei personaggi come se andassero a braccetto, sfruttando anche la lunghezza della serie complessiva riesce a non risultare mai noioso o pesante ma anzi è quasi una corsa contro il tempo per far dire ai personaggi tutto ciò che hanno bisogno di dire prima della loro probabile inclusione in un Libro Malazan dei Caduti

E ora la pagina davanti a noi appare sfocata. 
È finita un’epoca. Il libro deve chiudersi.
Siamo abbandonati alla storia.
Si leva alto, per l’ultima volta, il logoro stendardo dei Caduti.

Osservando attraverso la coltre di fumo si vedono le macchie scure sul tessuto.
È il sangue delle nostre vite, è il tributo versato per le nostre azioni, che presto saranno dimenticate. Non siamo mai stati ciò che la gente potrebbe essere.
Siamo stati solo quello che siamo stati.

Ricordatevi di noi